Renzi affronta i primi veri problemi. Nel Pd e fuori lo avvertono come ha già fatto Letta: se tiri la corda spezzi tutto

Renzi affronta i primi veri problemi. Nel Pd e fuori lo avvertono come ha già fatto Letta: se tiri la corda spezzi tutto

La linea Renzi ha già fatto venire fuori i primi avversari. Non piace ad una parte del Pd e non piace al resto della maggioranza che sostiene il Governo di Enrico Letta. Soprattutto non piace l’annunciata decisione di andare ad incontrare Silvio Berlusconi prima della riunione della Direzione del Pd riconvocata lunedì 20 Gennaio e dedicata alla riforma della legge elettorale. Il capo di Forza Italia, insomma, continua a costituire il pomo della discordia. Ma é davvero questo il punto?

Il fatto é che sia Silvio Berlusconi, sia Matteo Renzi, sulla carta i capi dei due partiti principali e più grandi, sono stati completamente spiazzati dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il “porcellum” con tutti i suoi perversi meccanismi di premio a favore dei più forti. Oggi siamo in pieno proporzionale e la cosa non dispiace ai più piccoli. Come non spiace a Grillo ed alla Lega.

Ma come? Si sono chiesti per prima quelli del Nuovo Centro destra che, per mantenere in vita il Governo Letta, hanno abbandonato Berlusconi. Vai ad incontrarlo e, poi, magari ci fai trovare di fronte al fatto compiuto di un accordo con lui in materia elettorale ? E’ stato lo stesso ragionamento di Scelta Civica e del troncone da essa generato di Per l’Italia di Mauro ed altri che guardano al mondo cattolico democratico.

Così,  i tre gruppi che compongono maggioranza e Governo prendono carta e penna ed avvertono Renzi, Letta e Napolitano che sulle riforme e sulla legge elettorale loro vogliono che si giunga ad un accordo di maggioranza sulla cui base si vada, poi, al confronto con le opposizioni.

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Ma questo non è l’unico problema di Renzi all’indomani della sua prima esperienza da Segretario alla guida della Direzione. La componente interna che si collega alla precedente esperienza di Pierluigi Bersani lo avverte con una certa decisione: stai mettendo a rischio il Governo con la tua voglia di confrontarti  con Berlusconi.

Qualcuno in Parlamento è corso con la mente al Novembre del 2007 quando Veltroni volle rompere gli indugi e si disinteressò degli alleati che consentivano l’esistenza della coalizione di Romano Prodi ed impose al Pd un confronto solitario con Silvio Berlusconi. Il successivo 24 gennaio 2008 cadde l’esecutivo del Professore e qualche mese dopo Silvio Berlusconi rientrò trionfante a Palazzo Chigi nel momento in cui era stato dato per morto definitivamente.

Ovviamente,  il Sindaco di Firenze farebbe gli scongiuri a chi si azzardasse a fargli chiaramente un paragone di tal fatta, ma è certo che Enrico Letta gli ha comunque detto di stare attento: se tiri la corda si rompe tutto. Forse, dopo il Governo, potrebbe finire per rompersi il Pd. Con un dubbio non di poco conto: i parlamentari democratici con chi si schiererebbero?

Matteo Renzi ha poche ore a disposizione per rattoppare la situazione. Se sa già cosa fare dopo che si sarà rotto il giocattolo andrà avanti per la sua strada. Se non lo sa,  dirà che non era sua intenzione escludere nessuno e dovrà ridimensionare l’importanza dell’incontro con Berlusconi. Già ha messo le mani avanti: “cercano di fermarmi”. Lo ha scritto in un “twitt” che messo così non scioglie i dilemmi che invece deve risolvere in queste ore.

Giancarlo Infante