Concordia due anni dopo: alle 21,42 del 13 gennaio 2012 l’ammiraglia della Costa urtò gli scogli delle Scole all’ingresso del Giglio. 32 i morti nel disastro. Il gigante da crociera è ancora nell’isola almeno fino all’inizio dell’estate

Concordia due anni dopo: alle 21,42 del 13 gennaio 2012 l’ammiraglia della Costa urtò gli scogli delle Scole all’ingresso del Giglio. 32 i morti nel disastro. Il gigante da crociera è ancora nell’isola almeno fino all’inizio dell’estate

Isola del Giglio, ore 21,42 del 13 gennaio 2012. Il mar Tirreno è eccezionalmente calmo, un vero e proprio olio. Nel cielo buio e senza nuvole risplendono con forza le stelle non offuscate dall’inquinamento luminoso pressoché inesistente d’inverno sull’Argentario e sull’intero arcipelago toscano. La Concordia, ammiraglia della Costa salpata un paio d’ore prima da Civitavecchia destinazione Savona con a 4229 persone a bordo, dei quali 3216 passeggeri e 1013 componenti l’equipaggio, illuminata a festa scivola lenta sull’acqua in direzione Giglio Porto avvicinandosi alla costa.

1a412 concordiaLa plancia di comando è affollata anche da chi non è impegnato nel governo della nave. Capitan Schettino ha appena impartito l’ultimo ordine sulla rotta da seguire per offrire in omaggio all’isola il tradizionale “inchino” col suo maestoso “passaggio ravvicinato” a poche decine di metri dalle case con le finestre illuminate, ma la Concordia stavolta azzarda troppo e urta violentemente lo scoglio delle Scole.

E’ tragedia. Il più terribile quanto assurdo disastro che abbia mai colpito la marineria mercantile italiana, Andrea Doria a parte, e in bel altre e diverse condizioni. In poco tempo moriranno 32 persone, e il terrore e la confusione che coinvolge passeggeri ed equipaggio 1a401 concordiain cerca della salvezza è indescrivibile, totale. Un caos che per molti versi contagia e rende più difficile l’opera dei molti soccorritori. Il corpo di una delle vittime, ad oggi non recuperato, dovrebbe giacere ancora nei ponti bassi della nave.

La Costa Concordia, ferita a morte, si adagiò così su un fianco, come un grosso cetaceo. Lì sulle coste del Giglio è ancora visibile il relitto dell’imbarcazione in attesa della definitiva rimozione che, secondo le previsioni dovrebbe avvenire non prima della prossima estate. L’impatto violento aveva prodotto una falla di 70 metri sul lato sinistro. Un azzardo di chi la comandava l’aver condotto un nave così grande, 114.137 mila tonnellate di 1a402 concordiastazza lorda, tanto vicino all’Isola, su un fondale troppo basso per una nave da crociera come quella.

I racconti di Ciò che accadde in quella notte si intrecciano tra loro in una terrificante sequenza di drammi e di paure. La Concordia presto cominciò rapidamente a inclinarsi e solo la presenza di un scalino di roccia evitò al gigante del mare di precipitare a 50 metri sotto acqua, mentre a bordo il black out elettrico rendeva difficili le operazioni.

L’inizio di 27 drammatici minuti durante i quali i passeggeri furono addirittura invitati a rimanere in cabina. Solo alle 22.58 arrivò l’ordine di abbandonare la nave. Fortunatamente alcuni membri dell’equipaggio già alle 22 e 45 avevano dato inizio alle operazioni di salvataggio. Un vero e proprio incubo conclusosi solo 1a407 concordiaverso l’1,30, senza Schettino che troppo presto aveva abbandonato la sua nave.

Subito dopo il naufragio il comandante Francesco Schettino fu arrestato con la pesante accusa di naufragio, omicidio colposo e plurimo e abbandono di nave in pericolo, ma presto gli furono concessi i domiciliari. Poi, a Grosseto comincia il processo per il naufragio, ancora in corso, allo scopo di accertare le responsabilità del disastro, col comandante sempre nell’occhio del ciclone.

Nel frattempo, il gigante del mare, a prezzo di un’operazione senza precedenti, è stato “raddrizzato”. Ancora una serie di interventi, e per giugno prossimo la Concordia, trainata da rimorchiatori, dovrebbe cominciare il suo ultimo viaggio verso la demolizione. Per dove, ancora non è stato reso noto.

Enrico Barone