Sette arresti a Roma per il traffico di rifiuti. Tra questi il proprietario della discarica di Malagrotta Manlio Cerroni e l’esponente del Psi del Lazio Bruno Landi. Indagato l’ex Presidente della regione Marrazzo

Sette arresti a Roma per il traffico di rifiuti. Tra questi il proprietario della discarica di Malagrotta Manlio Cerroni e l’esponente del Psi del Lazio Bruno Landi. Indagato l’ex Presidente della regione Marrazzo

Per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e truffa sette persone sono fnite in manette. Gli arrestati, tutti ai domiciliari, sono l’avvocato Manlio Cerroni, considerato il “re della monnezza”, proprietario dell’area della famigerata discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa e chiusa in via definitiva il 1 ottobre 2013, e di numerose altre aere di raccolta dei rifiuti, l’ex Presidente del Lazio per il Psi Bruno Landi, Luca Fegatelli, fino al 2010 capo della direzione regionale energia e poi nominato dalla presidente Polverini a capo dipartimento Territorio della Regione. Vi sono poi il manager Francesco Rando, l’imprenditore Piero Gioi, Raniero De Filippis, attualmente responsabile della Direzione Infrastrutture Ambiente e politiche abitative e, infine,  Pino Sicignano, Direttore della discarica di Albano. Altri 14 gli indagati, tra cui l’ex Presidente della regione Piero Marrazzo.

1abbb992I provvedimenti di custodia cautelare sono stati firmati dal Gip di Roma, su richiesta della Procura, a seguito di indagini condotte dai carabinieri del Gruppo Operativo Ecologico (Noe) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, meglio noto, col soprannome di “Ultimo”, per aver catturato nel 1992 Totò Riina. Poste sotto sequestro le per un valore di 18 milioni di euro le società Giovi e Pontina ambiente, riconducibili al proprietario di Malagrotta.

Per l’avvocato Cerroni, vero e indiscusso boss dei rifiuti, all’inizio del 2013 era stato già chiesto il rinvio a giudizio a seguito di un’inchiesta in cui era gravemente indiziato, assieme ad altre persone tra dipendenti della Regione Lazio e funzionari dell’Arpa Lazio (Associazione Regionale Protezione Ambientale), di associazione a delinquere, estorsione, truffa e traffico illecito di rifiuti.

Sarebbero comunque 21 le persone coinvolte dall’inchiesta. Tra queste pure l’ex Governatore della 1abbb998Regione Lazio, Piero Marrazzo, indagato per abuso d’ufficio e falso, assieme a Cerroni, dominus del consorzio Coema, al legale dello stesso Avilio Presutti, e a Fegatelli. Nel mirino degli inquirenti un’ordinanza del 22 ottobre 2008 con cui si ordinava alla Coema di avviare le attività per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Albano Laziale. Un’ordinanza illegittima, in quanto il Commissario Straordinario aveva cessato i suoi poteri il 30 giugno di quell’anno e il presidente della Regione quando dispose formalmente quell’ordinanza non ne aveva più la competenza.

Si è appreso che i magistrati della Procura di roma hanno riunito quattro filoni dell’inchiesta romana sui rifiuti in un unico procedimento. I provvedimenti restrittivi delle libertà disposti oggi sarebbero originati da 1abbb993gravi irregolarità emerse nella gestione dell’impianto di raccolta e trattamento rifiuti di Albano Laziale, nella costruzione dell’impianto di termovalorizzatore sempre ad Albano Laziale e per quanto riguarda la realizzazione di un invaso per una nuova discarica a Monti dell’Ortaccio. Oltre alle questioni legata alle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti e alle ordinanze regionali sullo smaltimento dei rifiuti nei Comuni di Anzio e Nettuno.

Sulla realizzazione dell’invaso in località Monti dell’Ortaccio, secondo i giudici il gruppo Cerroni operò “simulando l’esistenza di titoli autorizzativi di fatto inesistenti”. Un’operazione, come sarebbe stato accertato, che, “ha generato un profitto per le casse della società Giovi stimato in non meno di 8 milioni di euro”.

1abbb1001Inoltre, sempre secondo gli inquirenti, “gli scavi venivano condotti al punto di abbassare la quota di fondo di scavo della cava Monti del Lumacaro”, che è un’area adiacente a Monti dell’Ortaccio, al di sotto dei limiti consentiti, provocando così “la illecita deviazione della falda acquifera sotterranea, appartenente al demanio idrico, e la creazione di un laghetto artificiale”. Il tutto, come rileva il Gip, alterando le fotografie a supporto della documentazione.

Inoltre, tonnellate e tonnellate di rifiuti destinati alla differenziata ma mai trattati finivano invece nella discarica di Malagrotta, nonostante la proprietà dell’impianto di differenziazione incassasse diversi milioni di euro. Di fatto un colossale business alimentato dalle fittizie continue emergenze dichiarate per Malagrotta che permettevano altri considerevoli illeciti guadagni 1abbb995ottenuti anche dalla ricerca di nuovi siti per lo stoccaggio delle immondizie.

Tutti episodi di “inaudita gravità”, come sottolineano i giudici nel’ordinanza di 400 pagine, a partire almeno dal 2008, dovuti per volere una struttura verticistica parallela alle gestioni delle società del Gruppo Cerroni, con a capo lo stesso avvocato Manlio chiamato “Supremo” dagli altri indagati e subito sotto di lui Bruno Landi. Un’organizzazione creata al fine di realizzare e mantenere il monopolio della gestione dei rifiuti solidi urbani.

Riccardo Marini