Renzi non si presta a fare il “grimaldello” per scardinare il Governo Letta. Del resto, la sua situazione non é facile dopo la sentenza della Consulta

Renzi non si presta a fare il “grimaldello” per scardinare il Governo Letta. Del resto, la sua situazione non é facile dopo la sentenza della Consulta

Fatta la prima conferenza stampa dopo la vittoria delle primarie per la segreteria del Pd, Matteo Renzi, è andato a Palazzo Chigi per incontrare Enrico Letta. Un lungo colloquio di un’ora  che pare, raccontano i bene informati, sia stato molto fruttuoso. Chi puntava su un Renzi “grimaldello” per scardinare il Governo Letta resta deluso, almeno per il momento. I motivi sono ovvi. Intanto, Renzi è diventato il Segretario del Partito Democratico, ma non ne è il padrone assoluto.

E’ il primo a sapere benissimo che entrambi i gruppi parlamentari di Camera e Senato sono composti da gente che in maggioranza non solo non l’ha votato, ma addirittura gli ha fatto campagna elettorale contro.  Renzi sa anche di non godere molta simpatia in tutti gli ambienti del suo stesso partito, come del resto hanno dimostrato le recenti votazioni interne,  e di non poter contare su di un buon numero di  segretari provinciali e, quindi, su gran parte della struttura del Pd. Ha bisogno di tempo.

Il Sindaco di Firenze sa pure che non può certo permettersi il lusso di far cadere il Governo di Enrico Letta il quale gode del pieno sostegno del Presidente della Repubblica e della stima di gran parte del sistema politico e finanziario europeo ed internazionale.

Sa, infine, e questo é sicuramente il dato più condizionate per lui, che la recente sentenza della Corte Costituzionale ha profondamente messo in crisi anche la sua strategia politica e di comunicazione. Venendo a mancare il cosiddetto “porcellum”, e scomparendo i famosi premi di maggioranza, è più probabile, infatti, che i futuri sviluppi  cospirino per costringere i partiti a riprendere l’esperienza delle “larghe intese”piuttosto che quella della tradizionale contrapposizione tra centro destra e centro sinistra su cui si é basata anche la capacità di richiamo di Matteo Renzi.

renzi discorso 1

Lo slogan “con Renzi si vince e si batte Berlusconi”ripetuto sulla stampa italiana vicina al Pd per mesi e mesi, slogan che tanto ha contribuito a fargli raggiungere i risultati odierni, potrebbe rivelarsi non più confacente con i tempi se non si andasse verso una riforma elettorale in grado di riproporre lo stesso schema del muro contro muro imposto a tutti i confronti elettorali degli ultimi venti anni.

In questo momento tutto è possibile perché la Corte non ha provveduto a disegnare un nuovo sistema di voto.  Ha dovuto limitarsi, così come è suo dovere fare, solo a cassare due punti della precedente legge “porcata”, come l’ha definita il suo stesso ideatore, Roberto Calderoli. E’ come, però, se l’eliminazione dei due punti giudicati anticostituzionali, premio di maggioranza e mancanza delle preferenze, di colpo, ci facesse tornare al sistema elettorale della cosiddetta “prima Repubblica”. Quel proporzionale che, forse anche giustamente, consentiva ad ognuno di trovare in termini di seggi del Parlamento quello che, davvero, l’elettorato voleva dargli.

Per Matteo Renzi, così, la nuova legge elettorale non è una cosa di poco conto e diventa un impegno davvero prioritario. A lui, in particolare,  le nuove regole potrebbero assicurare un grande successo e, quasi sicuramente, anche spianare la strada per Palazzo Chigi. Oppure, al contrario, rivelarsi fonte di tanti grattacapi. A partire da quello di doversi mettere a condurre estenuanti trattative, prima, nel suo partito e, poi, con gli altri partiti.

Renzi é costretto, e su questa strada l’ha invitato esplicitamente anche il “vecchio” Romano Prodi, a prendere tempo e a manovrare affinché, a partire dai suoi stessi gruppi parlamentari,  il Parlamento finisca per assecondarlo almeno in parte su di una ipotesi di riforma. Insomma,  prima o poi, Renzi dovrà dimostrare di avere non solo intenzioni e progetti da rottamatore, ma anche la stoffa del fine diplomatico!

Giancarlo Infante