Il caso dell’aborto di una donna nel Michigan riaccende la polemica sugli ospedali cattolici negli Stati Uniti

Il caso dell’aborto di una donna nel Michigan riaccende la polemica sugli ospedali cattolici negli Stati Uniti

La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti citata in tribunale perché non consente pratiche abortive all’interno delle strutture ospedaliere cattoliche negli Usa.  Una donna del Michigan, Tamesha Means, è stata ricoverata nell’Ospedale della sua contea, l’unico presente, che è gestito da un’associazione cattolica con la rottura delle acque quando era  a 18 settimane di gravidanza. Secondo la denuncia presentata per conto della donna dall’associazione “American Civil Liberties Union” i medici, che agiscono secondo le direttive dei vescovi non hanno informato la signora che il suo feto non aveva alcuna possibilità di sopravvivere e che meglio sarebbe stato praticare un aborto. Altri due ricoveri si sono ulteriormente resi necessari fino a quando l’aborto non è avvenuto naturalmente.

Secondo l’associazione dei diritti civili intervenuta per conto della signora Means le direttive dei vescovi cattolici si scontrano con il dovere di un ospedale di fornire assistenza alle donne incinte in difficoltà.

Il caso sta richiamando un certo interesse  perché la signora mezzi non ha citato in giudizio l’ospedale per negligenza medica, ma direttamente la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti da cui dipende circa il 15 per cento dei posti letto negli ospedali di tutti gli Usa e che è solita intervenire anche severamente in casi di violazione delle norme dettate in materia. L’ultimo caso fu registrato nel 2010, allorquando la diocesi di Phoenix punì una suora e ritirato il proprio patrocinio ad un ospedale locale dopo che i medici avevano eseguito un aborto per quello che loro valutarono un intervento di emergenza.

Joseph Kurtz

Sull’ultimo caso è intervenuto l’arcivescovo Joseph Kurtz, il quale ha precisato che le direttive religiose non incoraggiano affatto la fornitura di trattamenti medici scadenti ed ha giudicato la polemica in corso  come un attacco alla libertà religiosa.

John De Giorgi