La vittoria di Letta al Senato apre una fase nuova dopo vent’anni. Ampia la maggioranza sul voto di fiducia: 171 a 135. Forza Italia nasce e finisce subito all’opposizione

La  vittoria di Letta al Senato apre una fase nuova dopo vent’anni. Ampia la maggioranza sul voto di fiducia: 171 a 135. Forza Italia nasce e finisce subito all’opposizione

Il Senato approva. Il Governo di Enrico Letta supera alla grande la prima prova di quello che può essere considerato il primo impegno parlamentare nel cosiddetto “dopo Berlusconi”. Letta aveva bisogno di 154 voti e, invece, se ne è ritrovati 171. I contrari sono stati 135.

Un dato fortemente incoraggiante per Letta e molto sconfortante per il capo di Forza Italia. Il gruppo di Alfano tiene e il Governo può contare su una maggioranza a Palazzo Madama che va al di là di quei due, tre voti che hanno reso problematica, negli ultimi venti anni, l’esistenza dei  pochissimi e brevi governi non a guida Silvio Berlusconi.

Forza Italia prova a forzare la situazione e ne esce sconfitta. Un brutto viatico per la nuova votazione che, sempre al Senato, vedrà di scena l’oramai annosa questione della decadenza di Silvio Berlusconi.

La prova di fiducia superata da Enrico Letta spiega la crescente sicurezza che ha sembrato animare i suoi ultimi atteggiamenti, così come la determinazione con cui il gruppo dei cosiddetti “secessionisti” del Centro destra, Alfano, Quagliariello, Cicchitto e Formigoni, sono andati avanti senza tentennamento. Chi si aspettava che nel neonato gruppo dei 30 senatori del Nuovo Centrodestra, coloro che hanno abbandonato Berlusconi, potessero verificarsi dei ripensamenti ha ricevuto la risposta adeguata.

brunetta romani

Forza Italia ha provato prima del voto, con i due capigruppo alla Camera ed al Senato, Brunetta e Romani, un’ultimo disperato tentativo per impedire che ci fosse il voto di fiducia destinato a vanificare l’ultimo degli sforzi fatti da Berlusconi di condizionare il Parlamento,  anche forte del fatto di partecipare ad una maggioranza che lui aveva voluto. Renato Brunetta, infatti, ha chiesto che Enrico Letta si recasse dimissionario al Quirinale. Cosa che avrebbe aperto una crisi e, persino, nelle ardite speranze di Forza Italia, portato alla possibile sospensione anche del voto sulla decadenza di Berlusconi.

Letta é,  sì, salito dal Presidente della Repubblica, non appena rientrato da Trieste, dopo aver partecipato al vertice con Vladimir Putin. Ma il progetto di Forza Italia é stato sventato immediatamente da Giorgio Napolitano che ha subito chiarito: non c’é bisogno, la verifica di Governo arriva subito con il voto sulla fiducia alla Legge di Stabilità. Così é stato!

Del resto,  allo stato attuale, alla Camera,  i problemi del Governo sono ancora minori visto che é il Pd, da solo, ad avere una più che ampia maggioranza.

Adesso si apre una vicenda del tutto nuova nella politica italiana. Dopo anni condizionati dalla incombente figura di Silvio Berlusconi diverse dinamiche si determineranno, anche in relazione ai fermenti esistenti dentro il Pd, tra i gruppi del centro, come Scelta Civica e, soprattutto, nel Centro destra.

Quagliariello, il vero “cervello” della “secessione”,  dice chiaramente che il voto al Senato costituisce solamente il primo impegno verso la creazione di un nuovo Centro destra contrario ad ogni  salto nel buio ed intenzionato ad assicurare  la governabilità. Non é un caso che Nuovo Centrodestra sia proprio questo  il nome scelto per la neonata formazione presentata l’altro giorno da Alfano e Lupi.

Questo nuovo gruppo voterà contro la decadenza di Silvio Berlusconi al Senato, ma non si recherà in Via del Plebiscito, sotto

berslusconi lacrime

casa di Berlusconi,  per partecipare alla manifestazione di piazza organizzata per esprimere solidarietà al capo di Forza Italia in procinto di perdere il suo seggio di senatore e, soprattutto, preoccupato per le conseguenze giudiziarie  cui sarà esposto a partire da quel momento.

La fredda fine di Novembre di questi giorni, forse, sarà dunque ricordata come un momento di svolta, se non nella Storia,  almeno nella cronaca degli ultimi decenni.

Giancarlo Infante