Nessuno vuole a casa propria lo smaltimento delle armi chimiche dei siriani. Si dovrà fare tutto in mezzo al mare. Quale?

Nessuno vuole a casa propria lo smaltimento delle armi chimiche dei siriani. Si dovrà fare tutto in mezzo al mare. Quale?

Tutto il mondo voleva che la Siria eliminasse il proprio arsenale chimico. Siamo stati in procinto persino di attaccare Damasco e a far scatenare un possibile conflitto in Medio Oriente perché l’esercito siriano consegnasse le sue bombe al sarin o al cosiddetto gas mostarda.  Quelle sostanze purtroppo utilizzate a danno anche dalla popolazione civile, come é accaduto nel corso del conflitto ancora feroce tra le truppe siriane e gli insorti.

L’ultima volta sono state utilizzate ai sobborghi di Damasco, nello scorso Agosto. Gli ispettori dell’Onu erano appena giunti per indagare su tre possibili precedenti uso di gas nocivi nel corso degli scontri che hanno di fatto distrutto la Siria. I ribelli dicono che sarebbe stato l’esercito ufficiale. Le autorità di Damasco danno la colpa agli insorti.

Una volta, però, che Bashar al-Assad ha ceduto ed ha aperto i depositi dei suoi pericolosissimi proiettili velenosi, nessuno è disposto a prenderseli in carico per consentire ai tecnici dell’Opcw- l’Organizzazione per il controllo delle armi chimiche- che ha sede in Olanda, di procedere alla loro eliminazione.

E’ chiaro che le armi di distruzione di massa fanno paura a tutti e che devono essere maneggiate con cura. Evidentemente, però, tutti cercano di non maneggiarle affatto e sperano che siano altri  ad occuparsene.

Nessuno in Europa ha risposto all’appello degli americani affinché si prendesse questa grana. Sono stati cercate varie soluzioni. Tutti hanno detto di no. Gli ultimi sono stati il Belgio, la Norvegia e l’Albania. Il Governo di Tirana si è fatto scudo dietro le forti proteste anti occidentali  ed anti Nato organizzate in piazza non appena si é sparsa la notizia che ci potesse essere la possibilità che la terra dell’aquile divenisse anche la terra dello smaltimento di ogive chimiche.

Il nostro vicino mediterraneo era stato scelto anche perché é stato uno dei primi paesi ex comunisti a distruggere senza problemi l’arsenale chimico militare allestito nel corso della lunga egemonia del Partito comunista albanese che é sempre stato uno dei più militarizzati ed ostile all’Occidente.

Manifestazioni in Albania

Manifestazioni in Albania

Probabilmente  nessuno ha pensato all’Italia viste le nostre evidente storiche carenze nello smaltimento dei rifiuti e l’immediata,  istintiva risposta “no” ad ogni ipotesi di creazione di una discarica o di un termovalorizzatore in qualche parte del Paese. Figurarsi se si dovesse smaltire qualche bomba chimica.

In realtà, si tratta di oltre 1300 tonnellate di prodotti altamente pericolosi. Sia quelli presenti nei proiettili e nelle bombe già pronte  all’uso, sia quelli ancora allo stato di prodotti base da utilizzare nelle ogive vere e proprie.

Se nessun paese vuole ospitare gli esperti dell’Onu incaricati dello smaltimento dell’arsenale siriano, si sta cercando una soluzione alternativa. Si tratterebbe di effettuare questa lunga e complessa operazione in mare. O meglio, su una o più navi appositamente attrezzate o con apposti forni, la cui temperatura deve essere superiore ai 2000 gradi, oppure diluendo tutte quelle sostanze che possono essere sottoposte a questo tipo di trattamento per perdere la loro pericolosità.

Le operazioni di eliminazione dell’arsenale chimico siriano dovrebbero iniziare entro la fine del prossimo Dicembre e concludersi in due fasi. La prima entro la prima metà di Marzo 2014, la seconda tre mesi più tardi, prima dell’estate. Nessuno ha ancora detto, però, quale sia il “mare” sulle cui onde si cullerà la nave, o le navi, utilizzate alla bisogna. E’ molto probabile che si tratti del Mediterraneo, le cui coste sono a pochi minuti di macchina dai depositi chimici di al-Assad.

A noi italiani, come le centinaia di milioni di abitanti sparsi lungo la riva del Mediterraneo, resta solo da sperare che sia scelto un tratto di mare tranquillo e mezzi navali adatti a reggere bene i marosi per tutto il tempo necessario a chiudere la delicata operazione.

John De Giorgi