La Turchia abbatte elicottero siriano. 40 insorti uccisi dalle truppe di Damasco. Guerra su tutti i fronti in Siria. Anche tra i gruppi degli insorti

La Turchia abbatte elicottero siriano. 40 insorti uccisi dalle truppe di Damasco. Guerra su tutti i fronti in Siria. Anche tra i gruppi degli insorti

Un elicotteri delle truppe siriane è stato abbattuto da un jet turco perché avrebbe violato lo spazio aereo della Turchia. I due piloti lanciatisi con il paracaduta sarebbero stati uccisi dagli insorti siriani una volta toccato terra in una zona controllata dai rivoltosi. La guerra non si ferma in Siria mentre la diplomazia continua con il proprio lavoro al palazzo di vetro dell’Onu a New York. Altre notizie, infatti, continuano a giungere dai campi di battaglia.

40 insorti che combattono contro l’esercito regolare siriano tra le cittadine di Maalula e Al Sarkha, nella provincia di Damasco sono sati uccisi dalle forze governative. La notizia é diffusa dall’agenzia ufficiale siriana Sana che definisce “terroristi” le vittime. Si ignorano altri dettagli sull’accaduto.

Maalula é un’cittadina cristiana al nord della capitale diventata drammaticamente famosa nei giorni scorsi. Con altri due villaggi vicini, in una zona montagnosa, abitata prevalentemente da cristiani ortodossi, é famosa perché qui si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù e per numerosi antichi monasteri greco-cattolici.

Questa zona è da diversi giorni teatro di combattimenti tra le truppe governative e le forze ribelli tra cui predominano i gruppi jihadisti violentemente anticristiani. Il centro, un tempo abitato da circa cinquemila persone, è stato ceduto e ripreso dalle truppe di Damasco più volte.

Maalula

Maalula


Maalula é stata un pò presa a simbolo da coloro che vogliono dimostrare come non siano solamente le truppe di Damasco a compiere brutalità e violenze. A Maalula, infatti, in occasione della prima conquista della cittadina da parte dei jiadisti, un’intera inerme famiglia di cristiani é stata sterminata.

I combattimenti in corso in questa regione, così come quelli attorno ad Aleppo, la seconda città della Siria, dimostrano che la crisi in questo Paese non si risolve solamente con l’accordo all’Onu sulla questione delle armi chimiche detenute ed utilizzate dal Governo di Damasco. Si ripropone, infatti, la più generale questione di una Conferenza di pace internazionale che, però, da mesi e mesi non si riesce ad organizzare.

Una conferenza più che mai importante anche alla luce di quanto sta avvenendo tra le forze dell’opposizione siriana. Più si delinea, infatti, un quadro internazionale attraverso il quale si punta ad affrontare la crisi sotto il profilo diplomatico, piuttosto che sotto quello militare, e più si avverte la crescente tensione tra i gruppi in combattimento sul territorio contro il Governo di Damasco.

Si tratta di formazioni suddivise a seconda dei loro punti di riferimento interni ed internazionali che quasi mai hanno mostrato la capacità e la volontà di operare congiuntamente ed in vista di una possibile collaborazione nella gestione di un comune futuro nella Siria del dopo Al- Assad.

Insorti Siria

Insorti Siria


Come non esiste un unico fronte politico ed un’unica prospettiva istituzionale da offrire ai siriani, così sul terreno militare ci si trova di fronte ad un reticolo di gruppi, “battaglioni”, “brigate” unite su poco e divise su tutto o quasi.

L’unico loro punto di contatto è assicurato dalla comune fede sunnita. Cosa che li ha fatti schierare, all’indomani della cosiddetta “primavera” araba, contro Bashar al-Assad reo di guidare quella minoritaria famiglia musulmana degli Alawiti che, dopo tanti secoli di ostilità sia con i sunniti, sia con gli sciiti, ha finito per considerarsi parte di quest’ultimo filone islamico.

Le molte formazioni nate, più o meno spontaneamente, nel corso delle violenze di piazza della “primavera” di due anni fa, hanno finito per dipendere dai diversi sostenitori esterni da cui questi gruppi ricevono armamenti e finanziamenti.

Anche la disposizione sul territorio dei combattenti risente non poco delle condizioni determinate dalle vicende storiche dei diversi villaggi, dalle loro suddivisioni tribali, ma soprattutto dalla facilità di ricevere aiuti dall’esterno. Non é un caso che le aree passate sotto il controllo dei rivoltosi siano quelle del nord al confine della Turchia e quelle a ridosso dell’Iraq.

Insorti armati

Insorti armati


La tensione internazionale esplosa con la questione dell’uso delle armi chimiche e l’intenzione espressa dai principali paesi di risolvere la crisi alla radice, sta facendo esplodere le contraddizioni interne al movimento anti Damasco.

I gruppi jihadisti suddivisi tra quelli di provenienza irachena e quelli sostenitori di al-Qaeda, provenienti un po’ da tutti i paesi islamici, temono di finire anch’essi sotto i missili americani ed accusano le fazioni sostenute dai paesi arabi del Golfo di essere strumento dei paesi occidentali.

Il Governo saudita si è riunito espressamente, sotto la presidenza del principe ereditario, Salman bin Abdul Aziz, per ribadire l’appello alla comunità internazionale perché siano adottate “decisioni efficaci” per fermare gli scontri in Siria immediatamente e rafforzare il sostegno all’opposizione in modo di affrontare gli attacchi del Governo di Damasco, ma anche quelli dei “movimenti estremisti che minacciano la sicurezza regionale e internazionale”.

La “guerra” in Siria, insomma, rischia di diventare generale. Lo “Stato islamico dell’Iraq e Levante” (ISIL), gruppo jiadista definito dagli americani “organizzazione terroristica”, ha già minacciato l’intenzione di voler attaccare altri due gruppi ribelli nella città di al-Bab, nel governatorato di Aleppo. Si tratta delle formazioni al-Nasr ed Al-Farouq che combattono sotto la guida del Consiglio militare supremo, sostenuto dai paesi occidentali e dall’Arabia Saudita.

Insorti al-Bab

Insorti al-Bab


In realtà, alcuni scontri si sono già verificati tra queste diverse fazioni. Gli armati del al-Nasr e del Al-Farouq hanno preso d’assalto la sede ISIL, collocata in una scuola, per sfrattare gli avversari che, con la loro presenza, impedivano l’istruzione dei bambini. Il raid ha portato ad un lungo scontro a fuoco tra le due parti e diverse persone sono rimaste ferite.

La situazione non è migliore nella provincia orientale di Deir Ezzor, vicino al confine iracheno, dove altri scontri a fuoco si sono verificati a Bu Kamal tra miliziani jihadisti e quelli della Brigata “Allahu Akbar” , altro un gruppo di opposizione che ha partecipato alla presa della città nel novembre 2012 e che opera nell’ambito del Consiglio militare supremo.

11 morti sono rimasti sul terreno il mese scorso nella provincia nord-orientale di al-Raqqa dove la Isil si è scontrata con il Battaglione “Ahfad al-Rasul” anch’esso riconosciuto dal Consiglio militare ufficiale.

John Balcony