Obama valuta positivamente gli sviluppi della crisi siriana. Però, già si scalda il clima all’Onu tra Francia e Russia

Obama valuta positivamente gli sviluppi della crisi siriana. Però, già si scalda il clima all’Onu tra Francia e Russia

Il Presidente Barack Obama valuta positivamente l’evoluzione in corso della crisi siriana anche se le autorità statunitensi ancora diffidano del regime di Damasco e sono determinate a controllare passo dopo passo i concreti comportamenti di Bashar al-Assad. A partire dal dibattito che si andrà ad organizzare all’Onu perché l’arsenale chimico siriano passi sotto il controllo internazionale.

Un dibattito su cui si preannunciano scontri decisi visto, ad esempio, come la Russia ha già criticato una prima bozza preparata dalla Francia.

Fino a quando la Siria non compirà questo passo, cui è stata forzata dai suoi fidati alleati, Russia ed Iran,e cioé liberarsi delle armi chimiche, Obama sarà sempre pronto a riportare in campo l’opzione militare. Un’opzione che per il Presidente statunitense costituiva, e costituirebbe, un vero e proprio calice amaro da assaggiare.

Obama ha definito la proposta russa “uno sviluppo potenzialmente positivo”, ma nel corso di un’intervista rilasciata CNN si è detto pronto a controllare costantemente se si realizzeranno le condizioni per arrivare ad una soluzione seria ed efficace.

Il Presidente si è detto comunque consapevole che solo con la decisione di mantenere “una minaccia credibile e di una pressione militare adeguata è possibile ottenere un accordo realmente soddisfacente”.

Ministri degli esteri russo e siriano Sergei Lavrov- Walid Moualem

Ministri degli esteri russo e siriano Sergei Lavrov- Walid Moualem

Certo è che l’esito delle convulse trattative delle ultime ore, moltissime svolte al riparo di occhi ed orecchie indiscrete, ha finito per segnare una tappa nuova nel lungo confronto in atto in Siria da due anni e mezzo giunto sull’orlo di una crisi irreparabile. Anche per le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Russia.

Non è escluso che proprio questa irreparabilità abbia portato all’ultimo momento il Presidente Vladimir Putin ad imporsi in maniera perentoria con al-Assad perché accettasse un compromesso onorevole per tutti. Gli ha dato undici ore per decidere ed un’ora, alla fine, per comunicare pubblicamente l’impegno.

Il Presidente Obama, così, non è costretto ad ordinare quell’intervento militare verso cui non è mai stato favorevole nel corso degli ultimi 30 mesi. La Russia e l’Iran escono dall’imbarazzante posizione di dover sostenere un regime oramai isolato da tutto il resto del mondo. Bashar al-Assad conserva ancora tutto intatto quell’arsenale convenzionale che, anche grazie all’appoggio delle milizie Hezbollah, gli ha consentito di recuperare molte zone del Paese perdute nei mesi scorsi.

Gli insorti siriani, pertanto, lamentano che il mancato attacco americano costituisce un cedimento di cui approfitteranno subito le forze governative. Non a caso, i mezzi aerei di al- Assad avrebbero subito ripreso i bombardamenti sospesi dopo il 21 Agosto, giorno in cui furono usati i gas ed uccise 1400 persone nei sobborghi di Damasco.

Jet Siria

Jet Siria

Di fronte al rischio dell’intervento americano, al-Assad, aveva tenuto prudentemente al riparo i suoi jet per evitare che potessero essere abbattuti.

Gli israeliani tacciono. Probabilmente, pur continuando ad essere molto prudenti sulla crisi siriana, sono molto più scettici degli americani sul fatto che sia possibile dimostrare che Damasco consegnerà proprio tutte le armi chimiche di cui é in possesso.

Gli israeliani sospettano che i siriani, soprattutto negli ultimi 15 giorni, abbiano disperso il loro arsenale chimico in modo di difenderlo dagli attacchi promessi da Obama. Secondo l’intelligence di Tel Aviv, se prima le armi chimiche erano distribuite in circa 20 depositi, adesso si pensa che i luoghi di stoccaggio siano saliti almeno a 50. Si pensa anche che gli spostamenti siano avvenuti durante le ultime notti per evitare il controllo satellitare.

Alcuni analisti israeliani indipendenti ritengono che se la situazione andrà evolvendo sulla base dell’accordo imposto ad al-Assad dai russi per Israele sarà un vero e proprio fiasco. A loro avviso, l’asse Iran-Siria-Hezbollah è più forte di prima, mentre Israele è rimasta al palo.

Soldati Hezbollah

Soldati Hezbollah

Il ragionamento è semplice. “Dopo l’utilizzo di grandi quantità di gas velenosi per uccidere centinaia di civili impunemente, Bashar al-Assad- dice una qualificata fonte israeliana- non esiterà ad andare avanti con il suo prossimo obiettivo, la cattura di Aleppo, città più grande della Siria dopo Damasco”.

Per mesi, Israele ha cercato di convincere Washington dell’importanza vitale di mantenere Aleppo fuori dal controllo di al-Assad, perché la conquista di questa città significherà la vera vittoria finale del regime di Damasco e dei suoi alleati, l’Iran, la Russia e gli Hezbollah.

Di contro invece, il Jerusalem Post, riferisce l’opinione di altre fonti israeliane secondo le quali la vicenda siriana si rivela un’ottima cartina tornasole dell’atteggiamento da tenere con l’Iran in materia di armamenti nucleare.

Questi altri funzionari di Gerusalemme hanno detto a Radio Israele che, mentre restavano scettici della volontà della Siria di consegnare il proprio arsenale di armi chimiche, nella speranza di scongiurare un attacco militare degli Stati Uniti, la soluzione escogitata costituisce la prova che una vera e propria minaccia militare consente di raggiungere dei risultati. In poche parole, un esempio da seguire anche nei confronti degli iraniani.

Contro i gas

Contro i gas

Ci si trova di fronte, insomma, ad un giudizio del tutto diverso su quella che sembrerebbe essere la soluzione dell’attuale crisi. Forse a conferma che la situazione del Medio oriente è diventata così complicata da giustificare la contemporanea esistenza di più giudizi e la validità di più opzioni.

In Israele, però, secondo il Jerusalem Post , si è convinti che Washington persegua la speranza di poter risolvere l’impasse iraniano attraverso la diplomazia. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, si sostiene, sarebbe desideroso di ” voltare pagina ” nelle relazioni con l’Iran ed il suo nuovo Presidente,Hassan Rouhani.

In questo senso, viene citato il quotidiano panarabo Al-Hayat secondo il quale Barack Obama avrebbe mandato un messaggio al regime di Teheran attraverso il sovrano di Oman , il sultano Qaboos bin Said Al Said, che pochi giorni fa è stato ricevuto a Teheran. La richiesta americana è che l’Iran dimostri concretamente di voler migliorare i rapporti con l’Occidente.

John Balcony