Figlio di 3 giovani fisici: innovativo “touch screen” che parla italiano è semplice, resistente, flessibile, economico

Figlio di 3 giovani fisici:  innovativo “touch screen” che parla italiano  è semplice, resistente, flessibile, economico

La rivoluzione “touch screen”, ovvero lo schermo di terza generazione, viene dall’Italia. Uno schermo intelligente, flessibile, sensibile alla pressione delle dita e magari, chissà forse in in futuro non lontano, anche al tipo della pelle o alle stesse impronte digitali. Un percorso intenso ma veloce, perfettamente in linea con la “tempestica elettronica”, ideato e messo a punto tra l’Università Sant’Anna di Pisa e i tavolini di in caffè. Poi, una corsa tra avvocati, commercialista e notaio. L’impresa è nata. Un tassello di quel settore noto come l’elettronica di consumo, ovvero prodotti ultra resistenti e a basso costo, che promette straordinari risultati in poco tempo.

Il prototipo è messo a punto e si chiama Sem+. Miente vetro, un solo strato di plastica che assicura resistenza, flessibilità, integrazione con altri materiali. E il nuovo “touch screen” è realtà. La richiesta di brevetto è stata presentata. Ma occorre denaro, e in grande quantità. Gli inventori sono tre, tutti tra i 27 e i 30 anni. E così Silvano Furlan, Alessandro Levi e Matteo Piovanelli per trasformare la loro ricerca in un’impresa sono andati negli Stati Uniti, in Silicon Valley. Un milione e mezzo di dollari, solo per avviare lo sturt up. Cinque volte di più per trasformare il prototipo in un prodotto finito.

aaafurlan4Che non si tratti di un sogno bensì di una splendida realtà è, nel frattempo, il primo premio ottenuto dal terzetto italiano il 19 giugno alla tappa europea dell’Intel Business Challenge. Tappa che li porterà a inizio ottobre da protagonisti della finale mondiale dell’Università di Berkeley, in California. “Gli attuali schermi touch sono composti da diversi strati di materiale, il nostro da un solo strato di gomma siliconica che contiene un principio ottico – racconta Silvano Furlan – ma è troppo presto per parlare di applicazioni nel dettaglio”. “Quelli prodotti da Microsoft costano molto e sono fragili – aggiunge il fisico – ma grazie al nostro materiale terremo basso il prezzo assicurando al tempo stesso grande resistenza”.

Ora è il momento della ricerca dei capitali. Per i nostri “magnifici tre” l’ideae sarebbe che si facessero avanti investitori italiani. Ma la realtà è quella che è, e tutti son consapevoli che si tratta solo di un sogno. Anche se, come sempre, la speranza è l’utima a morire. Perc cui i loro occhi son puntati negli Usa, “Nel posto giusto, la Silicon Valley”. Levi e Piovanelli lavorano già in California, nell’acceleratore Plug and Play Tech Center, da cui Sem+ ha ricevuto assistenza e un piccolo finanziamento. Tra breve saranno raggiunti anche Furlan che sta completando le sue ricerche altrove. Oltretutto la finale di ottobre a Berkeley li attende da protagonisti.

Veronica Gabbuti