Marcello dell’Utri mediatore tra mafia e Berlusconi. E’ scritto nelle motivazioni della sentenza di Appello di Palermo

che condanna l’ex senatore del Pdl a 7 anni di reclusione per “concorso esterno in associazione mafiosa”, tra il 1974 e il 1992. I Giudici di Palermo scrivono testualmente: “Marcello Dell’Utri non si è mai sottratto al ruolo di intermediario tra gli interessi dei protagonisti e ha mantenuto sempre vivi i rapporti con i mafiosi di riferimento”. E poi ancora: “E’stato acclarato definitivamente che Dell’Utri ha partecipato a un incontro organizzato da lui stesso e (dal mafioso palermitano Gaetano) Cinà a Milano, presso il suo ufficio. Tale incontro, al quale erano presenti Dell’Utri, Gaetano Cinà, Stefano Bontade, Mimmo Teresi, Francesco Di Carlo e Silvio Berlusconi, aveva preceduto l’assunzione di Vittorio Mangano presso Villa Casati ad Arcore, così come riferito da Francesco Di Carlo e de relato da Antonino Galliano, e aveva siglato il patto di protezione con Berlusconi”.

Riunione quella, avvenuta appunto nel 1974, che, secondo la Corte di Appello di Palermo,”segna l’inizio del patto che legherà Berlusconi, Dell’Utri e Cosa nostra fino al 1992. E’ da questo incontro che l’imprenditore milanese – è scritto nelle motivazioni della sentenza – abbandonando qualsiasi proposito di farsi proteggere dai rimedi istituzionali, è rientrato sotto l’ombrello della protezione mafiosa assumendo Vittorio Mangano ad Arcore e non sottraendosi mai all’obbligo di versare ingenti somme di denaro alla mafia, quale corrispettivo della protezione”. La Corte di Appello, nelle motivazioni, ricostruisce anche i pagamenti sollecitati dai mafiosi a Berlusconi “quale prezzo per la protezione”, e che secondo i giudici iniziarono subito dopo l’incontro del 1974, con la richiesta di 100 milioni di lire formulata da Cinà, subito esaudita.

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