Il fischio è lo “strumento”, perché di strumento si tratta, più maleducato per eccellenza. Ma c’è chi fin dall’infanzia con pazienza e amore lo ha educato fino a renderlo ineguagliabile protagonista di straordinarie sensazioni. Elena Somarè è un’artista, decisamente grande, sempre in cerca del nuovo, forse anche di quell’impossibile che poi non è. Solo Elena poteva trasformare il fischio in un più che armonioso strumento da concerto.
Fischio da quando sono piccola. Mi e sempre venuto naturale, nonostante nessuno fischiasse nella famiglia in cui vivevo. Solo mio padre fischiava benissimo, ma non ho mai vissuto con lui più di 15 giorni all’anno quindi non poteva avermi insegnato.
Già all’età di 6 anni fischiavo le arie delle opere e mia madre mi esibiva davanti agli amici. Per me fischiare era un piacere e anche una valvola di sfogo. Non si e mai tristi quando si fischia. Interpretare una melodia col fischio significa sentirla risuonare dentro il tuo corpo, ma soprattutto nella testa, ancor più che cantare. È un suono che ti assorbe completamente. È come suonare con la bocca chiusa…in segreto. È un suono solo tuo, in cui puoi evadere, dimenticare tutto.
Dicono che sia molto difficile mantenere una buona intonazione quando si fischia. Come stare in equilibrio sulla corda tesa. Non ti puoi reggere sullo strumento, sei sola e puoi cadere. Ma per me non è cosi, per me fischiare è la cosa più naturale del mondo, come parlare, mangiare, guidare…
La seconda volta che ho fischiato in pubblico era in un posto ancora più terrorizzante,
Poi ho avuto una fortuna incredibile. Ho trovato un maestro. Ho incontrato un grande musicista, Lincoln Almada, e lavorando con lui ho capito che avrei potuto affrontare il passo successivo. Lincoln non è soltanto un’arpista straordinario, un’artista dotato di tecnica implacabile e cuore sensibile. Lui è sopratutto una di quelle persone rare che ti fanno sentire il senso di ciò che stai facendo. Con la sua guida ed il suo aiuto ho capito che avrei potuto usare questo mio talento innato e farlo diventare lo strumento di una ricerca artistica.
Il fischio è sempre stato considerato una curiosità, uno spettacolo di cabaret. Ci sono fischiatori virtuosissimi che imitano alla perfezione uccelli o strumenti musicali facendo cose di una difficoltà tecnica
In molte culture primitive era un suono pericoloso, che attira i demoni. Il fischio è la voce del diavolo nel Mefistofele di Arrigo Boito. Ma io vedo la sua bellezza. Può essere carnale e angelico allo stesso tempo. È un suono strano, inquietante, sempre in bilico pericolosamente tra la nota pura e quella stridula. Eppure può essere bellissimo, incredibilmente intimo. Perché la voce può essere impostata, ma nel fischio c’è l’anima della persona, senza filtri.
Con Lincoln ho studiato due anni e ancora dovrò fare molto, ma grazie a lui e ad altri musicisti bravissimi ho potuto realizzare qualcosa che credo non abbia precedenti: il tentativo di usare il fischio
In un brano registrato a Orte, in un’aula che non era insonorizzata, si sente da fuori il canto degli uccellini. Siccome il fischio è stato inciso assieme agli altri strumenti senza una pista dedicata, il problema non si è potuto aggiustare. Giusto, meglio così: la verità di un momento, l’interazione tra i musicisti, l’influenza reciproca, il caso, fanno parte del racconto. Il fischio, mi pare di averlo già detto, tra tutti i suoni è quello più umano, quello meno infallibile.
Elena Somaré