Roma e Vincenzo*: l’irripetibile storia di una casa discografica indipendente

Roma e Vincenzo*: l’irripetibile storia  di una casa discografica indipendente

Un contributo importante nello sviluppo della musica italiana della seconda metà del Novecento.

Nel 1970, nella sua Roma, Vincenzo Micocci fonda una label discografica che, oggi che non c’è più, possiamo dirlo, ha contribuito a fare la storia di Roma dal punto di vista musicale: l’etichetta discografica si chiamava it, le prime due lettere d’Italia scritte umilmente in minuscolo, su un fondo tricolore. E’ un periodo storico in cui non si parla ancora di made in Italy eppure Micocci crede fortemente nelle potenzialità di mercato e nella portata culturale della musica italiana e dei suoi cantautori! Del resto, proprio Micocci, aveva coniato il termine “cantautore” nei primi anni ’60, quando era direttore artistico vincenzo3020101105_micoccidella Rca italiana, con sede e fabbrica a Roma, nel bel mezzo della campagna romana attraversata dalla lunga via Tiburtina.

La parola magica, il termine “cantautore”, oggi è nel vocabolario italiano, ma fino al sessanta non esisteva: i cantanti erano cantanti, l’orchestra li accompagnava, gli autori erano autori e basta, i dischi in vinile cominciavano ad affermarsi, e il “mercato” italiano stava nascendo. Vincenzo Micocci, nel dopoguerra, ha già una cultura classica e operistica, ma fin da ragazzo è “stregato” dalla musica americana, dal jazz, e ne diventa un esperto. Collabora con la radio della Rai, e presto si trasforma in un talent scout, un produttore, un vero e proprio pioniere nel nascente mondo musicale italiano moderno.

vincenzo3 mecciaimagesIl termine “cantautore” spunta dalla testa del neo – produttore per giustificare la proposta al pubblico di nuovi personaggi (tra questi qualcuno avrebbe fatto il poeta, l’attore, oppure il cantante), che intendono musicare e interpretare quello che scrivono: Gianni Meccia del “Barattolo” e del “Pullover” è il primo in assoluto. Compare sulla scena anche Nico Fidenco, a Roma per fare cinema, che inizia cantando una canzone per un film. Mentre un altro attor giovane romano, Edoardo Vianello, sta per diventare un cantautore italiano da hit parade … balza al primo nella classifica dei dischi più venduti, una classifica che ancora non esiste, ma presto esisterà
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La risposta del pubblico? Di questi primi “cantautori”, si venderanno centinaia di migliaia di copie di dischi, in quello che diventerà un “mercato” di grande successo, che fino ad allora aveva visto soltanto l’exploit dell’ “urlautore” Domenico Modugno con la “Volare” firmata da lui e da Franco Migliacci. Sempre nei primi anni sessanta, negli unici quattro anni di assenza da Roma, Vincenzo Micocci dirige la Ricordi di Milano: tanto per sentirsi a casa, tra le prime pubblicazioni c’è Una lacrima sul viso del romano Bobby Solo, ed è un successo di vendite allora senza precedenti! Ma in quegli anni milanesi, la sua esperienza professionale si incontra anche con quelle di Giorgio Gaber, Gino Paoli, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Enzo Jannacci e Luigi Tenco.

Tornando alla Roma dei primi anni sessanta, il mondo musicale è in grande fermento: i più bravi illustratori del momento, disegnano le copertine. Nuovi arrangiatori compongono idee musicali per rendere quelle nuove vincenzo4 maestro-morriconeproposte discografiche più appetibili: tra questi, il romano Ennio Morricone, scelto da Micocci per collaborare e dare la sua impronta alla musica d’autore nascente. Oggi possiamo definire il maestro Morricone un fenomeno unico nella storia italiana del secondo novecento. Lo conoscono e lo amano in tutto il mondo e la sua grande storia di compositore è consacrata dal recente Premio Oscar alla carriera.

Nel 1970 l’etichetta it di Vincenzo Micocci inizia la sua storia con Rosalino Cellamare detto Ron, prodotto da Lucio Dalla, che è bolognese, ma vive e lavora a Roma e segue passo dopo passo la produzione musicale della it . Prosegue con l’attore Nino Manfredi che interpreta al Festival di Sanremo la Tanto pe’cantà del romano Ettore Petrolini, arrangiata dai romani Guido e Maurizio De Angelis.

La it propone in un unico disco misteriosamente intitolato “Theorius Campus” due nuovi cantautori: Francesco De Gregori e Antonello Venditti che contribuiranno a scrivere quarant’anni di storia della canzone d’autore italiana. I due ragazzi romani hanno radici culturali forti e quasi ogni notte, sul palco del Folkstudio di Roma, incontrano la tradizione musicale del folklore italiano nella figura magistrale della romana Giovanna Marini. Il connubio tra cultura italiana e americana, tra “Il fischio del vapore” e Bob Dylan o Leonard Cohen, tra Dante Alighieri e Woody Gutrie, agevola la nascita di una poesia musicale moderna che dura ancora oggi, ed è stata tramandata di generazione in generazione.

vincenzo5 minghi1C’è anche Pasquale Panella, romano che non ama mostrarsi e non crede che l’importante sia partecipare, ma è tra gli artefici principali della cultura italiana contemporanea. Ci sono Edoardo De Angelis, Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano; e poi Enzo Carella, Gaio Chiocchio e, in seguito Amedeo Minghi, Mario Castelnuovo, Paola Turci, Sergio Cammariere, Roberto Kunstler, altri poeti e autori che in quegli anni contribuiscono con le loro opere a fare della it un punto di riferimento per tutta la musica italiana.

Rino Gaetano, che romano non era, dalla it di Roma parte per conquistare l’Italia: il cantautore di origine calabrese è stato l’artefice di una rivoluzione del linguaggio e dell’espressione musicale che dura ancora oggi, a distanza di circa quarant’anni dal suo debutto, e di una trentina dalla sua prematura scomparsa. E’ ancora “popolare” come pochi altri cantautori, e viene cantato persino negli stadi (anche dai sampdoriani a Genova!) come se fosse ancora fra noi. Anzi, in realtà, non se ne è mai andato. Dopo tutto questo tempo, grazie al delizioso e geniale (Salvato) Rino Gaetano, e all’impronta culturale che Vincenzo Micocci ha dato al mondo della musica in Italia, a Roma e in tante altre città italiane il cielo è (ancora e) sempre più blù!

Vincenzo Micocci, che dal 2010 non è più con noi ma è costantemente nei nostri cuori, ha sempre coltivato l’amore per la tradizione romana e romanesca della poesia musicale della tradizione, producendo dischi di autori, attori e cantanti come l’indimenticabile Fiorenzo Fiorentini, uno dei primi autori che hanno rappresentato sui palcoscenici italiani le tradizioni di Roma “caput mundi” della cultura italiana. E lo ha vincenzo10 rino_gaetanofatto con incredibile naturalezza di linguaggio raccontando i caratteri, i sentimenti e le tradizioni di una Roma che attraverso i suoi poeti ha fatto conoscere a tutto il Paese un dialetto che in realtà è una vera e propria lingua.

Fiorentini ha scritto canzoni destinate anche ad altri artisti: “Vengo anch’io no tu no” per Enzo Iannacci, “Cento campane” cantata da Nico nella colonna sonora de Il segno del comando, un serial per la TV che si svolgeva in una Roma notturna e affascinante, ricca di aspetti misteriosi. Ma soprattutto Fiorentini era uno studioso di questa città e della sua lingua, visto che i suoi abitanti hanno continuato a coniare nei secoli, nuove espressioni e nuove parole che descrivono il tempo nel quale nascono, arricchendone il significato con nuove sfumature. In pratica non possono essere considerate neppure forme di un dialetto, ma piuttosto termini aggiornati, arricchiti cioè dei valori e dei significati che Roma ha assimilato da sempre, traducendoli in un modo che viene compreso in tutto il Paese, grazie a Gioacchino Belli, Trilussa e tanti altri, senza nominare i titolari dei banchi dei mercati generali!

Quei “mercati” dai quali è partito per la sua grande avventura artistica anche Lando Fiorini (grande amico di Vincenzo Micocci dai tempi del “Rugantino” di Garinei e Giovannini), che con la it ha pubblicato svariati dischi di grande successo. Oggi Fiorini riempie il suo “Puff” ogni sera, per mesi e mesi, simbolo di una “romanità” ancora viva, anche nell’era internet. La perla discografica di Fiorentini rimane comunque L’osteria del tempo perso, un delizioso spettacolo, fatto di racconti e di canzoni, che fotografa la Roma vera, come viene tramandata dall’Ottocento in poi, attraverso il lavoro dei poeti e vincenzo15 ititlp3dei “romanisti” (intesi come studiosi di cose romane), in una città dove sono stati di casa reali e papi, una città che è allo stesso tempo capitale della cristianità e anche dell’ebraismo.

Sempre dalla it (anzi dalla consociata Apollo records dove lavora anche il giovane Franco Califano) parte la proposta romana moderna di Edoardo Vianello che, in dialetto, negli anni settanta, canta Semo gente de borgata con Wilma Goich. Inutile dirlo, è ancora una volta un successo italiano!
Fanno squadra con Micocci, in altre consociate agguerrite come Delta e Apollo personaggi immensi come il romano di cultura francese Riccardo Cocciante, il romano patrimonio di tutti gli italiani, Sua Eccellenza Renato Zero.

Negli anni ’70 alla it, nella quale lavorano anche Michele Mondella, Stefano e Francesco Micocci, si forma la famosa “scuola romana dei cantautori” che scuola non era ma in più di trent’anni di attività e pubblicazioni, da Francesco De Gregori, alle canzoni di Pier Paolo Pasolini, da Antonello Venditti a Rino Gaetano, passando per Fiorella Mannoia, Gianni Togni, e la musica contemporanea di Arturo Stalteri, Mario Schiano, Maurizio Giammarco, Enrico Rava, diventa una “Scuola” del made in Italy, una via italiana al fare cultura- facendo musica.

vincenzo21 imagesPer concludere, una curiosità: se Roma capoccia di Antonello Venditti è una trasparente dichiarazione di amore-odio verso una città che contiene in sé il bene e il male del mondo, il vecchio e il nuovo, il sacro e il profano, Milano e Vincenzo, composta qualche anno più tardi dal milanese Alberto Fortis, è la canzone-invettiva contro Roma e contro Vincenzo e la sua it, “rei” di non averlo capito in tempo, costringendolo a rinunciare al sogno di far parte di quella “scuola” di quella “squadra” produttiva di Roma.

Fortis se ne torna nella sua Milano e, per vendetta, scrive due canzoni “arrabbiate”: Milano e Vincenzo e Vi odio a voi romani … Vuole il caso (ma quando c’è di mezzo la città di Roma e il suo grande popolo, quasi nulla è un caso) che il disco ha un successo strepitoso! E anche in questa storia, dove si dovrebbe parlare di odio puro, parliamo invece, ancora una volta, di odio e amore, per Vincenzo e per Roma: infatti, a distanza di un ventennio dall’incidente cultural diplomatico, proprio Alberto Fortis è autore della “prefazione” del libro Vincenzo io t’ammazzerò (Coniglio Editore) dedicato a Vincenzo Micocci.

“Con riconoscenza e rispetto”, ha scritto Fortis e, anzi, gira voce, che nei concerti in giro per l’Italia, stia interpretando “Milano e Vincenzo” con il rinnovato amore per Roma e per il discografico-produttore che da Roma ha fatto “scuola” cantando, nel finale della canzone, Vincenzo io t’abbraccerò! E allora consideriamolo un abbraccio a Vincenzo Micocci, ma anche un attestato di stima per Roma che, quando diventa “caput” … anzi “capoccia” della musica, capitale della cultura italiana in Europa, torna ad essere la città più amata dagli italiani. E da tutto il mondo.

Guglielmina Micocci

* titolo ispirato alla canzone “Milano e Vincenzo” scritta da Alberto Fortis