Fiat: Fiom torna in fabbrica, ma avverte cambiare le regole o non restiamo in Italia

Fiat: Fiom torna in fabbrica, ma avverte   cambiare le regole o non restiamo in Italia

La Fiat prende atto della sentenza della Corte Costituzionale del 23 Luglio scorso e comunica alla Fiom che, d’ora in poi, accetterà la nomina dei suoi rappresentanti sindacali aziendali. Nella missiva inviata all’organizzazione diretta da Maurizio Landini, il Lingotto precisa che “l’azienda intende rispondere in maniera definitiva ad ogni ulteriore strumentale polemica in relazione all’applicazione della decisione della Suprema Corte. Peraltro questa fissa, come ovvio, un principio di carattere generale – la titolarità dei diritti di cui all’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori alle Organizzazioni sindacali che abbiano partecipato alle trattative per la sottoscrizione dei contratti applicati in azienda – la cui riferibilità alla Fiom nella concreta situazione Fiat è più che dubbia”.

Quindi, la sostanza è che dopo un lungo ed aspro confronto tra la Fiat e la Fiom- Cgi ed una parte del mondo politico parlamentare l’azienda torinese, pur continuando a non essere convinta del tutto, ha deciso di applicare la Legge.

La Fiat approfitta dell’occasione per ribadire il proprio punto di vista e lanciare ancora una volta una velata minaccia sul fatto che si possano creare delle condizioni per cui il Lingotto potrebbe vedersi nel futuro costretto a rivedere tutta la propria presenza in Italia, dopo aver già rivisto, di fatto, la decisione sugli investimenti che, secondo le dichiarazioni dell’Amministratore Sergio Marchionne dovevano addirittura raggiungere i 20 miliardi di Euro. Storia di altri tempi. Quelli di prima che scoppiasse la crisi economica generale e dell’auto, in particolare.
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La Fiat continua con la propria missiva, infatti, sostenendo di ritenere più che mai necessario un intervento legislativo “peraltro suggerito anche dalla Corte Costituzionale” proprio sull’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. Per la casa automobilistica torinese “la certezza del diritto in una materia così delicata come quella della rappresentanza sindacale e dell’esigibilità dei contratti è una “condicio sine qua non” per la continuità stessa dell’impegno industriale di Fiat in Italia”.

Red