L’estate volge al termine e ci incamminiamo nel lungo inverno della carenza di vitamina D. La vitamina D in realtà non è nemmeno una vitamina nel senso stretto del termine. E’ un potentissimo ormone steroide prodotto dall’organismo quando la nostra pelle viene colpita da una quantità adeguata di luce solare (ultravioletta, ad una lunghezza d’onda di 290-315 nanometri) ed è poi attivata a livello del fegato e dei reni.
Oggi siamo sempre meno esposti alla luce solare, soprattutto in inverno. La nostra vita scorre quasi tutta in luoghi chiusi (case, uffici, negozi, automobili) e ogni qualvolta ci esponiamo al sole stiamo attentissimi a proteggerci con filtri solari sempre più selettivi, soprattutto per il diffuso timore che l’esposizione al sole sia pericolosa.
La Vitamina D accelera la guarigione dei tessuti, e avendo un effetto antiproliferativo, riduce il rischio di degenerazione neoplastica, regola l’apoptosi e la differenziazione cellulare. Negli Stati Uniti si è visto che l’integrazione di 1000 unità internazionali al giorno di vitamina D riduce la mortalità per cancro nel 9 per cento delle donne e nel 7 per cento degli uomini.
Per quanto riguarda l’apparato cardiovascolare, l’Healt Professoional Follow Up Study ha raccolto campioni di sangue di oltre 51.000 mila operatori sanitari di sesso maschile i quali nel 1986 avevano tra i 40 e 75 anni. Ciò ha evidenziato che chi aveva una carenza di vitamina D con livelli inferiori di 15 ng/ml hanno il doppio di possibilità in più di avere un attacco di cuore rispetto a chi raggiunge almeno 30 ng/ml.
Nella nostra popolazione vi è un’epidemia di carenza di vitamina D; meno del 5 per cento raggiunge un livello nel sangue di 40-50 ng/ml oggi considerati ideali, mentre la maggior parte è collocata fra i 5 ed i 20 ng/ml. Ossia livelli già bassi anche per gli obsoleti range di normalità nei nostri laboratori che erano basati sul minimo di 20 ng/ml per scongiurare il rachitismo. Si è valutato inoltre che tra il 40 e il 100 per cento delle persone anziane sia carente di vitamina D. La vitamina D usualmente si assume per bocca, in gocce o flaconci da bere; per i casi piu’ impegnativi anche per via intramuscolre.
Prof. Massimo Fioranelli
Direttore Scientifico Centro Studi Scienze della Vita
Università Guglielmo Marconi – Roma
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