Rajche. In sublacense vuol dire “radici”. Per inciso, il “sublacense” è il dialetto che un tempo si parlava diffusamente a Subiaco, nella Alta Valle dell’Aniene a una sessantina di chilometri da Roma. Subiaco, dove in un passato non tanto vicino appunto sorgeva un lago, ameno luogo di villeggiatura dell’antica Roma, residenza estiva di imperatori e luogo di meditazione e di ritiro nei monasteri benedettini. Rajche è pure il nome dell’associazione formata da un gruppo di giovani del luogo che da cinque anni si prodigano per tener vive le tradizioni locali. Tradizioni mai dimenticate e appetibili anche da chi di Subiaco non è, come i tanti turisti che raggiungono la zona. Rajche ogni anno, fedele al motto “rajche fonne c’ancora ménanu fruttu” che sta per “radici profonde che ancora portano frutti” è l’organizzatrice di una manifestazione che si svolge in due momenti.
Il primo giorno la fa da padrona una passeggiata enogastronomica, superlativa sia per quantità e che per la qualità dei piatti serviti, la maggior parte dei quali viene prodotta e offerta dai ristoratori dell’Alta Valle dell’Aniene, ed oltre. Vi prendon parte, infatti, anche alcuni ristoratori abruzzesi, della provincia di Rieti e del frusinate.
L’intera manifestazione si snoda per l’intero centro storico, attraversando tutti gli angoli più suggestivi, fino a raggiungere la Rocca dei Borgia.
Maria Sole La Torre