Scoperto come eludere l’allarme auto ma il tribunale vieta la diffusione dell’informazione

Scoperto come eludere l’allarme auto  ma il tribunale vieta la diffusione dell’informazione

Un docente di informatica scopre il sistema per decriptare il sistema di sicurezza di milioni di auto, ma un giudice britannico gli impone di non illustrare e di non divulgare la scoperta scientifica che sta alla base del suo risultato.

Non ci troviamo di fronte ad un hacker informatico ma al professor Flavio Garcia dell’Università di Birmingham. Lui, adesso, é in grado di rubare tutte le auto che vuole. Incluse quelle di lusso quali Lamborghini, Porsche, Bentley, Audi, grazie al fatto che è riuscito a scoprire l’unico algoritmo, cioè una formula matematica tradotta in impulsi elettronici, che permette ad una vettura di verificare l’identità della propria chiave di accensione.

Tutto nasce da un’ingiunzione presentata dalla Volkswagen, proprietaria dei quattro marchi di auto di lusso sopra citate, contro il Garcia ed altri due esperti di crittografia di una università olandese, Baris Ege e Roel Verdult.
flavio garcia
La casa automobilistica tedesca lamenta che la pubblicazione dei risultati scientifici raggiunti dai tre potrebbe permettere ad ben organizzata banda criminale, dotata degli strumenti giusti, di aggirare la sicurezza e rubare una qualunque macchina.

Gli scienziati volevano pubblicare i risultati della propria ricerca in vista di un simposio internazionale sulla sicurezza organizzato a Washington, la capitale degli Stati Uniti, nel mese di agosto, ma il Tribunale britannico ha imposto un provvedimento cautelare.

Volkswagen aveva chiesto agli scienziati di pubblicare una versione del loro articolo sul sistema Megamos Crypto, questo il nome della tecnica di immobilizzazione dei veicoli, senza rivelare i dettagli che potrebbero essere utilizzati per aggirare i codici di sicurezza.

A fronte del rifiuto dei tre scienziati, la casa automobilistica tedesca si è rivolta al tribunale britannico che, al momento, ha imposto la riservatezza sull’intera ricerca.
furto auto
I tre accademici hanno reagito stizziti dichiarando che il loro è un “lavoro accademico legittimo” e che il loro scopo é quello di migliorare la sicurezza per tutti, non per dare ai criminali uno strumento di pirateria informatica in grado di lasciar rubare auto dal valore di oltre 300 mila euro. Hanno anche sostenuto che gli acquirenti “hanno il diritto di conoscere le falle della sicurezza su cui si fonda la protezione delle loro vetture”.

Nel corso della discussione in Tribunale è emerso che, comunque, gran parte del materiale scientifico informativo sul lavoro dei tre ricercatori è disponibile su Internet dal 2009.

Veronica Gabbuti