Direzione Pd litiga e non decide Nomine e sentenza Berlusconi sullo sfondo

Direzione Pd litiga e non decide  Nomine e sentenza Berlusconi sullo sfondo

E’ francamente difficile capire e spiegare cosa abbia deciso la Direzione del Partito Democratico riunita al gran completo attorno a Guglielmo Epifani e con la presenza di tutti i principali esponenti, tra cui il Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Sembra di intendere che ci dovrebbe essere un congresso a Novembre, ma lo deciderà la Presidenza dell’Assemblea Nazionale prevista per il prossimo Settembre.

In ballo, in realtà, c’erano, ed ancora ci sono, le questioni che stanno dilaniando il partito da un po’ di tempo. Puntiamo su Renzi? Puntiamo su Letta? Questo Governo, che c’hanno imposto dall’alto, ce lo teniamo o no? Come ce lo teniamo? Teniamo Mauro Moretti alle Ferrovie? Che decidiamo sull’Eni dopo la vicenda Kazaka? E Sarmi alle Poste? Tutte decisioni rinviate attorno al 7 di Agosto con l’intero Parlamento pronto a godersi un po’ di giorni di meritate vacanza.

Chi è stato abituato alla politica di una volta è rimasto sorpreso che la Direzione sia stata convocata per venerdì 26 Luglio. Non era meglio pensarla per venerdì 2 Agosto? Tra queste due date, infatti, giungerà una certa decisione che avrà pure la sua importanza. Mi riferisco al 30 luglio, allorquando la Cassazione ci dirà se Silvio Berlusconi potrà restare al suo seggio del Senato o meno.
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A parte la condanna, di cui il leader del Pdl non sconterà neppure un giorno di prigione, il punto fondamentale resta quello della interdizione dai pubblici uffici. Una decisione non di poco conto che, in ogni caso, influirà sui futuri corsi della politica italiana. Il Pd dovrà pur dire qualcosa in ogni caso. Sia se la Cassazione conferma la condanna, sia se la cancellerà, sia se, invece, deciderà di rinviare di nuovo alla Corte d’Appello per un qualche vizietto di forma… Cosa che potrebbe pur sempre dimostrarsi una soluzione praticabile.

Ora, se la Direzione fosse stata convocata la prossima settimana, sarebbe stato ovvio affrontare la questione senza dargli quella enfasi che, invece, inevitabilmente finirà per avere la riunione che i vertici del Pd dovranno fatalmente tenere subito dopo la pronuncia della Cassazione.

Il Partito Democratico, intanto, sembra avvolto da una fattura che lo costringe a farsi male da solo. Oppure, diciamo, che le ambizioni personali e le lotte tra i gruppi interni finiscono sempre per prevalere su quelle ragioni di opportunità e di cautela che dovrebbero spingere a litigare in pubblico il meno possibile. Invece, come si riuniscono in Direzione, finiscono per litigare.

Il primo partito italiano, dicono sconsolati alcuni ex vecchi parlamentari del partito a RomaSettimanale.it, non si è contentato di “suicidarsi” abbastanza, al momento di votare per il Capo dello Stato, e… continua.
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La Direzione ha confermato che il Pd è diviso in molti più spicchi di quelli che si era pensato potessero emergere sulla base delle vecchie tradizioni culturali di provenienza. Non ci sono solo più i vecchi ex comunisti, i vecchi ex Dc, i vecchi ex Psi. No, oggi, deve essere cambiata, tutta intera, la terminologia: renziani; seguaci di Cuperlo che, con tutto il rispetto dovuto, non è proprio così immediatamente famoso in tutti i comuni d’Italia; i seguaci di Civati, quasi idem come sopra, nonostante le comparsate televisive; i “giovani turchi”. Chi sono? quelli che hanno sabotato Prodi o Erdogan?. I “fioroniani”; i “lettiani”. E via di seguito! Insomma un apparente caos totale.

Una confusione che non fa proprio bene al Pd: perché i suicidi andrebbero contingentati e praticati a piccole dosi. Non fa bene al Governo, che avrebbe bisogno di avere un pochettino più coeso il partito che esprime una buona quota di ministri, oltre che il premier Enrico Letta. Non fa bene agli altri partiti che rischiano di non capirci più niente. In una parola non fa bene al Paese ed agli italiani.
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Costoro, dico gli italiani, si lamentano sempre di tutti. In particolare dei politici e dei partiti. Però, in fondo sanno che non se ne può fare a meno e, allora, sperano che, almeno, litighino più raramente di quanto invece accade. Cose difficili da capire da parte dei pd?

Eppure questi italiani, poi, finiranno per doversi recare, o non recare, alle urne!


Giancarlo Infante