Sfatato un mito moderno Diminuisce la criminalità

Sfatato un mito moderno  Diminuisce la criminalità

“The Economist” esamina, e in gran parte ridimensiona, uno dei più grandi luoghi comuni del mondo moderno:l’aumento della criminalità. Negli ultimi decenni si é insistito in maniera a volte esagitata sulle questioni della sicurezza e dell’ordine, della lotta alla violenza, dell’idea che nascessero nuove forme di “disumanità”, singole e collettive. Si tratta di cose, invece, destinate ad essere smentite se si fa uno studio approfondito dell’enorme mole di dati statistici oggi disponibili nel mondo occidentale.

E’ quello che fa il settimanale britannico, costringendoci a rivedere tanti luoghi comuni. Una riflessione che forse sarà utile anche a tanti politici che per anni hanno fatto la loro fortuna solamente gridando al “lupo” quando il “lupo” stava diventando sempre più un animale in via d’estinzione.

Per decenni alcuni sociologi ci hanno detto che la criminalità avrebbe continuato ad aumentare, che i cittadini rispettosi della legge avrebbero dovuto barricarsi in comunità chiuse, sorvegliate da guardie di sicurezza.
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“The Economist” sintetizza subito le conclusioni cui è giunto: le città statunitensi sono diventate notevolmente più sicure, così come quelle del resto del mondo; dal Giappone all’ Estonia, la proprietà privata e le persone sono ora più al sicuro, ad esempio, rispetto agli anni ’70. E la recessione non ha interrotto la tendenza al ribasso della criminalità.

Anche l’America, ricorda il periodico, pure in questi giorni di forti polemiche per l’uccisione del giovane di colore, Trayvon Martin, sciorina dati secondo i quali il tasso degli omicidi compiuti da giovani americani è il più basso nell’arco di 30 anni.

L’anno scorso ci sono stati solo 69 rapine a mano armata di banche, società di costruzione e uffici postali in Inghilterra e Galles, contro i 500 del 1990. Nello stesso 1990, circa 147.000 autovetture sono state rubate a New York, nel 2012 sono state meno di 10.000. Nei Paesi Bassi e in Svizzera, spacciatori e truffatori sono stati cacciati fuori dei centri storici ed il grosso dei tossicodipendenti è ora costituito da uomini anziani, spesso alcolizzati, che vivono in ostelli statali. In paesi come la Lituania e la Polonia, i gangster che trafficavano in persone e droga nel 1990, adesso si occupano di questioni finanziarie, come la frode.
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I conservatori, che hanno sempre insistito sul fatto che il declino della famiglia tradizionale e la crescente diversità etnica avrebbero scatenato un’ondata di criminalità inarrestabile, sono stati smentiti. Sull’altro versante politico, la sinistra, che legava la criminalità alla disuguaglianza sociale, è stata smentita altrettanto decisamente.

Secondo “The Economist” non esiste un’unica causa del declino della criminalità. La cosa è frutto di numerosi fattori coincidenti. Le società occidentali stanno invecchiando, mentre la maggior parte dei crimini sono commessi da giovani uomini. La polizia è più preparata, soprattutto, nelle grandi città come New York e Londra. Gli agenti hanno imparato ad usare il computer per analizzare l’incidenza della criminalità e in alcune parti di Manhattan questo ha contribuito a ridurre i furti di oltre il 95%. Le epidemie di crack ed eroina sembrano essere finite.

Il fattore più importante, però, secondo “The Economist” deve essere individuato nel fatto che le misure di sicurezza sono migliorate. Immobilizzatori della auto hanno fatto scomparire i furti delle vetture; schermi antiproiettile, guardie di sicurezza, denaro segnato e sistemi di allarme hanno influito sul calo delle rapine in banca. Le banche dati del DNA hanno aumentato la possibilità di un ladro di essere catturato. Anche i piccoli negozi, ora, possono investire in telecamere a circuito chiuso e sulle etichette di sicurezza.
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Molti conservatori, scrive il settimanale londinese, penseranno che a questo elenco manchi quello che loro considerano il deterrente principale e cioè le pene detentive introdotte su entrambe le sponde dell’Atlantico, negli ultimi due decenni. Uno ogni cento adulti americani è ora in carcere. Questo ha ovviamente avuto qualche effetto, ma se le pene detentive severe valessero davvero questo si sarebbe verificato anche in Olanda e in Germania, paesi che, invece, hanno ridotto le loro popolazioni carcerarie. La popolazione carceraria di New York è scesa di un quarto a partire dal 1999, ma il tasso di criminalità cittadino è sceso più velocemente di quello di molte altre città.

Le dure punizioni si dimostrerebbero, per “The Economist”, sempre più controproducente: le carceri americane sono piene di uomini anziani, molti dei quali hanno vissuto più in prigione che in libertà, e di tossicodipendenti non violenti, che starebbero meglio sotto trattamento, fuori. In California, Stato pioniere dell’idea della condanna al carcere invece che delle pene alternative, più di un quinto dei detenuti hanno oltre 50 anni di età.
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Per mantenerli dentro, ognuno di questi costa ai contribuenti 47 mila dollari l’anno (circa la stessa cifra di uno studente della Stanford University). Poiché il carcere richiama il concetto di punizione piuttosto che quello di riabilitazione, la maggior parte di ciò che resta, oggi, della questione criminalità è solo il problema della recidiva. In Inghilterra e Galles, ad esempio, il numero delle persone che ha commesso un reato per la prima volta è sceso del 44% rispetto al 2007. Il numero di coloro che ne ha commessi più di 15 è salito.

I politici intelligenti sembrano aver capito questo: in America il numero di nuove condanne obbligatorie emanate dal Congresso è caduto. Anche nel Sud repubblicano, governatori, come Rick Perry e Bobby Jindal, hanno adottato sempre più politiche di trattamento alternativo. La Gran Bretagna ha smesso di aumentare la sua popolazione carceraria. Nei Paesi Bassi e in Svizzera i tossicodipendenti da droghe pesanti vengono sottoposti al trattamento medico piuttosto che messi in carcere.

“The Economist” conclude auspicando che agenti di polizia sempre meglio addestrati possano concentrarsi su nuovi reati. Le misure tradizionali, infatti, tendono a non considerare i reati finanziari, quali la frode delle carte di credito o l’ evasione fiscale, come parte della criminalità più tradizionale.
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Dal momento che questi nuovi tipi di reato sono raramente registrati correttamente, non hanno influito sui dati relativi alla grande caduta delle cifre del crimine. A differenza di stupri e omicidi, non sollecitano la paura pubblica collettiva. Invece, come la polizia si è adattata all’era tecnologica, è bene ricordare che i criminali stanno facendo lo stesso. Anche in campo fiscale ed economico.

John Balcony