Robert Seldon Lady, ex capo della sede di Milano della Cia, ricercato per il sequestro dell’ imam Abu Omar, è stato fermato a Panama

Robert Seldon Lady, ex capo della sede di Milano della Cia, ricercato per il sequestro dell’ imam Abu Omar,  è stato fermato a Panama

dalla polizia di frontiera mentre si accingeva ad entrare nel Paese del Canale proveniente dal Costarica. E’ stata la ministra della Giustizia italiana, Maria Cancellieri , ad avanzare la richiesta presso le autorità centro americane. Vuol dire che la polizia italiana seguiva l’uomo della Cia, condannato in Italia per la vicenda Omar, costata la condanna di altri 22 agenti della “Central Agency of investigation”, dell’excapo del Sismi, Nicolò Pollari, del suo ex numero due Mancini edi altri tre agenti italiani, Raffaele Di Troia, Luciano Gregorio e Giuseppe Ciorra?

Oppure il fermo è frutto della richiesta di cattura a livello internazionale diramato dall’allora Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino lo scorso anno? Possibile che la Cia, lo stesso Lady ed il Dipartimento di Stato non ne sapessero niente? Oppure, se ne sono disinteressati perché sanno che non esiste un trattato di estradizione tra Panama e l’Italia?

Per adesso, sappiamo solo che l’agente Cia, l’unico per il quale sia stato diffuso l’ordine di cattura internazionale, rischia di rimanere bloccato almeno due mesi. Il periodo di tempo che l’Italia ha per formalizzare la richiesta di estradizione.
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Lady è stato condannato a nove anni, di cui tre condonati per l’indulto, per aver diretto il sequestro di Abu Omar, effettuato il 17 settembre 2003 da uomini della Cia. Omar fu trasferito in Egitto. L’operazione fu giustificata come una «extraordinary rendition», il sequestro di un sospetto terrorista effettuato al di fuori delle procedure legali. Ne scaturì un’inchiesta della Procura di Milano condotta dai pm Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici nel corso della quale emersero anche le responsabilità di uomini dei servizi italiani.

La Corte di appello di Milano aveva inflitto, successivamente, 7 anni all’ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli, prosciolto in primo grado sulla base dell’immunità diplomatica, come altri due agenti che hanno avuto 6 anni.