Vladimir Putin in lotta contro il web, quasi come Don Chisciotte contro i mulini a vento. I tempi cambiano,

ma il grottesco rimane sempre tale. I blog, ovvero i siti internet che pubblicano il libero pensiero su qualsiasi argomento, sono ora i veri nemici del Cremlino. E così Putin, come in passato aveva tentato il suo amico cavaliere creando qui da noi indignazione e proteste, ha disposto la preparazione dell’ennesima legge che metta il bavaglio a internet in modo da controllare e censurare qualsiasi opinione dissenziente. A Mosca circola insistente la voce che Vladimir sia letteralmente ossessionato dalla rete, e che “pensieri e idee” per i suoi gusti troppo liberali possano diffondersi incontrollati a macchia d’olio nello sterminato impero che si spinge fino alle coste del Pacifico. Cerca disperatamente, perciò, una via dall’apparenza legale che presto metta fine al terrificante incubo che non gli fa dormir sonni tranquilli.

Per questo in Russia sono al lavoro colti giuristi, anche, si dice, con la consulenza di esperti internazionali, soprattutto per contrabbandare come normale la necessità di regolamentare internet. Una speciale commissione governativa, infatti, intende proporre entro la fine dell’estate che ogni blog venga equiparato a una testata giornalistica con tutte le sue regole.

In ballo c’è una soluzione, per dire, più moderata che dovrebbe interessare solo quei siti che raccolgano mille contatti la settimana. Un numero ridicolo se si pensa alle dimensioni della Russia, come voler dire che il bavaglio riguarda proprio tutti. E non solo. Limitazioni anche più gravi dalle sanzioni pesanti come macigni sarebbero belle e pronte per essere approvate, con la ciliegina sulla torta dell’obbligo per tutti i “social” di fornire alle autorità di Mosca nomi e indirizzi di tutti gli utenti registrati. Le proteste, tutte sul web, ovviamente, non si contano davvero. Ma Putin, silenzioso, sembra proprio proceder spedito come un panzer intento alla conquista.
E la stretta potrebbe non finire qui. Parallelamente alla legge sui blog se ne sta preparando una contro la pirateria su Internet e le violazioni del copyright che promette nuove restrizioni e che potrebbe portare a realizzare il vero grande obiettivo del Cremlino: obbligare tutti i social network (Facebook, Twitter ma anche il loro rivale russo V-Kontaktie) a fornire preventivamente alle autorità dati e generalità dei loro abbonati.

con cautLe proteste sono tante, naturalmente tutte sul web. Il governo procede ela ma inesorabilmente.

Del resto ci sono ancora i vecchi sistemi alternativi. Aleksej Navalnyj, ad esempio, è diventato famoso per il suo blog RosPil, il più seguito di Russia che denuncia ogni tangente, intrallazzo ed episodio di corruzione della pubblica amministrazione. La sua popolarità lo ha trasformato in leader delle clamorose proteste di piazza e in potenziale candidato a sindaco di Mosca o , addirittura, alla presidenza della Russia.

In assenza delle leggi

ancora in preparazione, si è ripiegato su un metodo ben collaudato: un processo letteralmente inventato, per una storia di presunta corruzione, che si concluderà giovedì con una condanna a sei anni di carcere.

La controindicazione è che l’arresto di Navalnyj creerà comunque proteste sul web e denunce dei soliti difensori dei diritti umani. Meglio dunque una nuova legge che stronchi i blogger ribelli prima che diventino troppo popolari.

(15 luglio 2013) © Riproduzione riservata

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