Berlusconi: il Governo Letta non cade Contrordine Pdl in una notte agitata Poi Schifani cambia ancora le “carte” “se condannano Silvio non restiamo”

Berlusconi: il Governo Letta non cade  Contrordine Pdl in una notte agitata  Poi Schifani cambia ancora le “carte”  “se condannano Silvio non restiamo”

A tarda notte, da Palazzo Grazioli, abitazione romana di Silvio Berlusconi, giunge il contrordine sulla linea da seguire nella protesta contro la decisione della Cassazione di celebrare a tempi di record il processo di terzo grado dell’ex Primo Ministro sul caso Mediaset: niente crisi di Governo. Poi in mattinata ci pensa l’ex Presidente del Senato Renato Schifani a cambiare nuovamente le “carte in tavola” con un annuncio dal non vago sapore di ricatto: “Se condannano Silvio non restiamo”. Cose inaudite, da “Repubblica delle banane”.

I vertici del Pdl, nel corso di una nottata agitata e controversa, sembra siano stati convinti proprio dal diretto interessato a non esagerare. Imu ed Iva costituiranno, invece, il vero banco di prova su cui misurare le possibilità dell’esecutivo Letta di sopravvivere.

Tanto, visto il clima dentro la squadra di governo e quello dentro il Parlamento, se si decidesse di far cadere Enrico Letta i due provvedimenti in questione, Imu ed Iva, costituirebbero comunque un buon detonatore e basterebbero da soli a far saltare tutto senza dover prendere a pretesto l’imbarazzante questione della condanna definitiva di Silvio Berlusconi.

brunettaI cosiddetti “falchi” e le cosiddette “pasionarie” del Centro destra sembra allora che, per il momento, debbano rinviare le loro più clamorose iniziative le quali prevedevano, e forse torneranno a prevede nel prossimo futuro, una secessione all’aventiniana che, eventualmente, poteva estendersi anche fino a tre giorni e più di blocco dell’attività parlamentare. Silvio Berlusconi starebbe inoltre valutando la possibilità e l’opportunità della convocazione degli organismi del partito per eventuali futuri approfondimenti della situazione. Insomma, gli esiti di questa fase politica sono ancora molto incerti e la navigazione è impostata a vista. Può succedere di tutto e di più.

I parlamentari del Pdl, intanto, le studiano un po’ tutte in vista di una possibile conferma della recente condanna di Berlusconi in base alla quale egli si dovrebbe trovare di colpo al di fuori del Parlamento giacché dovrebbe scattare anche, come sanzione aggiuntiva alla condanna di 4 anni per frode fiscale, l’interdizione dai pubblici uffici. Insomma, il centro destra paventa e teme concretamente che, dal primo di Agosto, il senatore Silvio Berlusconi torni ad essere semplicemente “cavaliere”. A meno che non gli venga ritirata anche questa antica onoreficenza.
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Le ipotesi in campo, allora, restano tutte: l’organizzazione di una manifestazione nazionale, le dimissioni di massa dei parlamentari in caso di condanna, oppure, acconciarsi a sperare nella grazia presidenziale. Ci sarebbe, infine, una quarta estrema soluzione di cui, però, per educazione non si parla ufficialmente: cercare e trovare un altro leader per il Centro Destra.

Si perché il problema della dirigenza Pdl, e forse dello stesso Silvio Berlusconi, è proprio quello di trovare un personaggio adatto ad un ruolo che negli ultimi vent’anni è sempre e solo stato assegnato ad un uomo e basta: Silvio Berlusconi. Oggi emergono, così, tutte intere le difficoltà di una movimento- partito che ha sempre ruotato solamente attorno all’idea che ci potesse essere solo “lui”.

Questo spiega anche il perché si vivano situazioni come quella sperimentata nei giorni scorsi e in occasioni precedenti, con una frequenza crescente. Annunci di iniziative clamorose, poi smentite. Mobilitazioni di massa smobilitate all’ultimo o al penultimo momento. Oscillazioni, a volte davvero stridenti, tra “partito di Governo” e “ partito di protesta”. Anche oggi la ministro Nunzia Di Girolamo critica i compagni di partito più barricadieri.

Gli esponenti del Pdl con cui è possibile ragionare in maniera più posata, a quattr’occhi, però, valutano tutte queste possibilità avanzate nelle ultime ore da vari “portavoce” del Pdl come un ripiego. Si tratterebbe, dice uno di questi a RomaSettimanale.it, con la richiesta di mantenere il più rigoroso anonimato, di gestire la prima, immediata reazione a quello che è paventato come un vero e proprio disastro. Tutti pensavano di dover affrontare la questione “condanna” di Berlusconi in tempi molto più lunghi: almeno un anno, un anno e mezzo.

In questa prospettiva, ci spiega l’amico “ragionevole e ragionatore” del Pdl, dovevano essere visti gli ultimi comportamenti di Silvio Berlusconi intenzionato a trattare la vicenda con un tasso di “diplomazia” maggiore di quanto non c’avrebbe messo nel passato. Così come il convincimento sulla necessità di far proseguire il tentativo di Enrico Letta per i famosi 18 mesi di cui si era parlato sin dall’avvio del suo esecutivo il quale segna, comunque, una fase nuova nella recente esperienza politico parlamentare italiana e potrebbe anche portare ad un clima diverso in cui impostare quella che è considerata la prossima, inevitabile “mutazione forzata di ruolo e di presenza di Silvio Berlusconi”.
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Vi sono, inoltre, molte vicende interne, soprattutto tra gli eletti Pdl in Parlamento, che non andrebbero sottovalutate. Non è affatto vero, sembra, che “falchi” e “pasionarie” siano in grado di portare tutti interi i gruppi parlamentari alle dimissioni. Ci potrebbe essere il grosso rischio che una buona parte dei deputati e dei senatori se ne resti al suo posto, cosa che del resto ha detto a chiare note e con brutale franchezza un uomo come Giancarlo Galan. “Per un Galan che parla- ci dice l’amico anonimo del Pdl- ce ne sono venti che stanno zitti, ma che la pensano come lui”.

Giancarlo Infante