Avevano ragione i nonni: dormire sempre con regolarità. La routine aiuta il cervello del bambino

Avevano ragione i nonni:  dormire sempre con regolarità.  La routine aiuta il cervello del bambino

Una delle grandi tradizioni ed attenzioni dei nostri nonni: far dormire i bambini con regolarità. Poi, giunse la televisione. Giunsero computer, Internet e “socialnetworks”. In molti casi, il ritmo costante del dormire se ne andato, e se ne va tuttora, a farsi benedire. Eppure, ci conferma adesso uno studio della University College di Londra, interrompere la regolarità del sonno può influire sullo sviluppo del cervello nei bambini piccoli.

Andare a letto ogni notte in orari diversi, o altre forme di mancanza nella regolarità del dormire, inoltre, sembra che influenzino le ragazze più dei ragazzi. In ogni caso, lo sviluppo mentale non è mai buono come quello dei bambini che hanno sempre continuato a dormire con regolarità.

L’effetto sembra sia molto evidente in bambini di tre anni di età. Piccoli e piccole con sistema di sonno meno regolare raggiungono punteggi inferiori nella lettura, nelle prove di matematica ed in quelle di abilità varie, rispetto ai coetanei abituati a seguire una pianificazione più rigida del loro riposo notturno.
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Gli scienziati autori della ricerca sono, così, giunti alla conclusione che la mancanza di routine nel bambino può compromettere lo sviluppo cerebrale della prima infanzia a causa degli effetti negativi che si ottengono con le modifiche sul cosiddetto orologio biologico o attraverso la privazione del sonno. Ne resta colpito il cervello di cui vengono ridotte o menomate le capacità di ricordare ed apprendere nuove informazioni.

Il sonno regolare, infatti, rende possibile la sinterizzazione cerebrale delle informazioni e le conoscenze acquisite. Se, pertanto, il cervello di un bambino, nel corso di una delle fasi più importante della sua esistenza, non è capace di gestire adeguatamente questi meccanismi diventa, poi, più difficile metterlo in grado di farlo successivamente, nelle ulteriori fasi dello sviluppo e della crescita.

Mentre, infatti, le differenze nei punteggi dei test possono essere considerate relativamente modeste durante l’infanzia, esse sono destinate ad avere un effetto cumulativo nei periodi successivi, esponendo il soggetto interessato al rischio di maggiori problemi nel corso dello sviluppo e della maturità.
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La ricerca è stata effettuata utilizzando gli archivi del Millennium Cohort Study (MCS), una registrazione a lungo termine dei dati dei bambini del Regno Unito, e coinvolgendo anche i genitori in grado di fornire informazioni attendibili sulla regolarità o meno del ciclo del sonno dei loro figli.

L’ora in cui i bambini vanno regolarmente a letto sembra abbia poco o nessun effetto sulle capacità mostrate nel corso di diversi test: competenze in relazione all’uso di numeri, lettura e disegno di forme piane o solide. Quello che sembra influisca maggiormente è la regolarità nel dormire, in mancanza della quale i ragazzi spesso riportano punteggi più bassi.

Il maggior crollo nei risultati è stato registrato nelle ragazze che, con meno regolarità, rispettavano l’andamento del riposo notturno. Il riscontro è stato confermato in tutte le fasce di età prese in considerazione: tre, cinque e sette anni.

“Il sonno – scrivono i ricercatori- è il prezzo che paghiamo per l’organizzazione mentale delle conoscenze del giorno precedente e costituisce un investimento necessario per consentire un apprendimento, nuovamente fresco e rinnovato, il giorno dopo. Lo sviluppo infantile ha profonde influenze sulla salute ed il benessere in tutto il restante corso della vita. Pertanto, la riduzione o l’interruzione del sonno, soprattutto in momenti chiave dello sviluppo, potrebbero avere ripercussioni importanti sulla salute per tutta la vita”.

Veronica Gabbuti