Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II santi Francesco promulga anche l’enciclica “Lumen Fidei” impostata da Benedetto XVI

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II santi  Francesco promulga anche l’enciclica  “Lumen Fidei” impostata da Benedetto XVI

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II saranno proclamati santi entro la fine dell’anno. Papa Francesco ha firmato ufficialmente il decreto per la loro canonizzazione dopo aver approvato il miracolo attribuito a papa Woitjla e concesso la deroga dell’accertamento del miracolo per Papa Roncalli. Quest’ultimo sarà proclamato santo, così, in coincidenza dei 50 anni dalla sua morte.

Francesco ha anche diffuso l’enciclica “Lumen Fidei”, Luce della Fede. Iniziata da Benedetto XVI e lasciata incompiuta per la sopraggiunta decisione di Papa Ratzinger di dimettersi. Il suo successore ha fatto proprio il lavoro iniziale e l’ha portata a termine in pochissimo tempo.
Si tratta di 82 pagine che costituiscono la prima enciclica ufficialmente scritta da due pontefici.

E’ lo stesso Francesco a riconoscere esplicitamente quanto il testo, che costituisce una esaltazione della Fede come strumento di illuminazione dell’intera esistenza umana, è stato permeato dal pensiero del suo predecessore che “aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede”

“Gliene sono profondamente grato – afferma Francesco – e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”. L’enciclica però non deve essere letta solamente come un testo di ricerca teologica. Anzi, in essa si respira il legame della Fede con l’umanità vera e vissuta da parte del cristiano. Non è pertanto intesa solo come elemento di pura trascendenza spirituale, bensì come parte concreta dei rapporti sviluppati e sostenuti dall’amore e della natura dell’uomo.
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E’ chiaro che la fede non va a permeare solamente il rapporto dell’uomo e del cristiano con Dio, ma anche con la sua luce è “capace di illuminare tutta l’esistenza” perché “in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune”. La fede, dunque, segna un discrimine tra un tipo di rapporto tra gli esseri umani ed un altro. Quello che l’enciclica definisce “l’architettura dei rapporti umani”.

Il concetto ribadito è che “senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare”. Nell’amore, invece, “è possibile avere una visione comune.

In questo senso “la luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace” e diventa a maggior ragione un elemento caratterizzante anche della cosiddetta dimensione “orizzontale” degli esseri umani oltre che di quella “verticale” relativa al rapporto con il divino.
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In questa dimensione si collocano, sul versante pubblico, i rapporti sociali e “politici” riguardo ai quali deve essere riconosciuto che “l’autorità viene da Dio per essere al servizio del bene comune” e, sul versante del “privato”, la famiglia e l’amore tra i coniugi: “uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede”.

Infine, quasi un grido assieme drammatico, ma pieno di forza: “non facciamoci rubare la speranza non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino”.

Giancarlo Infante