La disoccupazione giovanile e le aziende

La disoccupazione giovanile e le aziende

I recenti provvedimenti adottati dal governo del Paese a cui si aggiungono gli ulteriori interventi della Comunità Europea a favore dell’occupazione giovanile e l’attivazione dei prestiti a favore delle piccole aziende meritano alcune obiettive considerazioni.

Difatti pur dando atto al Presidente del Consiglio Enrico Letta di aver ottenuto nel vertice di Bruxelles risultati positivi per il nostro Paese, in particolare per quanto riguarda la difesa del debito sovrano rispetto ad eventuali dissesti bancari, siamo preoccupati per quanto deciso per la occupazione giovanile.

Il tentativo della cancelliera tedesca Angela Merkel contro la stabilizzazione delle banche europee è stato sconfitto grazie all’intervento del governatore della BCE Mario Draghi e il vertice di Bruxelles ha deciso di istituire una autorità europea per la ristrutturazione e la chiusura delle grandi banche.

Per quanto riguarda i provvedimenti a favore della occupazione giovanile restiamo alquanto perplessi. Ci sono le risorse per l’occupazione giovanile il cui piano dovrebbe scattare con gennaio 2014 ma abbiamo l’impressione che senza le aziende disposte ad assumere si rischia un flop.
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Occorrono regole certe individuando strutture adeguate per la gestione e l’utilizzo dei fondi non tralasciando il segmento della cooperazione. Per l’attuazione del piano potrebbero essere riesumati gli ispettorati del lavoro di intesa con le agenzie per l’impiego regionali.

Resta,comunque,indispensabile la elaborazione di un piano per la crescita e la facilitazione alle piccole e medie aziende dell’ accesso al credito.Occorre anche un piano concreto a livello europeo per il rafforzamento della base industriale ed a livello italiano,proprio per agevolare l’occupazione, la riduzione del cuneo fiscale che oggi incide per il 53% sul costo del lavoro.

Non è pensabile richiedere ulteriori sacrifici al Paese,in quanto produrrebbe ulteriori conseguenze negative sui consumi.Restano comunque ancora insoluti i problemi relativi ai giovani over 35.

Il Veneto,la Val d’Aosta,il Trentino sono stati esclusi dal piano di occupazione giovanile, giustamente,in quanto la disoccupazione che in quelle Regioni si registra è soltanto “frizionale” e non certo “strutturale” come nel Mezzogiorno.

La disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno ha raggiunto livelli intollerabili.Ormai sono in crisi tutte le grandi aziende pubbliche e private ancora esistenti nel Sud.

L’ultima è la Selex (Finmeccanica) che ha annunciato lo spostamento della Direzione Generale,dell’area di ricerca e dell’area di sviluppo al Nord. Tutto il settore ingegneristico e della logistica civile vengono trasferite da Giugliano al Nord. Occorrono urgenti investimenti pubblici e fermi interventi del Governo.
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Del resto la politica industriale del Paese dal 1994 ad oggi è stata fortemente condizionata dalla presenza della Lega Nord in Parlamento a cui anche Berlusconi ha dovuto sottostare per motivi elettoralistici e per condizionamenti di governo.

Il risultato è stato quello che quasi tutto l’apparato produttivo del Paese si è trasferito nella direttrice di sviluppo Genova-Torino-Milano e Trieste penalizzando pesantemente il Mezzogiorno ormai privo di quasi tutto il settore siderurgico, di quello elettromeccanico,della cantieristica,di quello del cemento di quello della trasformazione dei prodotti agroalimentari etc.

Ed allora ben venga un piano per la crescita tenendo in conto gli squilibri esistenti.Le previsioni certo non sono rosee:il calo dei consumi per il prossimo anno dovrebbe subire una ulteriore flessione (dell’8,1 per cento rispetto al 2007) e la disoccupazione salirà al 12,4 per cento. Dal 2007 abbiamo perduto 700.000 posti di lavoro e con una pressione fiscale aumentata dal 42,6 per cento al 44 nello scorso anno.

Di pari passo al piano per la crescita, tale da indurre le imprese ad assumere i giovani, il Paese ha bisogno di concludere il capitolo riforme attraverso una revisione della spesa degli apparati pubblici, come ha richiesto la Corte dei Conti, richiamando gli enti locali all’esercizio dei propri poteri costituzionali senza invadere competenze di altri eliminando sovrastrutture e duplicati di funzioni tra Centro e periferia.

Ugo Grippo