L’Intervista/ Gianclaudio Bressa

L’on. Gianclaudio Bressa è nato a Belluno, il 16 gennaio 1956. E’deputato del Partito Democratico di lungo corso. Lo incontriamo per parlargli della “crisi”, vera o presunta del Pd, di cui tutti parlano. Lui è uno di quelli che conta nel suo partito. Gran lavoratore, con una costante presenza nella Commissione della Camera per gli Affari Costituzionali, in cui è il capogruppo per il suo partito.

Bressa, il Pd sembrava un partito che avesse il Paese in mano e, invece, si ritrova in piena crisi…

“….Ad avere il Governo in mano….”

Gianclaudio Bressa, non è affatto convinto che il Pd possa solo essere dipinto come una realtà in crisi. Riusciamo a tirarlo fuori a forza dall’ennesima riunione che ha nel corso della giornata. E’ un garbato signore bellunese che fa fatica a dire di no. Prosegue…

“…Non è vero che da noi è tutto solo caos e che il partito dev’essere completamente rigenerato. In realtà, quello che emerge è che il Pd ha una forza di fondo che gli ha consentito e gli consente di superare le tante avversità che caratterizzano la complessa situazione politica, economica e sociale del nostro Paese. Noi stiamo dimostrando, ogni giorno, che ci siamo e che costituiamo l’unica vera struttura politica del Paese, realmente organizzata democraticamente al proprio interno”.

Si ma l’impressione esterna che state attraversando un periodo di”turbolenza”, diciamo così…

“Stiamo ridefinendoci, a partire dallo Statuto. In questo momento non siamo né un partito “solido”, né un partito “liquido”. Possiamo dire che siamo allo stato”gassoso”? Questo perché mancano i fondamenti…”

Della Fisica?…

“No. Non ci mancano i fondamenti della Fisica. Bensì un certo tipo di organizzazione che tenga conto del fatto che noi non siamo né una forza cattolica, né una forza socialista…”

C’è chi pensa che proprio questo sia il vostro problema. Cioè, una non riuscita fusione tra la vecchia anima ex Dc e quella social comunista…

“…Questo in realtà non è più vero. Ci sono invece situazioni in cui la fusione non solo c’è stata ma ha prodotto risultati eccezionali. Pensiamo alla candidatura ed all’esperienza Franceschini. E’ stato il frutto del superamento delle diverse esperienze e tradizioni di partenza. Pensiamo all’esperienza Bersani, è stato lo stesso…”

Due esperienze finite male, però…

“Niente affatto. Si tratta di due esperienze che, ora, ci consentono di arrivare al Congresso quale unico partito italiano in grado di fare un Congresso. E’ il solo Partito presente su tutto il territorio nazionale e con forme di autentica democrazia interna. Una realtà unica, insomma, in Italia”.

Allora i giornali che vi dipingono come vi dipingono, cioè ancora divisi tra le due vecchie anime della storia della Prima Repubblica, fanno disinformazione?

“No, disinformazione no! Fanno della mistificazione! La verità è che il Partito Democratico non gode dei favori di una parte di un “establishment” importante nel Paese. Scoprono che non siamo, poi, così tanto permeabile al lavoro delle “lobbies”. Il Pd, insomma, da fastidio in qualche modo e, allora, ci si inventa divisioni che non esistono. Pensiamo ai giovani che abbiamo e che non hanno avuto il tempo di vivere le vecchie divisioni e contrapposizioni del passato…”

Si ma nelle realtà locali? A Roma in molti si lamentano della struttura di potere che poi è quella del vecchio Pci…che sembra avere in mano tutto…

“L’unico vero elemento critico che abbiamo appena vissuto è che, comunque, ha dimostrato che dei problemi ci sono, è stato quello della elezione del Presidente della Repubblica. In quella occasione una serie di condizionamenti esterni, che scattano sempre in situazioni simili, hanno finito per provocare una crisi che, è giusto riconoscerlo, ha messo in crisi il Partito. Ora, però, anche questo è giusto riconoscerlo, dopo le elezioni amministrative e, soprattutto, dopo la formazione del Governo di Enrico Letta, abbiamo avviato una ripresa”.

Si, ma a livello europeo esiste la grande suddivisione delle vecchie “famiglie” della politica continentale.

“Tutti vogliamo andare oltre intercettando gli elementi di novità insiti nella società moderna. Anche la socialdemocrazia vuole andare oltre. I democratici di tutto il mondo vogliono andare avanti. Noi siamo molto attenti a quello che accade tra i democratici statunitensi e quelli indiani, per esempio. Ci sono nuovi orizzonti verso cui guardare e, per questo, noi siamo persino più avanti a tante esperienze europee”.

A proposito degli orizzonti. Scusi se restiamo in Italia. Renzi, come problema interno, e Grillo sull’esterno?

“Grillo non è un problema da quando è stato lui a chiamarsi fuori. Ha deciso di non essere un interlocutore su nulla e si è tirato indietro. Non intende relazionarsi con nessuno e su nessun tema. Il nostro problema, allora, semmai, è quello di saperci relazionare con chi lo ha votato. Renzi, invece, è un iscritto al Pd. Legittimamente si pone degli obiettivi all’interno del Partito. Sarà lui stesso a scegliere questi suoi obiettivi. Renzi, pertanto, rappresenta una ricchezza e non un problema per il Pd”.

In sostanza, potremmo dire che è il caso di “ripartire da Letta”.

“Enrico Letta è il vicesegretario del Partito. E’ stato chiamato ad essere il Presidente del Consiglio in un momento molto difficile per il Paese, sotto tantissimi punti di vista. Questo momento lo affronta e lo affronterà bene. Per tutto il tempo che servirà. Sono convinto che il Congresso del Partito può essere pensato ed organizzato senza costituire un ostacolo al progetto del Governo Letta…”

Escludiamo una sua candidatura? Lui non può candidarsi alla segreteria?

“Certo che può. Ma il suo impegno è profuso principalmente nel fare uscire il Paese dalla palude in cui si è cacciato. Ecco perché si sta lavorando affinché il prossimo Statuto del Partito non preveda obbligatoriamente la coincidenza tra carica di Segretario e candidato Premier. Le ragioni del presente che viviamo sono notevolmente sufficienti per non far aggiungere ulteriori argomentazioni al riguardo”.

Infine, onorevole Bressa, i vostri rapporti con il Pdl?

“Noi ed il Popolo delle Libertà, siamo forze alternative che, in questa fase, hanno responsabilmente deciso di governare insieme la crisi che è sia economica, sia istituzionale. Il che significa una parentesi in cui le scelte, in campo economico e in campo istituzionale, non possono che essere comuni. Torneremo, poi, al confronto tra due forze distinte ed alternative…”

Moro trentacinque anni dopo onorevole…Ma Gianclaudio Bressa deve scappare in una delle tante commissioni in cui è impegnato. Non ha tempo di risponderci altro!

Intervista di Giancarlo Infante