La Consulta sta con i magistrati Berlusconi si tiene la condanna Lui rassicura: non cade il Governo

La Consulta sta con i magistrati  Berlusconi si tiene la condanna  Lui rassicura: non cade il Governo

La prima reazione di Silvio Berlusconi è di composta rabbia: ”Mi vogliono fare fuori. E’ un accanimento giudiziario”. Ma assicura subito dopo: il Governo non si tocca. Questo è quello che interessa a gran parte degli italiani ed alla stragrande maggioranza degli eletti in Parlamento.

La prima reazione alla sentenza della Corte Costituzionale che dà torto a Berlusconi e ragione ai giudici del Tribunale di Milano, era giunta in maniera ufficiosa dal giornale fiancheggiatore “Libero”. Un ruggito che non faceva prevedere niente di buono:” Lo vogliono far fuori. Come previsto, arriva il “no” al legittimo impedimento di Silvio Berlusconi, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio, a partecipare all’udienza del 1° marzo 2010 del processo Mediaset”.

I berlusconiani devono ingoiare il rospo: i giudici di Milano non sbagliarono quando non concessero il “libero impedimento” al loro leader nel corso di un’udienza di oltre tre anni fa. Però se lo aspettavano. Chi ha avuto modo, come il sottoscritto, di averne a portata di mano un paio nelle ore cruciali dell’attesa ha notato, ad un certo punto, che le facce si erano fatte scure. Si vede che il suono del tam tam si era messo a circolare e che toccava solo aspettare la notizia ufficiale e la reazione del capo ad una decisione che potrà avere le sue conseguenze.

La sentenza della Corte significa che, per il momento, in attesa del terzo grado della Cassazione, Silvio Berlusconi deve mettersi l’animo in pace e tenersi la condanna a quattro anni che gli venne comminata subito dopo il mancato riconoscimento del “legittimo impedimento. Di questi quattro anni, tre sono coperti dall’indulto. Quindi, il cavaliere senatore si ritroverebbe a dover scontare appena un anno. Come quello che dettero al suo rivale De Benedetti.
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A Berlusconi, in realtà, non interessa questa parte della condanna. Lui sa che non farà neppure un giorno di prigione. Il punto è l’aggiunta della interdizione dai pubblici uffici. Cosa che comporta la decadenza dalla carica al Senato e, forse, persino quella del titolo di Cavaliere. Resterebbe un semplice dottore. Le conseguenze per la sua carriera politica sarebbero disastrose.

Una cosa che non gli va bene e che non va bene ai suoi. Lui ha indirizzato una nota rassicurante sul Governo a Letta ed al Presidente Napolitano. Nell’aria però restano gli echi di quello che aveva tuonato il vicepresidente del Senato Pdl, Gasparri: “Qualora ci fosse un epilogo negativo e, per noi di inaccettabile valore politico, avremmo tutto il diritto di assumere iniziative come, in ipotesi, le dimissioni di tutti i parlamentari Pdl. Se non c’è praticabilità e la squadra esce dal campo, gli arbitri e i giudici devono considerare se la partita può andare avanti o meno”.
E’ vero che gli aveva fatto subito il controcanto un importante amico di partito, affatto d’accordo. L’ex ministro Giancarlo Galan, infatti, ha precisato: “Se Berlusconi fosse interdetto dai pubblici uffici non mi dimetterei. Credo che Gasparri non esprima il sentimento comune e non dica quello che, ad esempio, io penso e cioè che, anche se si fa fatica, le vicende giudiziarie sono qualcosa di diverso”.

Staremo a vedere che consigli porteranno la notte ed i giorni a seguire.

Giancarlo Infante