Pilato e Gesù possono far dare vita ad un romanzo? A leggere l’opera di Fernando Gentili “Acta Pilati. I veri atti di Pilato”, edizioni Albatros, si direbbe proprio di sì. Il legame romanzato tra i due, il Proconsole Romano da una parte ed il Messia dall’altro, viene fatto emergere dal Gentili, già collaboratore tecnico della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, attraverso la lettura della raccolta dei rapporti della “securitas” romana, redatti in base alle informazioni che la perfetta rete di spionaggio organizzata dall’apparato strategico romano in Palestina fa giungere sul tavolo del Prefetto della Giudea, il più alto rappresentante dell’autorità di Roma in quell’angolo remoto dell’Impero.
Pilato controlla minuziosamente l’operato del giovane predicatore noto come Gesù di Nazareth, dei suoi amici e, anche, dei suoi avversari politici delle caste dominanti dei Farisei e dei Sadducei. E non solo loro, bensì anche tutto l’establishment politico-religioso di Israele, quello che in Gesù vede un serio pericolo alle proprie prerogative di potere e che gli si oppone durante gli anni della vita pubblica e che, alla fine, riuscirà a mandarlo a morte.
Di nuovo, il ritorno in battaglia con la la VII legione, la “Valeria Victrix”, nel corso della estenuante e sanguinosa battaglia germanica durante la quale giunge la promozione sul campo per il valore dimostrato nel vittorioso scontro di Idistavisio, quello che segnava la vendetta romana per la sconfitta subita da Varo nel 9 d.c. nella Selva di Teutoburgo.
Poi, l’arrivo dei due figli che cementerà ancora di più l’unione con la moglie. E le sue amicizie influenti a Roma che lo condurranno al cospetto del potente ed avido ministro dell’Imperatore Tiberio, Lucio Elio Seiano, che gli procurerà l’incarico difficile e delicato di Prefetto della Giudea.
In quella riottosa regione, Pilato si misura con un popolo geloso delle proprie tradizioni religiose, affronta un difficile rapporto con le autorità locali in un insieme di impegni per le opere pubbliche da compiere e le repressioni da mettere in atto per riaffermare il potere di Roma.
La sua attenzione deve per forza concentrarsi su quel giovane predicatore. Così diverso dai soliti agitatori e falsi profeti. Egli non parla d’odio ma di fratellanza ed amore. Sembra sia in possesso di straordinari poteri taumaturgici. Le relazioni degli informatori su di lui s’infittiscono. La moglie di Pilato ne è profondamente colpita e conquistata.
Poi, gli avvenimenti incalzano, il tempo ne scandisce il susseguirsi concitato. Dagli anni della predicazione, si passa ai mesi che precedono quella fatidica Pasqua ebraica che inciderà così drammaticamente sui destini della futura storia dell’Uomo. Pilato segue, lungo quelle infuocate settimane, l’odio e gli intrighi del Sinedrio contro Gesù. Infine, le ore che coinvolgono e trascinano tutto e tutti verso l’ineludibile. Gli eventi prendono il sopravvento.
Il Prefetto Romano vede che la sua stessa volontà ed il suo stesso potere sono turbati dalla personalità di Gesù. Egli è intimamente convinto della sua innocenza ma non può fare niente. La situazione precipita fino a concludersi in quella tragica “hora nona” e nell’urlo sdegnato e rabbioso della natura stessa.
Il fato decide del destino di Pilato. Il suo compito in Giudea è concluso. Arrivano il richiamo precipitoso a Roma, l’addio alla famiglia, l’esilio. Pilato ha a disposizione un tempo infinito per ricordare e riflettere. Tenta di placare il suo tormento spirituale cercando di approfondire e meglio comprendere le analisi complesse dei principi essenziali dell’animo umano e le eleggi del pensiero filosofico attraverso la lettura delle grandi opere classiche. Nel suo animo, però, cresce la consapevolezza che la propria vita è cambiata a causa dell’incontro con quel giovane predicatore: Gesù di Nazareth.
Quindi, giunge la grazia da Roma. Sceglie di terminare la propria vita in un’altra città, lontano dai palazzi delle autorità e dalle fredde logiche del potere. Va in una città più aperta e ricettiva di nuove idee, di nuovi concetti dottrinali, di nuove forme di pensiero e culturalmente viva e stimolante: Atene. E’ destino che qui debba avere un ultimo, decisivo incontro. Quello con Paolo di Tarso colui destinato a diffondere il verbo di cristo nell’intero Impero Romano.
Egidio Eleuteri