Il nuoto Paralimpico ha il suo inno ufficiale. L’ideatore e creatore è un giovane musicista italiano che vive a Londra. Giovane, ma con una storia professionale che incute rispetto, e un pizzico di quasi soggezione, per l’impegno costante e i risultati continui che l’hanno costruita. Il giovane musicista, entrato oramai nel pieno della maturità artistica, si chiama Leo Di Lorenzo, e ha 36 anni. E’ nato, infatti, nel 1977, a Roma, ed è compositore, autore e performer, come ama definirsi, che per soddisfare le proprie esigenze espressive non si è mai limitato alla sola musica. Si è, infatti, cimentato anche nell’arte, scrittura, produzione video, fotografia ed ha collaborato con importanti istituzioni a livello nazionale e internazionale.
Leo, come nasce l’idea dell’inno del nuoto paralimpico?
Da un incontro casuale in centro a Londra con il team paralimpico azzurro al bar dell’Hyppodrome Casino di Leicester Square, la serata di chiusura della Paraolimpiadi. Il presidente Roberto Valori, fumando un sigaro Toscano insieme a me, mi disse di essere un grande amante della musica e che la federazione non aveva un inno. Tutto è partito da li.
Circa un mese tra ideazione e produzione
Ha avuto mai momenti di incertezza, di indecisione che hanno rallentato il lavoro?
Le indecisioni spesso riguardano l’orchestrazione e il missaggio, gli aspetti più tecnici della composizione e produzione musicale. L’idea melodica viene quando si è ispirati, per poi essere sviluppata in esteso.
Sicuramente, come tutti i grandi compositori, impiegherà del tempo per trovare la massima soddisfazione in ciò che realizza. E’ così anche per Lei?
Cosa la fa decidere che l’opera è definitivamente conclusa, che non ha più necessità di “ritocchi” o di rifiniture?
è una decisione istintiva che deriva dall’esperienza. Quando l’orchestrazione e l’equilibrio timbrico si sposano bene con la melodia ed il messaggio del brano, si può dire di poter essere soddisfatti.
Inno a parte, quale è la composizione che Le ha dato la maggiore soddisfazione?
se devo essere onesto, non ho preferenze per quanto riguarda i miei lavori. Mi hanno tutti dato soddisfazione sotto diversi punti di vista e mi hanno dato l’opportunità di crescere, imparare e capirmi meglio come artista. Sarebbe come amare un figlio più di un altro. In questo, credo di essere un buon padre.
mi piacerebbe lavorare di più con la musica applicata al cinema, in particolare con registi come Tornatore e Sorrentino, due persone che hanno saputo portare con le loro opere la cultura e sensibilità italiana sulla piattaforma internazionale. Amo il cinema ed ascolto colonne sonore da quando ho 12 anni.
E per quello più lontano?
Di riuscire a mantenere la purezza ed onestà intellettuale necessaria per poter continuare ad esprimermi come ho fatto fino ad oggi, sperando di emozionare sempre più persone.
Nel 1997, a soli 19 anni, Leo Di Lorenzo vince il premio “Lorenzo il Magnifico” nella sezione musica della Biennale di Firenze. Poi, nel 2002, a 25 anni, partecipa alla Triennale Di Milano insieme al land-artist Giuliano Mauri, in occasione della mostra “Le città invisibili di Italo Calvino”, componendo la musica per l’installazione “Zenòbia”.
Nel 2005 si traferisce a Londra, e l’anno successivo la Polivideo SA di Lugano gli commissiona la colonna sonora di “Urbi et Orbi”, documentario su “i Papi e la comunicazione” co-prodotto da Polivideo, Rai Educational e la rivista Focus, che vende ben 250.000 copie in DVD. Un vero record, non c’è che dire!
Poi nel 2007, dopo una tournèe in Cina, entra in contatto con l’Istituto di Cultura Cinese di Londra. E’ Leo Di Lorenzo il rappresentante ufficiale del Regno unito al
Trasferitosi a Soho, nel West End, Leo entra in contatto con l’ambiente del famoso Ronnie Scott’s Jazz Club, dove si esibisce con la cantautrice canadese Tammy Weis. Il sassofonista Leo Green (Jerry Lee Lewis, Jeff Beck, Van Morrison) lo presenta a Ray Gelato, con il quale inizia a collaborare e per il quale compone e arrangia il brano “Smoke it!” (Fuma!), che Gelato inserirà nel suo ultimo lavoro “Wonderful” (Universal, 2013).
Poi una serie di altri incontri e di collaborazioni con artisti delle più differenti discipline.
Infine, nel 2011 si occupa di musica applicata al cinema per il conservatorio di Brescia e scrive “Spaghetti WestEnd”, una raccolta di poesie, riflessioni ed esperienze personali derivate dalla la sua permanenza a Soho. Il libro costituisce la parte testuale di un’opera Blues da cui prende il nome. Ora, dopo aver composto un’altra delle sue apprezzate colonne sonore per il film “The World Apart” del regista anglo-cinese Alex V. Wong, è al lavoro nel suo studio di registrazione e produzione “N8 Sound”, a Londra.
Antonello La Monaca
www.n8sound.co.uk
http://www.youtube.com/watch?v=sHQpD23K8Kw&feature=youtu.be