Parlamento: La confusione regna sovrana ci dobbiamo credere o non è così?

Parlamento:  La confusione regna sovrana  ci dobbiamo credere o non è così?

La confusione sembra regnare sovrana in Parlamento sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale. Non facciamoci, però, incantare. E’ così ma, al tempo stesso, così proprio non é. Abbiamo a che fare con i riti ed i minuetti della politica italiana. Sfiziosa da vedere, sempre più difficile da comprendere. Politici di seconda fila e giornali sono maestri nel sollevare grandi polveroni destinati a rimanere in aria pochi giorni se non solo poche ore.

Quello che conta sono le grandi linee di tendenza delle dinamiche parlamentari le quali non sono dettate né dalle seconde fila né dagli opinionisti dei quotidiani. Certo, ognuno ha la sua idea ed è stato mandato apposta in Parlamento. Perché la esprima. Così è legittimo sentir proporre il ritorno al “mattarellum”, oppure al maggioritario come fa l’ex onorevole Massimo D’Alema. Oppure, ancora, altre soluzioni il cui numero può tendere all’infinito. Tanti sono i sistemi elettorali, le loro sotto varianti e tutte le invenzioni possibili immaginabili da trovare in materia. Le discussioni sui sistemi elettorali hanno sempre costituito le occasioni in cui molti parlamentari, rischiando in fondo poco, possono finalmente dire la loro. Anche in difformità con la proposta ufficiale del proprio partito.

Se uno è un convinto proporzionalista perché non può sprecare un po’ del proprio fiato in quella direzione? Lo stesso vale per chi vuole il maggioritario. Lo potrebbe volere secco alla britannica o con il doppio turno alla francese. E poi, ancora, sbarramento al tre, al cinque, al 10 per cento.

legge7 camera132100453-ce7a36df-2b66-40c4-b9de-3d8a23f02791Il punto è che i parlamentari, qualunque cosa si possa dubitare al riguardo, sono in grado di discutere tra di loro. Un tempo, ma allora c’era la “cortina di ferro”, lo facevano riservatamente e, magari, senza gridare troppo contro il compagno di partito. Anche se non sono mai mancate le eccezioni.

Oggi, invece, con i “facebook”, i “ twitter”, i “followers” ed i “following”, un tempo si sarebbe detto più asciuttamente gli elettori, come si fa a fare tutto riservatamente? Se non “ posti” o non  “ twitti” una volta ogni due minuti vuol dire che non sei proprio nessuno.

Allora, la diversità di opinione viene enfatizzata, esaltata come se per il solo fatto che l’on. Giachetti vuole tornare al “ mattarellum”, con qualche decina di colleghi intenti a pensarla come lui, possa davvero significare la drammatica crisi del Governo Letta.

Qualcuno nel Pdl lo dice ma non ci crede neppure più di tanto. All’intervento dell’on. Giachetti, però, bisogna pur rispondere qualcosa. Del resto, si sarà detto l’onorevole Brunetta che, infatti, risponde: se lo contesta pure la senatrice Finocchiaro possibile che devo starmene zitto proprio io? E, allora, tutti allegramente a montare su un caso per il fatto che 43 deputati del Pd, su 293, sono scontenti ed assecondano Giochetti.

Intanto, la maggioranza al Senato vota una mozione, come a dire che si impegna a parole per il futuro, sulla via delle riforme costituzionali. Poco dopo, alla Camera, la posizione di Giachetti e compagni è archiviata in una sola alzata di mano.

ue1Eppure, questa è stata la giornata in cui la UE ci ha tolto, come già risaputo da un pezzo, dalla lista nera di chi non rientrava da un eccesso di deficit. E’ la stessa giornata in cui ci hanno detto che il  Pil  del 2013 segnerà un -1,8% e che la disoccupazione toccherà il 12,5% nel 2014.

Questa è la giornata in cui la crisi siriana si è alzata ancora un pochino di livello. Gli Usa hanno contestato alla Russia di mandare armi alla Siria. Lo sanno, e sono costretti a tollerarlo, da un pezzo. Forse oggi hanno alzato la voce per coprire la rumorosa minaccia degli israeliani di dire la loro, anche militarmente, se i russi forniranno circa 300 missili ai siriani. Ogive con le quali gli uomini di Damasco possono raggiungere e colpire quasi tutto lo stato di Israele. Poi, a svelenire il clima è stata fatta trapelare la notizia che alti ufficiali di Tel Aviv si sarebbero recati di corsa a Mosca per cercare la via del convincimento più che quella del ruggito ostile.

Su questo sfondo, insomma, spicca la notizia casereccia che i partiti della maggioranza Pd, Pdl e Lista Civica di Monti, avvieranno il dibattito parlamentare sulla nostra riforma costituzionale. Non aspettavamo altro! Argomento che, se ritorniamo ai programmi elettorali presentati a Febbraio, però vanno in direzioni completamente diverse  l’uno dall’altro. Allora vediamo di provare a capirci qualcosa. Berlusconi e Monti tacciono. Vuol dire che le discussioni in corso lasciano il tempo che trovano.

ue2Enrico Letta, forse, è l’unico che fa capire come stanno veramente le cose: “18 mesi per fare le riforme”. Ribadisce un concetto già espresso qualche tempo fa: il Governo è destinato a durare un anno e mezzo. Soprattutto, dovrà continuare a mettere i conti in ordine. Per il resto si vedrà. Poi, ci sono anche le riforme. Ce la faranno, con i tanti Giachetti che spunteranno fuori ad ogni piè sospinto, a riformare la Costituzione in 18 mesi?

Viste le passate esperienze c’è da dubitarne. Ma intanto, come conferma il silenzio di Berlusconi, il primo compito di questo Governo è durare. Ancora un po’. 

Giancarlo Infante