Una domenica di gente qualunque a San Pietro per vedere Francesco

Una domenica di gente qualunque  a San Pietro per vedere Francesco

La domenica di Papa Francesco sembra voler essere sempre all’insegna del bel tempo e, quindi, del bagno di folla. Eppure, questa è ancora una primavera stancatasi già prima di arrivare a dispiegarsi completamente, dopo un inverno molto piovoso. Evidentemente, come è stato anche per le ultime domeniche della fine del pontificato di Benedetto XVI, forse scoperto, ed amato all’improvviso, dai romani dopo il gesto inatteso delle dimissioni, piazza San Pietro è continuamente gremita.

Non sembra che il sodalizio nato d’impeto e passionale tra la gente romana e il suo nuovo Vescovo Francesco sia ancora intaccato da qualcosa di storto. La gente sciama lungo tutte le strade vicine per convergere su via della Conciliazione e, quindi, sulla piazza, forse, più famosa di tutti e cinque i continenti per l’uomo venuto “dalla fine del mondo”.

Nelle occasioni speciali, le Messe durano anche due ore di fila ma è un continuo arrivo di persone. Francesco, gioco forza, molte volte, unifica la Messa con il tradizionale Angelus delle 12. Così, i pellegrini che non lo sanno e si presentano poco prima di mezzogiorno, restano delusi quando giungendo al colonnato del Bernini scoprono che lui se ne è appena andato e trovano solo decine e decine di migliaia di persone che si commentano l’un l’altro questo o quel aneddoto sul Papa.

“Hai visto quando è sceso dalla papa mobile? Hai visto questo… hai visto quello…” Sin dalla prima occasione, quel che ha colpito è che si tratta di gente non organizzata. Famiglie che giungono alla spicciolata. Gruppetti di amici con al seguito bambini e bambine di ogni età. Molti i piccoli che, è evidente, i genitori sperano possano essere baciati o presi in braccio da Francesco. S.Pietro3.bis12maggio[1]Hanno visto, magari in tv, che il Papa, spesso e volentieri, cerca un contatto diretto con i malati ed i più piccoli. Quasi volesse sottolineare che lui sta con i più indifesi.

Ma anche i grandi vogliono provare a toccare il Papa, come ci è capitato di sentire questa mattina, dalla gente che ci stava soffocantemente attorno. Eravamo attaccati alla cancellata che, nella piazza, divide l’Italia dallo Stato Vaticano. Una linea che, all’altezza della fine delle due braccia esterne del colonnato, segna un confine invisibile da nessuno, in realtà, percepito come tale.

Attorno a noi tanti stranieri, dalle cento lingue diverse, di tutti i colori e di tutte le altezze. Anche un gruppo di donne provenienti dalla Toscana, forse da Pisa, a sentire il loro intercalare ed il parlar “ pungente” cui i toscani non sanno rinunciare neppure durante una funzione sacra. Non vedevano l’ora che Francesco si presentasse all’altezza del punto dove si trovava il nostro gruppo, confuso in una folla ancora più enorme che continuava a trovare alimento negli ultimi arrivi della “ Marcia in difesa della vita”. Avevano attraversato mezza Roma in occasione dell’italiana “Festa della Mamma”.

Quelle che presupponiamo fossero pisane, usavano i telefonini a tutto spiano. Per sapere se a casa stessero seguendo l’evento anche loro. O per ricevere telefonate da parenti che sapevano della loro presenza in Piazza San Pietro. Addirittura, ad un certo punto, giunge una chiamata perché una di loro è stata appena vista in televisione. Ma lei non si fida, teme lo scherzo, la presa in giro: “ come sono vestita?…c’è una signora davanti a me con la camicetta azzurra….”,,, moto di sorpresa, mentre la signora davanti, in effetti con una camicetta azzurra annuisce, quasi soddisfatta. In fondo è stata immortalata anche lei!

S.Pietro2.bis_12maggio[1]L’evento religioso si trasforma, così, in un caso mediatico, televisivo- telefonico. Anche noi, intanto, ci mettiamo del nostro e scattiamo alcune foto con un vecchio telefonino perché abbiamo una guardia svizzera a pochi passi ed i suoi colori dovrebbero meglio risaltare sullo sfondo del travertino della Basilica.

Soddisfatta la signora pisana si rivolge alla sua amica: “adesso, se abbiamo fortuna (ma lei, possiamo assicurare, ha usato un’espressione più colorita) il Papa ci passa vicino”.
E, in effetti, dopo pochi minuti così accade. Giunge la piccola auto bianca scoperta da cui Francesco dispensa a tutti un sorriso ed un saluto cordiale. Una donna dietro di noi annuncia a tutti di essere sopraffatta dall’emozione e, quasi, di essere lì, lì dal finire vittima di un infarto. La sua voce è, però, così fresca che nessuno crede in questo pericolo.

A Francesco piace scivolare tra tutta quella folla in cui, evidentemente, rivede quella ancora più sterminata che, nel mondo, riconosce in lui qualcosa che va ben oltre la sua persona. Non benedice ma,i ma saluta tutti. Se ce la fa, tocca qualche mano. Fa fermare l’auto quando vede che gli viene porto un fagottino in cui c’è un bimbo o una bimba. Oppure un corpo così debilitato da qualche malattia che il suo peso è poca cosa per le braccia dell’agente della sicurezza che glielo porge affinché il Papa possa, almeno, dargli un bacio o una carezza.

E’ ovvio che non tutte quelle migliaia di persone, oggi forse oltre centomila, sono cattoliche o religiose. Ma è evidente in tutti, ma proprio in tutti, se solo ci si mette a scrutarne i volti che si accalcano attorno, che tanta è la commozione nel vivere un evento così semplice ma, al tempo stesso, carico di religiosità e di umanità.

Forse siamo tutti troppo travolti da quanto è fuori di noi: i problemi del lavoro, della famiglia, dell’esistenza in generale in un mondo diventato tanto complesso e affaticante. Abbiamo bisogno di ritrovare qualcosa che raggiunga le profondità più remote di noi stesse che, però, sono quelle che danno un senso alla nostra vita.

Testo e foto di Giancarlo Infante