La tragedia di Genova: divampa la polemica Belfiore: grave errore solo 2 rimorchiatori Gli armatori: bastavano, ma è colpa loro

La tragedia di Genova: divampa la polemica  Belfiore: grave errore solo 2 rimorchiatori  Gli armatori: bastavano, ma è colpa loro

Gli armatori rompono il silenzio e attaccano: non riusciamo ad accettare che 2 rimorchiatori, anche ammesso che le macchine fossero ferme, non siano riusciti a controllare una nave di medie dimensioni come la “Jolly Nero”. Dunque, per il Gruppo Messina, 2 rimorchiatori eran sufficienti, quindi è colpa loro. Non per Gianni Belfiore, che nell’intervista con noi ne ha reclamati almeno tre. E per rimuovere la nave incidentata ne son stati utilizzati addirittura quattro.

Dovrebbe purtroppo salire a otto il numero dei morti. Sembra, infatti, sia stato “localizzato” il corpo di uno dei dispersi. Cinque i feriti della tragedia nel porto di Genova per il crollo della “Torre di controllo” urtata dalla nave da carico “Jolly Nero” in uscita. Una persona mancancherebbe tutt’ora all’appello. Si continua a cercare soprattutto nello specchio di mare antistante il punto del disastro. L’incidente è avvenuto di notte, tra martedì e mercoledì, verso alle 23. E’ in corso l’inchiesta giudiziare che vede “indagati” Comandante e Pilota.

La “Jolly Nero”, un cargo portacontainers di 40.594 tonnellate di stazza lungo oltre 230 metri di propietà dell’armatore Messina, stava uscendo dal porto a “marcia indietro” trainata da due rimorchiatori e, mentre stava girando su se stessa per affrontare il mare aperto di prua, ha violentemente urtato con la parte poppiera la Torre di controllo, abbattendola. E sul numero dei rimorchiatori necessari alla manovra divampa ora la polemica. Negli istanti dell’urto sulla Torre si trovavano una decina di persone, essendo, tra l’altro, vicino il momento del cambio del turno. Alcune delle vittime sono rimaste intrappolate nell’ascensore rimasto sepolto sotto le macerie della palazzina. Altri sono finiti in acqua. La Jolly Nero Roma era diretta a Napoli, per poi proseguire verso Porto Said, in Egitto.

genova2 ItalyCargoShipCrashJPEG-029e5_1367984024--330x185“Ho udito un fracasso terribile – ha racconta sconvolto uno dei pochi uomini che a quell’ora della notte era al lavoro sul molo – e ho visto uno spettacolo che non dimenticherò mai. La Torre di controllo era inclinata su un lato, praticamente decapitata alla base dalla nave che ci era finita contro e che si era subito allontanata. Per telefono ho dato immediatamente l’allarme e i soccorsi sono stati immediati”.

E per telefono, RomaSettimanale.it ha sentito Gianni Belfiore, genovese, per 15 anni ex ufficiale di coperta e poi anche commissario di bordo ai tempi dei grandi transatlantici Michelangelo e Raffaello. Una volta “a terra”, Gianni Belfiore è divenuto famoso come paroliere, anche autore dei successi in lingua italiana del cantante Julio Iglesias. Belfiore, casualmente a Genova, appena avvertito da ex colleghi del disastro, è corso nottetempo al porto, richiamato dal vecchio amore per la marineria. Ascoltando e domandando qua e là, subito si è fatta una sua idea sulle cause della tragedia.

“Sono stati fatti molti errori – ci dice – e il primo, probbilmente il più grave, è stato quello di utilizzare solo due rimorchiatori per una manovra complessa di una nave lunga oltre 200 metri, in uno spazio per di più ristretto. Ad “aiutare” la Jolly Nero nell’uscita dal porto di Genova un rimorchiatore era in poppa l’altro a prora. Sarebbe stata oltremodo necessaria la presenza almeno di un terzo, anch’esso a prua. I due a prua avrebbero dovuto tener ferma la nave subito prima e nel momento dell’inizio della manovra cosiddetta di girata
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Perché solo due, allora?

Probabilmente per risparmiare…i rimorchiatori costano, e non poco. In ogni caso proprio una scelta sbagliata, non c’è dubbio alcuno.

Ma da lì all’incidente ce ne corre…

“L’altro errore potrebbe esser stato nella velocità, quel tantino di troppo, impercettibile, che può risultar fatale, come è stato. Così, la nave sembra proprio essere arrivata al punto di “girata” con quell’abbrivio di troppo che né le eliche né il rimorchiatore di prua son riusciti a controllare. E così si avuto lo “scarroccio” mentre aveva cominciato a ruotare su se stessa. Ci fosse stato il terzo “aiutante”, sarebbe stata tutt’altra cosa”.

E poi?

“Il rimorchiatore di prua non ce l’ha fatta a trattener la nave, sembra, infatti, si sia spezzato il cavo mentre il “macchine avanti” ordinato dalla plancia di comando non pare abbia sortito effetto per la mancata Jolly-Nero-280423ripartita della trazione in senso inverso. Così il poco spazio che c’era ha reso inevitabile l’urto contro il molo e la torre di controllo”.

Secondo lei, Belfiore, La colpa di chi è?

“Per legge sempre del Comandante, anche se in quel momento a operare era il pilota. I piloti, esperti conoscitori dei fondali e delle correnti, sono fondamentali nelle delicate manovre in porto e nei “passaggi” difficili, come ad esempio nel canale di Corinto, in Grecia. Ma anche se sta in plancia praticamente solo a osservare e a fare niente, il responsabile è sempre lui, il Comandante. Il vero padrone assoluto della nave. Lui il colpevole, sempre, pure se il pilota fornisce indicazioni errate”.

Enrico Massidda