Genova: biglietti aerei cari? è colpa pure dell’aeroporto

Genova: biglietti aerei cari?  è colpa pure dell’aeroporto

Per un volo Genova-Roma di sola andata si può dover spendere anche 395 euro. Quasi quanto un’andata e ritorno dall’Italia per New York in bassa stagione. La caccia al biglietto a basso costo per raggiungere la capitale dal capoluogo ligure non offre molta scelta. E per chi non ha la possibilità di programmare il viaggio con largo anticipo, non c’è scampo. L’impegno urgente di chi è costretto a volare per lavoro, magari all’ultimo momento, è così considerato un “bene di lusso” da pagare caro.

Del resto l’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova non ha mai offerto molta scelta per chi vola. Pochi collegamenti, poche le compagnie che vi operano, nessuna concorrenza tra i vettori. Con ciascuno pronto a difendere la propria zona di orticello, nell’indifferenza più completa di chi gestisce lo scalo.

Degli undici operatori che operano su Genova con normali collegamenti di linea, non ce ne son due che coprano la stessa tratta. E’ snobbata persino la Sardegna, con due voli giornalieri per Olbia di Meridiana e uno da e per Cagliari, neppure tutti i giorni, della ormai onnipresente irlandese Ryanair, che guarda con sempre maggior interesse al nostro mercato nazionale.

A farla da padrona a Genova è da sempre Alitalia. Sei voli su Roma, quasi tutti giornalieri, e sette dal 1 giugno prossimo. Oltre a 2 su Napoli e ad 1 per Catania. Dovendo partire, ad esempio, seduta stante per aeroporto2bis ge2Roma, scopriamo che il biglietto più economico acquistabile dal sito www.alitalia.it costa 180,87 euro con partenza in avanzata mattinata, per salire a 290,87 per i voli dal primo pomeriggio, lievitando poi a 397,87 per chi ha la necessità, terminati gli impegni di lavoro, di esser libero di rientrare col primo volo disponibile. Ma per godere di tariffe più basse e accettabili è necessario programmare con largo anticipo il viaggio, in “data certa”, neanche fosse un atto del notaio. E guai a chi venga in mente un cambiamento!

Il monopolio, peraltro, permette di fare certe cose. La concorrenza abbassa i costi, almeno quando non si fa “cartello”. Ma chi permette il monopolio è colpevole quanto, se non di più, di chi ne usufruisce. Di fronte alle comprensibili proteste, ecco il collaudato gioco del rimpallo e dei distinguo.

La società di gestione “Aeroporto di Genova Spa” (proprietà 60 per cento Autorità portuale Genova, 25 per cento Camera Commercio GE, 15 per cento Aeroporti di Roma Spa) attribuisce la “situazione” a un insieme di fattori, a cominciar dal monopolio Alitalia sulla rotta Roma-Genova-Roma e alla “non concorrenza” del treno come invece avviene sulla Roma-Milano, unita alla diminuzione dei voli e alla conseguente contrazione dei numero dei posti a bordo offerti a bassa tariffa.

aeroporto4 GENOVA_AEROPORTO_ALFA_1Da Alitalia secca la replica che “le tariffe sono in linea con quelle dello scorso anno e che ci sono sempre posti in offerta”, obbiettando come “la riduzione dei voli sia conseguenza del minor traffico passeggeri e non la causa”. E poi, dicono in Altalia, “perché le compagnie low cost hanno abbandonato quella linea? Segno che non era redditizia”.

La verità è che la gestione dell’Aeroporto Cristoforo Colombo è da sempre apparsa “piatta” e disattenta all’evoluzione dei tempi e dei mercati. Al contrario di altri scali, che dal nulla sono stati protagonisti di sviluppi tanto rapidi quanto impensabili, come dimostra Bergamo-Orio al Serio, a Genova è rimasto sconosciuto il fondamentale ruolo commerciale che ovunque ruota attorno alle attività aeroportuali.

A Genova, sconosciuti i negozi, completamente ignorato tutto ciò che possa essere di supporto e stimolo alla permanenza dell’utente in aeroporto. Per alimentare il commercio, è vero, occorrono i clienti, i passeggeri. E per ottenere i passeggeri bisogna prima ricever gli aerei, magari con la messa a punto di quelle facilitazioni e benefit su atterraggi e soste che hanno fatto un po’ ovunque nel mondo la fortuna di tanti scali. Sveglia Genova, cosa aspetti?

Enrico Massidda