Scompare Giulio Andreotti il “più politico” tra i politici Funerali in forma privata ma con tanta gente comune insieme politici e DC

Scompare Giulio Andreotti  il “più politico” tra i politici  Funerali in forma privata  ma con tanta gente comune  insieme politici e DC

Funerali in forma strettamente privata per Giulio Andreotti, ma con tanta gente comune mescolata a e esponenti politici tra cui tanti DC di vecchia data come, De Mita, Forlani, Cirino Pomicino, Casini. Niente esequie di stato, su volontà della famiglia, per il sette volte Presidente del Consiglio della repubblica italiana morto a 94 anni. Camera ardente nella sua casa di Roma che guarda il Vaticano al di là del Tevere e funzione religiosa nella vicina chiesa di San Giovanni dei Fiorentini.

Con Giulio Andreotti scompare un pezzo intero di storia di Roma e dell’Italia. Scompare, forse, addirittura un’immagine emblematica dell’uomo di governo. Giulio Andreotti, forse al pari del solo Tallyerand, può essere definito il “ più politico dei politici”. Con lui, se ne va uno dei personaggi più significativi della lunga vicenda del mondo cattolico italiano attorno cui sono passate le esperienze più importanti della creazione, sviluppo e fine della Democrazia Cristiana.

Uomo colto , arguto, con un “humor” pungentemente britannico, se necessario, Andreotti ha fatto del suo innato realismo di stampo cardinalizio e della concretezza dell’uomo vicino ai problemi della sua gente, le caratteristiche principali di un’azione politica che, sicuramente, deve molto all’ antico maestro, Alcide De Gasperi.

Entrato giovanissimo nell’Azione Cattolica e, poi,nell’organizzazione degli universitari cattolici, la Fuci, ebbe subito a che fare con dei personaggi con cui si incontrerà e si scontrerà più volte nel corso della sua vicenda politica: monsignor Montini, poi Papa Paolo VI, Aldo Moro, Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani.

andreotti7 de gasperiAndreotti si può considerare la classica figura del politico che rifugge da visioni ideologiche staccate dai dati di fatto propri della realtà e del momento storico che vive. Nei suoi discorsi e nei suoi scritti si avverte, comunque, una solida preparazione culturale, una visione d’insieme del quadro politico ed economico, sia nazionale, sia internazionale ed il collegamento con le proprie radici cattoliche.

Conosciuto De Gasperi in Vaticano, divenne uno dei principali collaboratori dell’uomo destinato ad essere, per molti anni nel dopo guerra, il vero leader della Democrazia Cristiana e del Governo. Accanto allo statista trentino, Andreotti, visse le prime esperienze della neonata Repubblica italiana. Periodo in cui cominciò a coltivare una delle sue doti più importanti e cioè di la capacità di creare relazioni solide e durature anche con esponenti delle altre forze politiche con le quali sarebbero poi arrivati acuti momenti di contrasto e divisione.

Questo spiega, ad esempio, perché Giulio Andreotti, nonostante l’ostilità che gli ha sempre mosso una buona parte della base comunista, ha potuto addirittura essere il Primo Presidente del Consiglio italiano, dopo De Gasperi, ad ottenere, prima, l’astensione e, poi, il sostegno più esplicito da parte del Pci.

Andreotti è sempre stato collegato alla destra democristiana ma, raramente, il più importante leader della Dc romana è finito all’opposizione. andreotti20 vecchia dc moroComunque, non è quasi mai stato lontano da responsabilità governative.
In politica estera, Giulio Andreotti, per il realismo con cui ha sempre guardato alle cose del Mediterraneo, anche se non ha mai fatto niente che fosse meno che amichevole verso Israele, è stato considerato con sospetto da alcuni settori oltranzisti dell’Occidente.

Forse si deve anche alla sua politica estera che, in ogni caso, é in gran parte la stessa di Fanfani e di Moro, se l’Italia ha potuto sempre contare sull’apporto di petrolio e di gas provenienti dai paesi rivieraschi del Mediterraneo e dalla Russia.

Andreotti dopo la morte di Moro, il cui dramma egli ha vissuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed il disimpegno dalla maggioranza del Pci di Berlinguer, ha partecipato al Caf, cioè a quella alleanza Craxi, Andreotti, Forlani organizzata da Donat Cattin contro l’esperienza Zaccagnini ed il periodo di apertura a sinistra.

In realtà, con Craxi il suo rapporto fu complesso ed articolato e non sempre sereno. Il leader socialista, infatti, temeva che Andreotti, da lui definito Belzebù, non avesse tagliato del tutto i suoi rapporti con i comunisti e che fosse dietro ogni andreotti5 cafdisavventura giudiziaria con al centro uomini del Partito socialista italiano.

Proprio nel momento in cui sembrava possibile per lui raggiungere l’ambito colle del Quirinale, Andreotti fu colpito direttamente con l’uccisione di Salvo Lima, suo potente rappresentante in Sicilia, ad opera della Mafia. Per Giulio Andreotti si aprì così la parte finale della sua carriera politica fatta di amarezze e di un impegno quasi tutto dedicato a difendersi nelle aule di tribunale dall’accusa di essere stato un fiancheggiatore esterno delle organizzazioni criminali siciliane. Alla fine fu assolto anche se con una formula che a lui, uomo di stato e profondamente religioso, non piacque del tutto. Nominato Senatore a vita crediamo che sia stato assente dalle riunioni parlamentari raramente e solo a causa delle condizioni di salute che negli ultimi anni sono state molto brutte.

Chi scrive ha avuto modo di frequentare l’on. Andreotti per quel poco o per quel tanto concesso ad un redattore parlamentare. L’impressione è sempre stata di un politico attento, preparato fino al dettaglio, molto restio a gettare il cuore oltre l’ostacolo perché consapevole che dopo quel lancio quasi nessuno avrebbe raccolto quel cuore. Ma, al tempo stesso, convinto assertore dei propri convincimenti e delle proprie posizioni.

andreotti51 divoGiulio Andreotti aveva la rara dote di stare ore ed ore seduto al proprio posto per ascoltare anche l’ultimo oratore, o in Parlamento o durante un congresso di partito. Intanto, magari, stava soffrendo per la terribile emicrania da cui non è mai riuscito a liberarsi. Una personalità così forte da divenire l’immagine per antonomasia di un politico freddo. Per i nemici questo era sinonimo di “cinismo”; per gli amici,più numerosi di quel che si crede, garanzia della capacità di governare.

E’ la complessità di giudizio sull’uomo, sul politico e sullo Statista che ha fatto assurgere Andreotti a un gradino quasi sovra umano. Tanto da essere di ispirazione al personaggio di un film, subito famoso a livello mondiale: “Il Divo Giulio”. Un’indagine sul Potere e su chi lo usa che, però, non deve aver, poi, smosso più di tanto il diretto interessato.

Giancarlo Infante