Alla fine l’incarico è andato a Enrico Letta

Alla fine l’incarico  è andato a Enrico Letta
Il tam tam che puntava soprattutto su Giuliano Amato si è zittito per poche ore. Quelle sufficienti ad una parte del Pd ed alla Lega per far scegliere l’allievo di Andreatta. I margini sono stretti ma il programma illustrato è ambizioso. Finalmente Grillo si dice da solo che ha ragione: “fanno l’inciucio!”

Sembra una situazione paradossale. Bersani voleva un incarico pieno e Napolitano ha voluto, invece, che il suo ex amico di partito facesse prima un giro tra le altre forze politiche. Sappiamo tutti come è finita.
Enrico Letta, oggi, riceve l’incarico pieno ma è lui a riservarsi di sciogliere la riserva dopo aver fatto le classiche consultazioni di rito. Due pesi e due misure? Solo il ritorno a vecchie prassi?
Se vogliamo credere alla sincerità del Letta giovane, che non va confuso con lo zio, il berlusconiano Gianni, lui l’incarico proprio non se l’aspettava.

Ieri notte, l’attuale incaricato, se ne deve essere andato a letto convinto che la scelta fosse oramai fatta a favore di Giuliano Amato su cui hanno smaccatamente scommesso i grandi giornali dietro cui stanno grossi gruppi d’interesse, veri proprietari di gran parte della nostra stampa libera ed indipendente.
Candidamente, Enrico Letta, dinanzi ai microfoni del Quirinale ha ammesso di essere stato sorpreso dalla amato1mattutina telefonata di Napolitano, da lui definito, con un lapsus “ Presidente del Consiglio”. Dove ci sono i lapsus molte volte c’è anche un pizzico di genuinità o di ingenuità.

E’ probabile che la scelta a favore del giovane Letta sia stata fatta nel bel mezzo della notte. Dopo la contrarietà espressa da Vendola verso un governo dalle larghe intese guidato da Giuliano Amato e quella dei grillini, oramai determinati ad andare contro ogni governo possibile, si è cercato di evitare che si concretizzasse, almeno, il minacciato passaggio all’opposizione da parte della Lega. Anch’essa vigorosamente ostile ad Amato.

Il disimpegno leghista avrebbe creato non poche difficoltà a Silvio Berlusconi ed avrebbe portato alla formazione di un troppo consistente polo parlamentare del “ no”.
Il nuovo Governo, invece, potrebe trovare, anche grazie all’apporto della Lega, quei voti necessari al sostegno delle “large intese facendo diventare i franchi tiratori gruppetti di dispettosi parlamentariininfluenti.
berlusconi2Solamente un’ampia maggioranza, infatti, cui si spera possano seguire interventi concreti a sostegno dell’economia reale, potrebbe evitare lo scoppio delle ovvie contraddizioni che stanno alla base di un Governo sostenuto insieme da Pd, Pdl e gruppo Monti.

Le dichiarazioni del Presidente incaricato, che inizierà ad incontrare i partiti, e di Napolitano, sembrano chiare: non si punta ad un Governo balneare. Bensì ad un esecutivo capace, almeno così ci è sembrato di capire, di affrontare i problemi più acuti: da quelli della crisi economica, alla necessità di rinegoziare in Europa, con forza, la linea dei sacrifici senza crescita; da quelli di risolvere i problemi della gioventù senza lavoro e prospettiva a quelli della riforma istituzionale ed elettorale. Un signor Governo, insomma, e dal programma ambizioso!

La domanda è d’obbligo: glielo lasceranno fare? L’interrogativo riguarda una buona parte del Pd e soprattutto Vendola, sul fronte del centro sinistra, ammesso che il semaforo verde di Berlusconi non cambi improvvisamente colore.
chigi3Il passaggio per Enrico Letta non è agevole. Basta che qualcuno cominci a ricordare e ad insistere sugli otto punti di Bersani, in particolare quelli sul conflitto d’interesse e la legge sulla corruzione, per vedere naufragare tutto in poche ore. Ci penserà “La Repubblica”?

Al contrario, limitandoci a riflettere solo sulla questione Imu, Berlusconi proverà a farla eliminare: è stato il suo vero cavallo di battaglia per riagguantare il Pd al termine di una furiosa battaglia elettorale. Rosy Bindi, invece, ha continuato fino a poche ore fa a ribadire che di eliminazione completa non se ne parla proprio. E su questo punto vediamo cosa aggiungeranno i sindaci, di qualunque colore essi siano!

bindi2La Bindi, tra l’altro, si era esplicitamente schierata contro la candidatura di Enrico Letta, cui non perdona il fatto di essere l’esponente di quella politica monetarista, e molto sensibile alle tematiche liberiste, di Nino Andreatta, sotto la cui ala ha imparato a volare il giovane pisano, neo incaricato.

Quello stesso Andreatta di cui si ricordano gli epici scontri con la sinistra sociale e la sinistra anche politica della Democrazia Cristiana, sui cui lidi il compianto professore approdò poi solo al seguito del suo mentore Aldo Moro. Ma con Donat Cattin ed i suoi amici sindacalisti, ma anche con molti dei “ basisti” vicini a Marcora e Galloni, non è che le cose finissero sempre a rose e fiori. Anzi!
Il professore di economia prestato alla politica, Beniamino Andreatta, l’inventore del termine “ la balena bianca”, con cui definiva una Dc ferita ma ancora capace di riprendere il mare, ha di fatto adottato il giovane Enrico Letta, di cui, al contrario, si può dire: un giovane politico prestato all’economia.
E’ grazie a ciò se Letta ha potuto essere il più giovane ministro della storia repubblicana italiana e guidare il Ministero delle Politiche Comunitarie e quello dell’Industria. Di lui non si ricordano grandissime cose, anche per la confusione di quelle stagioni legate ai governi Prodi e d’Alema. Oltre al fatto che è persona schiva e riservata. Deve, inotre, essergli riconosciuto il fatto che non è mai venuto letta3meno ad alcune caratteristiche necessarie per fare bene il mestiere: pacatezza, ragionevolezza, capacità di ascolto, educazione.

Da Andreatta, ha finito per ereditare quel Istituto Arel, fondato dal professore trentino, che ha avuto, forse, la grande capacità di dividere più che di unire il pensiero economico dei democratici cristiani delle ultime generazioni.

A differenza di Amato, però, Enrico Letta è sempre stato ed è ancora democristiano.
E’, inoltre, parlamentare. Questo è un elemento da non sottovalutare. Perché, in qualche modo, attutisce l’impressione che la scelta di Napolitano possa essere configurata come un’imposizione sul Parlamento. Nella situazione in cui siamo ridotti, tutto aiuta.
E’ il vicesegretario del Pd, partito che già ha vissuto due recenti drammatiche vicende interne con marini1l’azzoppamento delle candidature di Marini, prima, e di Prodi, poi, sulla via del Quirinale. Si spera così che non accada un terzo “ fratricidio” ed i coltelli a serramanico restino nascosti sotto il tavolo.

Da quanto ha spiegato direttamente Napolitano, Berlusconi pur di avere un governo “ politico” e di “ larghe intese”, ha finito per lasciare carta bianca al Presidente della Repubblica per la scelta dell’incaricato.
Gli ha firmato una “cambiale in bianco”, insomma! “Basta che non decida di ritirarla”, potrebbe ammonire il professor Monti. Adesso si torna a ributtare la palla all’interno del Pd per la decisione definitiva. Tutto il partito si dice pronto come un sol uomo a sostenere Letta. Si avverte lo stesso ardore con cui hanno votato Marini e Prodi! Il giovane pisano non si preoccupa perchè sa benissimo che non si può fidare. Così come sa, al contempo, che per i suoi avversari interni si tratta di una scelta non facile: le ferite dei giorni scorsi ancora bruciano. Un terzo tradimento non sarebbe un po’ troppo?

I militanti sono divisi. Inviano messaggi tra di loro contraddittori. C’è chi giura e spergiura sul “ mai Quirinale balcone con bandierecon berlusconi”; altri che, invece, sono più possibilisti. Restano in attesa di recuperare il terreno perduto e, nel frattempo, approfittano di una pausa di respiro. Il rischio che si possa consumare una frattura definitiva è però dietro l’angolo.

Letta, senza bisogno di suggerimenti dello zio abruzzese, per precauzione, d’istinto, ha aggiunto una frase sibillina, ma indicativa: “ Il Governo non si farà ad ogni costo”. Un messaggio per i suoi ma anche per tutti gli altri! Primi tra tutti Berlusconi e Maroni.

Napolitano conta molto sul Letta anche perché, lo si è appreso direttamente dalle parole del Presidente della Repubblica, è emersa una disponibilità maggioritaria in Parlamento a favore di una soluzione di collaborazione che sarebbe un peccato dissipare. Anche nella politica italiana, però, non solo in “ Via col vento”, domani è un altro giorno!

Ieri sembrava che Giuliano Amato ritornasse a Palazzo Chigi con la sua ineffabile, solita espressione. Lo aveva fatto capire lui stesso, ieri, alla Scuola Superiore di S.Anna di Pisa, dove ha preso un’altra presidenza, visto che non sa stare con le mani in mano. C’ha proprio tenuto a smentire la storia delle sue pensioni d’oro e, soprattutto, si è detto contrario all’idea di rimettere le mani sui conti correnti degli italiani. C’ha pensato vent’anni, ma c’è arrivato!
Maroni1Si vede che la dichiarazione non ha comunque soddisfatto Bobo Maroni, già pronto a mobilitare ancora una volta il Nord contro Roma in procinto di rimettere al comando l’ex factotum di Bettino Craxi.
La scelta di Letta, allora, può creare uno scenario nuovo e diverso? Lo sperano in molti a partire da Giorgio Napolitano.
Ma solo le prossime ore ci diranno se si tratta di speranze fondate o di altro. Qualcos’altro che ci potrebbe portare diritti verso le elezioni anticipate.

Giancarlo Infante