Un gioiello incastonato in una rocca incantata a due passi da Roma che sono in pochi a conoscere. Un paese che sembra proprio un presepe, che troneggia dall’alto dei suoi mille metri di altezza sulla valle dell’Aniene costruito nei secoli più a misura d’uomo che non si può, forte della sua aria veramente pulita, orgoglio e vanto dei suoi quattrocento abitanti. Si chiama Cervara di Roma, una Positano di montagna, come più d’uno l’ha definito, battenzandolo anche “Capitale dell’aria pulita”.
Si, perché Cervara di Roma è unico, ineguagliabile come inimmaginabile, a 1053 metri sul livello del mare, il più alto della provincia di Roma, nel parco naturale regionale dei monti Simbruini ricchi di verde e di faggete. Sorge arroccato su di uno sperone a presso il fosso del Vorracchio, affluente di sinistra del fiume Aniene.
A pochi chilometri da Subiaco, a 70 da Roma, Cervara di Roma è un’oasi di pace e di cultura proprio dove il Lazio si spinge a nord est fino al confine con l’Abruzzo. La cultura e l’arte sono due dei suoi piatti più forti che ne hanno fatto da secoli rifugio e pensatoio di artisti. Tra la fine del 1700 e l’inizio dell’800 tutta l’Italia fu attraversata da artisti stranieri
E dopo la seconda guerra mondiale apparvero i “murales”. In anni più recenti fu la volta della realizzazione della “scalinata degli artisti (1984), un insieme di sculture arricchite da poesie scolpite sulla roccia. Poi, nel 1986, fu la volta di sculture “mitologiche” e di animali e nel 1991 la “Montagna d’Europa” per auspicare e celebrare il tema della “Pace nel mondo”. Sempre in quest’anno altri 14 murales per le strade del piccolo centro, con nuove rime scolpite sulle suggestive pareti rocciose del paese.
Le origini di Cervara si perdono nella notte dei tempi. La zona della Valle dell’Aniene porta addirittura segni di vita preistorica. Subiaco fu addirittura scelta dall’imperatore Nerone per costruirvi una delle sue ville prestigiose e in questa valle si diffuse poi il monachesimo benedettino, tra cui il monte che veniva detto Cervaria.
Nella Regione Lazio, in provincia di Roma. Sorge arroccato su di uno sperone a più di mille metri di altezza sui monti Simbruini, presso il fosso del Vorracchio, affluente di sinistra del fiume Aniene.
Ci si arriva in auto percorrendo l’autostrada A24 Roma-L’Aquila, uscendo al casello di Vicovaro, per poi imboccare la statale Tiburtina fino ad Arsoli. Da qui, la strada panoramica per Cervara, che unisce appunto Arsoli a Subiaco, raggiunge il paese.
E tra una visita e l’altra è d’obbligo una sosta al bar di Angelo, proprio nella piazza al centro del paese, con tanto di panorama mozzafiato. Per un caffè o un aperitivo, magari prima di raggiungere la vicina Trattoria Ferrari di via XX settembre per gustare quei piatti tipici della tradizione “cervarola”, come la pasta fatta in casa e le squisite carni del territorio cucinate con somma maestria in tutte le maniere, tra cui gli immancabili deliziosi sottili arrosticini di pecora. Tutte sempre servite sui caratteristici piatti lunghi di legno. E stagioni e condizioni meteo permettendo, possibilmente seduti all’aperto davanti a un tavolo su una delle più suggestive terrazze a strapiombo di Cervara con vista di buona parte della valle dell’Aniene.
Infine, per chi ne avesse ancora forza e voglia, consigliamo una capatina più in su, fino ai 1600 metri di Campaegli, un’oasi di baite e ville dallo stile prettamente alpino.
Beatrice Zamponi