Verso una Direzione Pd animata per la “sintonia profonda” registrata tra Renzi e Berlusconi

Verso una Direzione Pd animata per la “sintonia profonda” registrata tra Renzi e Berlusconi

A tanti nel Pd, forse a molti di più di quelli che lo dichiarano apertamente, così  come a moltissimi suoi elettori non piace proprio quella  “sintonia profonda” che Matteo Renzi dice di aver  raggiunto con Silvio Berlusconi. Lui non ha mai nominato direttamente l’ex senatore perché  riferendo del lungo colloquio tenuto nella sede nazionale del Partito democratico ha sempre parlato di Forza Italia,  ma la cosa cambia di poco.  A parte i suoi più stretti  amici e sostenitori, tutto il resto del Partito democratico non ha gradito affatto e alcuni, come ha fatto anche il Presidente del partito,  Gianni Cuperlo,  che hanno parlato senza mezzi termini dello sbaglio fatto da Renzi nel legittimare ancora una volta Silvio Berlusconi. La Direzione, così, si preannuncia particolarmente animata.

Di “errore politico” senza peli sulla lingua Stefano Fassina appena dimessosi da vice ministro all’Economia proprio in polemica con il neo Segretario. Fassina ci va giù duro: “da dirigente del Pd mi sono vergognato. Questo colloquio non andava fatto, è un errore politico. Andava coinvolta Forza Italia con i capigruppo nelle riforme.Il Senato ha votato dopo una sentenza passata in giudicato per l’interdizione politica. Difficile spiegare perchè lo abbiamo votato poi lo ribattezziamo per la terza volta a padre costituente”.

Alle critiche interne degli esponenti del Pd si aggiungono quelle dei leghisti e, ovviamente, del Movimento dei 5 Stelle. Berlusconi,  capita la situazione, si impegna a fondo per creare ulteriore malumore tra le fila avversarie  e parla di un accordo vero e proprio raggiunto con Renzi il quale, adesso, deve precisare in Direzione come stanno veramente le cose.

A lui resto il grande problema che quella che nel massimo organo decisionale del Pd è minoranza controlla nettamente entrambi i gruppi parlamentari alla Camera ed al Senato. Dovrà, così, giocare di fino se non vorrà ritrovarsi ad indicare una linea che, poi, al momento del voto potrebbe non portare a niente.

enrico letta

In questa situazione Enrico Letta sta alla finestra a guardare mentre gli altri partiti della coalizione, quelli che sia Renzi, sia Berlusconi vogliono provare a danneggiare con la riforma elettorale,  minacciano la fine del Governo Letta pensando che Matteo Renzi non possa permettersi di prendere questo rischio. A meno che, invece, la Direzione di lunedì 20 non diventi il primo passaggio di una “marcia” di verso Palazzo Chigi per provare a gestire da lì,  in proprio,  la situazione.

G.I.