Un mito del nostro tempo: il telefonino. Le onde elettromagnetiche e i reali rischi per la salute

Un mito del nostro tempo: il telefonino. Le onde elettromagnetiche e i reali rischi per la salute

In una società in cui, ormai, siamo perennemente connessi, o, per meglio dire, iper connessi, qual è il reale rischio che corriamo a causa della continua esposizione alle onde elettromagnetiche? La vita con il telefonino cellulare in mano, ci espone realmente a gravi pericoli?

L’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato i campi elettromagnetici come cancerogeni di gruppo B2. Ossia, come sospetti agenti cancerogeni per i quali, però, al momento, non c’è alcuna prova di pericolosità per l’uomo, alle concentrazioni comunemente presenti nell’ambiente.

In Italia, le disposizioni di legge vigenti in merito all’esposizione ai campi elettromagnetici dettano direttive solo per alcune tipologie di apparecchiature e impianti, quali sono i sistemi per le telecomunicazioni e quelli radiotelevisivi.

I limiti massimi dell’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde (300 Giga Hertz) per effetti acuti, sono stati stabiliti dalla normativa 36/2001 che ha abrogato la legislazione precedente. Questa legge indica i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità; prevede, inoltre, l’istituzione di catasti regionali e nazionali degli elettrodi e degli impianti emittenti per identificare i gestori degli impianti.  Il primo catasto nazionale è stato istituito nel 2014.

I campi elettromagnetici si classificano in base alla frequenza, cioè al numero di onde propagate in un secondo, misurate in Hertz. Abbiamo così “campi a frequenza estremamente bassa” (fino a 300 Hertz), come sono quelli dei normali dispositivi elettrici presenti nelle nostre case; “i campi a frequenza intermedia”, (tra i 300 Hertz e i 10 Mega Hertz), che sono quelli dei computer e, infine, i “campi a radiofrequenza”, (da 10 MegaHertz a 30 GigaHertz), emessi da radio, televisione, antenne per la telefonia cellulare e forni a microonde.

Cosa avviene nel nostro organismo a causa della continua esposizione alle onde dei cellulari? I campi elettromagnetici interagiscono con i tessuti biologici e l’interazione diventa più potente quanto più ci si trovi vicini alla sorgente, in base alla frequenza.

Il principale effetto dell’esposizione è costituito dal riscaldamento dei tessuti, ma il livello a cui siamo esposti normalmente è troppo basso per causare un riscaldamento significativo.

Gli studi epidemiologici e sperimentali condotti fino ad ora non hanno confermato una correlazione tra utilizzo dei cellulari e insorgenza del cancro, sia negli adulti, sia nei bambini.

E’ proprio di questi giorni, però, la notizia che 190 scienziati provenienti da 39 nazioni hanno presentato un appello alle Nazioni Unite, agli stati membri e all’Organizzazione Mondiale della Sanità per convincerli ad introdurre norme più rigide sull’irradiazione dei campi elettromagnetici ed alle onde wireless e la loro influenza sull’organismo umano.

Irene Figà Talamanca, nel suo saggio: Che cosa sappiamo sui possibili effetti sulla salute dell’uso dei telefoni cellulari?, rimarca il fatto che non ci siano studi provati sul danno apportato al nostro organismo dall’utilizzo eccessivo di dispositivi elettronici.

Il punto importante su cui soffermarci, però, è il fatto che il telefono cellulare non sia sottoposto, a differenza di quanto accade per altri apparecchi elettronici, ad una valutazione dei possibili rischi da parte delle autorità sanitarie, le quali, invece, intervengono nel caso di farmaci e alimenti.

Alcune ricerche indipendenti hanno portato a conclusioni allarmanti, non confermate dalla maggior parte degli studi. Secondo alcuni un fatto risalta: la maggior parte delle ricerche sono finanziate dalla stessa industria della telefonia e, quindi, parte in causa, fortemente interessata.

Esiste, così, una larga area di opinioni in materia di onde elettromagnetiche e telefonia in cui albergano dubbi e pareri discordanti.

Le domande più ovvie e spontanee spesso, così, rimangono senza una risposta certa e condivisa. Diventa sempre più chiara la necessità che si estendano e si approfondiscano gli studi su una questione che richiama aspetti sanitari, tecnologici ed economici, oltre che quelli sociali e di costume, vista la sempre più larga diffusione della telefonia mobile nel mondo, a partire dall’Italia.

Vediamo, allora, a quale punto sono giunte alcune ricerche avviate proprio nel nostro Paese.

Uno studio del 2006 condotto dai ricercatori italiani del Fatebenefratelli in collaborazione con la facoltà di Psicologia de l’Università la Sapienza di Roma e della clinica neurologica dell’università Campus Biomedico di Roma, pubblicato dalla rivista Annals off Neurology, focalizza il punto sugli effetti delle onde elettromagnetiche registrate sulla corteccia cerebrale.

La corteccia è considerata un’area eccitabile ed è constatato che la stimolazione magnetica causi contrazione muscolare.

Il dottor Paolo Rossini spiega di aver usato la “stimolazione magnetica transcraniale” (Tms) su 15 volontari che hanno usato un telefonino Gsm per 45 minuti. Nell’80% dei casi i ricercatori hanno verificato che le cellule della corteccia motoria più vicine al telefono hanno mostrato segni di eccitazione durante l’uso, per poi tornate alla normalità entro un’ora, dalla fine della telefonata.

I ricercatori hanno sottolineato di non avere dimostrato che l’uso del cellulare sia dannoso in qualche modo per il cervello.

È del 2004, invece, uno studio condotto dal Dipartimento di Psicologia della Sapienza di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Elettronica della stessa Università romana e pubblicato sulla rivista scientifica NeuroReport.

Secondo la ricerca, le funzioni psicomotorie e cognitive sono influenzate dai campi elettromagnetici dei cellulari. Lo studio è stato condotto su di un gruppo di studenti volontari dal dottor Curcio e dai professori Bertini, Ferrara, De Gennaro, Cristiani e D’Inzeo. I ricercatori hanno valutato gli effetti a breve termine sulla corteccia cerebrale osservando le prestazioni psicologiche e cognitive conseguenti alle esposizioni acute (cioè di breve durata) a segnali Gsm.

La sperimentazione prevedeva un’esposizione dei soggetti al campo elettromagnetico prima e durante i test. Le prove sono state quattro: due acustiche, una visiva e una aritmetica. La ricerca ha dimostrato come la presenza del campo elettromagnetico induca ad una velocizzazione nella risposta agli stimoli acustici, riducendo il tempo di reazione da 35 millesimi di secondo (tempo di reazione semplice) a 30 millesimi di secondo (tempo di reazione risultato in fase sperimentale).
La vera scoperta dei ricercatori, però, consiste nel fatto che l’effetto delle onde elettromagnetiche non si esaurisce con la fine dell’esposizione, ma diventa più intenso con il trascorrere del tempo: raggiunge il suo picco intorno al ventesimo minuto dopo lo spegnimento del cellulare per poi esaurirsi completamente entro 40, 45 minuti.

Ancorchè non dimostrata ancora alcuna relazione tra le onde dei telefonini ed effetti fortemente dannosi per il nostro organismo c’è da considerare che, in ogni caso, molti esperti invitano a prendere delle precauzioni che si possono adottare per ridurre gli effetti negativi legati alla continua esposizione alle onde elettromagnetiche.

Indubbiamente, la prima accortezza è quella di limitare i tempi di esposizione e di allontanarci per quanto possibile dalle fonti di emissione. E’ quindi raccomandato l’utilizzo dell’auricolare con il filo quando si usa il cellulare. C’è chi invita a non utilizzare il sistema “bluetooth” , cioè gli auricolari senza filo, perché la frequenza da loro utilizzata è la stessa dei forni a micro onda,

Poi è opportuno non installare o tenere inutilmente accesi nelle camere da letto o in ambienti domestici di lunga permanenza, apparecchi elettrici in grande numero. Non disporre un letto adiacente ad una parete divisoria con un altro ambiente in cui si trovino più elettrodomestici, come frigorifero, scaldabagno, televisori e forni a microonde. Mantenere la radiosveglia ad almeno un metro dal cuscino e non tenere il cellulare vicino a sé durante le ore di riposo.

Questa breve guida è fornita dall’Inail a conferma che pochi accorgimenti possono essere utili ad assicurare una maggiore tutela della persona.

Insomma, la lettura in controluce delle ricerche sopra citate e le norme indicate per la salvaguardia della salute in materia di onde elettromagnetiche confermano che, forse, siamo solo alle prime battute di un dibattito destinato ad approfondirsi e a restare a lungo aperto, anche in relazione ai continui studi sui reali danni causati dall’utilizzo dei cellulari, per non parlare poi dell’installazione di antenne delle compagnie telefoniche, nelle città e fuori, sempre più diffuse sul territorio.

Carola Spignesi