Umbria Jazz 2013: 9 giorni di musica nazionale e internazionale tra forti emozioni e qualche “sana polemica”

Umbria Jazz 2013:  9 giorni di musica nazionale e internazionale  tra forti emozioni e qualche “sana polemica”

Mentre l’Italia “politica” colleziona figuracce internazionali, un’altra Italia tuona sui media di mezzo mondo: è l’Italia della “cultura”, quella della musica di Umbria Jazz. Numeri da record per questa quarantesima edizione: 330 artisti, 250 concerti e, più del 20% tra incassi e spettatori rispetto all’edizione 2012, questi i dati diffusi durante la conferenza stampa di fine festival.

Come ogni anno, dal corso principale della città, corso Vannucci, all’arena del Santa Giuliana, che ospita il palco principale del festival, il jazz è stato la colonna sonora per il passeggio dei residenti e dei tantissimi turisti di tutta Italia e non solo. Oltre ai concerti a pagamento, e quelli gratuiti dei due palchi allestiti in piazza IV Novembre e ai Giardini Carducci, a dilettare il pubblico dei viandanti sono stati i tanti giovani musicisti che hanno trasformato pezzetti di strada in estemporanei palcoscenici realizzati con piccoli amplificatori e strumenti musicali trasportati sulle spalle, voglia di far divertire e passione per la musica.

MAI3 giovani 1[1]Un successo evidente, vista la grande partecipazione dimostrata da tutti quelli che pur di ascoltare la loro musica, si sono arrangiati con scomode sedute di circostanza, e nonostante il caldo pomeridiano.
Per il pubblico pagante grandi emozioni: basti pensare soltanto all’evento più atteso del cartellone, l’esibizione di Herbie Hancock e Chic Corea, un’esclusiva assoluta per il festival e che ha soltanto tre precedenti storici. E poi lo swing del trombettista Wynton Marsalis e la Jazz at Lincoln center orchestra insieme al cantante Gregory Porter, a metà tra tra jazz e soul e alla promettente voce femminile di Cecil McLorin Salvant.

E ancora: Diana Krall, Jan Garbarek group e Trilok Gurtu, Simona Molinari con la Mosca Jazz Band e Franco Cerri, Dee Dee Bridgewater e Ramsey Lewis Quintet, Stefano Bollani e l’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, Pino Daniele e Mario Biondi, John Legend e la chiusura del Festival con Gal Costa e Gilberto Gil. Ma questi sono solo i nomi dei musicisti che si sono esibiti sul palco dell’Arena, non basterebbe una pagina intera per elencare tutti gli artisti che hanno partecipato a questa edizione nelle altre location del festival: il teatro Morlacchi, palazzo della Penna, piazza IV Novembre, i Giardini Carducci e alcuni ristoranti della città.

MAI4 giovani 2[1]A edizione conclusa, una passeggiata sui social forum e nelle piazze della città, è stata utile per raccogliere qualche polemica. Due sono quelle che tengono banco nelle conversazioni: l’esibizione del Dj umbro Ralph in piazza IV Novembre e la performance al buio di Keith Jarrett. Quanto alla musica di Ralph ci si chiede che nesso ci sia con il genere del festival, visto che si tratta di musica da “discotecari”. In effetti questa scelta non si comprende, dal momento che la città di Perugia avrebbe potuto ospitare il dj la settimana successiva, stemperando così quell’effetto lievemente angosciante della città che si vive nei giorni successivi al festival.

Mentre la polemica su Jarrett è una vecchia storia per Umbria Jazz: anche quest’anno il carattere poco paziente del pianista e compositore statunitense ha creato qualche problema. E’ noto ormai a tutti che Jarrett non tolleri i flash delle macchine fotografiche e dei cellulari durante le sue esibizioni.“Bisogna accettarlo com’è” ha dichiarato Carlo Pagnotta, direttore artistico del festival, che se la prende, e a ragione, anche con il pubblico, che avrebbe potuto rispettare la richiesta di un grande artista e rinunciare a quell’istinto di immortalare tutto al solo scopo di postare le immagini sui social network o di riportare a casa il santino. MAI2E così, di fronte alla mancanza di rispetto del pubblico, Jarrett ha risposto negando il suo bis.

Complimenti ai fotografi improvvisati: peccato che le fotografie non possano mettersi nel lettore cd ed essere ascoltate! E complimenti perché, a quanto pare, negli altri paesi in cui si esibisce Jarrett questo non accede. Ma siamo italiani, che ci vogliamo fare?

Ma al di là di questi indomabili atteggiamenti imbarazzanti, che sono il sottoprodotto di un naturale desiderio di condivisione, siamo anche gli italiani che riescono a conquistare il mondo con la promozione culturale, proprio quella che come disse qualche innominabile “ non fa mangiare”. Beh, l’Italia e non solo, invece ha fame proprio di questo. Sarebbe bello se il prossimo anno il Governo accogliesse la richiesta di concedere qualche finanziamento a questo festival, e non solo. E magari con qualche soldino in più, la Fondazione Umbria Jazz potrebbe concedere qualche pass anche alle testate emergenti come questa, offrendoci la possibilità di informare puntualmente anche i nostri fedeli lettori.

Ilaria Maiolino