Tianjin: 50 morti, 700 feriti. 3.500 sfollati. Si teme contaminazione chimica per 7, 5 milioni di abitanti

Tianjin: 50 morti, 700 feriti. 3.500 sfollati. Si teme contaminazione chimica per 7, 5 milioni di abitanti

Inviata una squadra di specialisti militari per le sostanze chimiche a Tianjin dopo le disastrose esplosioni che hanno interessato un’ampia parte della zona industriale della città portuale che hanno provocato, secondo il bilancio provvisorio 50 morti, 700 feriti e il trasferimento di 3.500 abitanti nelle zone vicine.

Le esplosioni hanno distrutto container e migliaia di auto nuove. Non si conoscono ancora la causa scatenante e si deve ancora fare una stima sia dei danni, sia delle persone considerate al momento sospese.

L’intervento degli specialisti in chimica dell’esercito cinese è stato reso necessario dal fatto che tra le strutture distrutte vi è anche un deposito chimico della società  Ruihai che gestisce prodotti chimici tossici contenenti cianuro di sodio e toluene.

La cosa preoccupa le autorità e la popolazione che nella sola città portuale coinvolta, che si trova a 100 chilometri da Pechino, ammonta a circa 7, 5 milioni di abitati.

Una delle esplosioni è stata così violenta che i sismografi hanno rilevato delle onde sismiche equivalenti a quelle di un terremoto di piccola intensità intorno ai 2 gradi di magnitudo.

Secondo le prime ricostruzioni dell’accaduto, una prima deflagrazione sarebbe avvenuta nel porto su di una nave carica di esplosivi, mentre una seconda avrebbe interessato un deposito di sostanze chimiche che si trovava molto vicino al punto in cui era attraccata la nave.

Pesanti le conseguenze sugli edifici e le strutture portuali che pare siano state sottoposte ad un vero e proprio bombardamento.

Anche nove vigli del fuoco avrebbero perso la vita nel tentativo di spegnere i tantissimi focolai sviluppatisi su di una larga area. In totale sono all’opera circa 1.000 pompieri.

Stando al contenuto di molti messaggi presenti su Internet, nonostante le autorità abbiano garantito la massima trasparenza dell’inchiesta già avviata sull’incidente, sarebbe in atto una vera e propria forma di censura sulle comunicazioni relative all’esplosione.