Stipendi Rai. I guai per artisti e giornalisti

Stipendi Rai. I guai per artisti e giornalisti

Il direttore generale della Rai, Antonio Campo dall’Orto, ha rimesso il suo mandato nelle mani del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

“Tanto tuonò che infine piovve”. E’ una frase che la tradizione attribuisce al filosofo greco Socrate, nato ad Atene nel 470/469 a. C, oltre 2500 anni fa.

Da mesi, ormai,  i rumors  circolavano e facevano scrivere su giornali, televisioni, radio e Web, della crisi della Rai culminata, infine, nella sfiducia al piano editoriale delle News presentato dal Direttore Generale. Il Consiglio di Amministrazione della Rai lo ha bocciato, infatti, con 5 voti contrari, tra i quali quello della Presidente Monica Maggioni, con il voto contrario di un consigliere uscito anzitempo dalla riunione, due astenuti, e un solo voto a favore, l’unico.

Uno dei temi principali proposti dal Direttore Generale al Consiglio di Amministrazione era stato quello della nomina di Milena Gabanelli alla guida del portale digitale delle News, per il quale era prevista la presenza massiccia di 88 giornalisti divisi in quattro turni, e la riduzione di alcune testate giornalistiche.

In una nota dei sindacati Fnsi e Usigrai, il sindacato interno Rai, si legge:  “Antonio Campo Dall’Orto non è l’unico responsabile del fallimento di questi 2 anni di mandato. Pertanto dopo le sue dimissioni, dovrebbero arrivare quelle della Presidente e del Consiglio di Amministrazione”. 

In questa situazione di crisi annunciata da tempo, si inserisce un problema di non poco conto per la direzione aziendale futura: individuare gli artisti e i giornalisti non sottoposti al tetto dello stipendio di 240 mila euro annui.

La legge 244/2007 Articolo 3, comma 44 recita: ” Il trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell’ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni , non può superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione”, ossia 240 mila euro. A chi applicarlo? Chi sono gli artisti? E chi i giornalisti? Ci siamo avvalsi del vocabolario Treccani per capire la differenza tra artisti e giornalisti.

Artista: Chi esercita una delle belle arti, spec. le arti figurative, o anche la musica e la poesia;

Giornalista: chi, per professione, scrive per i giornali, e chi collabora, come redattore, alla compilazione di un giornale.

A sua volta l’Avvocatura dello Stato precisa: “La norma del 2007 che esonera dai tetti le prestazioni professionali e artistiche che si svolgono nelle società a partecipazione pubblica operanti in regime di concorrenza chiarisce ogni equivoco sulla  differenza di impiego”.

Il problema del tetto di 240 mila euro annui sugli stipendi riguarda una nutrita schiera di giornalisti e conduttori televisivi: tra i più noti, Fabio Fazio, Bruno Vespa, Carlo Conti, Alberto e Piero Angela, Antonella Clerici, Lucia Annunziata ed altri ancora. Come si può facilmente notare è un problema da affrontare di non facile soluzione.

Naturalmente, i giornalisti dell’Ente pubblico sono subito scesi in campo. Fabio Fazio, è tra i primi a minacciare di lasciare la Rai se il Servizio Pubblico dovesse applicare il tetto sugli stipendi anche al suo contratto. Fazio ha aggiunge: “Non posso rimanere in Rai se vengo considerato un costo, un peso e non un valore”.   Poi una frase polemica sulla politica: “Mai l’ingerenza politica sulla gestione della tv pubblica è stata così forte. Non c’è azienda al mondo che possa reggere con qualcuno da fuori che ogni giorno ti dice cosa puoi o non puoi fare”.

A sua volta il conduttore della rubrica “Porta a Porta” ha inviato una garbata ma decisa lettera alla Rai in cui precisa:  “La norma del 2007 che esonera dai tetti le prestazioni professionali e artistiche che si svolgono nelle società a partecipazione pubblica operanti in regime di concorrenza (come è la Rai, ndr), richiamata dal parere dell’Avvocatura dello Stato, chiarisce  ogni equivoco sulla differenza di impiego. Ha sempre sbagliato la Rai nello stipulare con professionisti che vengono dal giornalismo contratti artistici che prevedono il versamento di contributi all’Enpals e agli enti previdenziali che l’hanno sostituitoSono fiducioso infine che la discussione su questo tema avvenga su basi esclusivamente giuridiche e di buon senso”.

Per dovere di cronaca ricordiamo che i contratti giornalistici e quelli degli artisti dei servizi pubblici attualmente si aggirano da 500 mila euro annui al milione e ottocento mila euro.

Certo è sempre difficile accettare una decurtazione del proprio stipendio, a qualunque categoria si appartenga. Rinunciare a 200 euro su uno stipendio di appena 1200 euro è sicuramente doloroso. Per gli artisti e i giornalisti accettare a loro volta il tetto al proprio stipendio milionario è altrettanto doloroso e anche offensivo..

Scriveva i un filosofo francese del ‘600, Montaigne, autore, tra l’altro, di Saggi

“Simiglianti appetiti agitano un pidocchio e un elefante”.

  Giuseppe Careri