Siria, commercio, tasse e banche Tante divisioni al G8 nell’Irlanda del Nord

Siria, commercio, tasse e  banche  Tante divisioni al G8 nell’Irlanda del Nord

La questione Siria costituisce sicuramente il punto più critico e delicato del G8 organizzato per oggi e domani in un lussuoso hotel con campo da golf dell’Irlanda del Nord. Le misure di sicurezza sono imponenti come se ancora fosse in corso la sanguinosa faida che ha separato per tre decenni la comunità filo repubblicana da quella protestante. Le difficoltà degli otto grandi, però, sono di altra natura. E oltre a riguardare un altro sanguinoso conflitto, quello del Paese mediorientale, questo vertice trova i suoi punti critici principali nella soluzione dei problemi relativi agli scambi commerciali, ai tentativi di giungere ad una armonizzazione e ad una sempre più stretta integrazione fiscale, alla questione della trasparenza in materia bancaria e finanziaria.

Il vertice si svolge dopo che sono emerse più volte clamorose notizie su grandi gruppi multinazionali, ultimo il caso della Apple, che utilizzano le diverse legislazioni per evitare di pagare le tasse. In qualche caso finiscono per non pagarle per nulla e in nessun paese. Il Canada sembra essere, tra gli otto, quello che più ricalcitra in questa direzione perché con la sua politica è riuscito ad attirare numerose aziende entro i propri confini. Stati Uniti ed Regno Unito, però, hanno fatto di questo tema uno dei punti qualificanti di questo summit. Anche il primo ministro britannico, David Cameron, di fronte alla scelta di trovarsi con meno introiti fiscali o schierarsi contro gli evasori presenti nella City di Londra ha decisamente puntato sulla seconda ipotesi.

E’ chiaro, però, che la questione siriana sarà al centro dell’attenzione generale. Anche perché giunge sul tavolo nord irlandese nel pieno di una profonda diversità di vedute esistente tra la Russia e tutti gli altri ed in mezzo ad una non completa convergenza di opinioni, non tanto sugli obiettivi, quanto sui mezzi per raggiungerli, tra gli altri sette.
siriani
Gli antefatti diplomatici non fanno proprio ben sperare. Ieri a Londra si è svolto un incontro, definito “difficile”, a Downing Street tra Putin e David Cameron che in Irlanda del Nord deve fare il padrone di casa. Entrambi si sono detti d’accordo sulla necessità di porre fine di quella vera e propria catastrofe umana in cui si è trasformata la guerra civile siriana. Ma i due non hanno compiuto alcun progresso sui percorsi da intraprendere a livello internazionale per giungere ad una soluzione del problema. A partire dalla convocazione di una conferenza di pace che si doveva tenere già in questo mese di Giugno e, chissà, se riuscirà ad essere organizzata per Luglio o per Agosto.

La conferenza stampa tenuta assieme da Putin e Cameron è stata all’insegna del grande gelo. Putin si è espresso contro i resistenti siriani al regime di Assad in maniera molto dura. Il leader del Cremlino si è chiesto come sia possibile che l’Europa sostenga questa gente che giunge ad uccidere i propri nemici e poi ne apre i corpi per mangiare i loro intestini di fronte al pubblico ed alle telecamere.” Sono queste le persone che si vuole sostenere? Questo ha poco a che fare con i valori umanitari predicati in Europa per centinaia di anni “, ha concluso Putin.

La dura presa di posizione del Presidente russo, che non ha alcuna intenzione di abbandonare il regime siriano al proprio destino, in qualche modo influisce sulla non completa identità di vedute presente tra gli altri sette e dentro alcuni paesi dei sette. Per prima in Gran Bretagna, dove una parte consistente della pubblica opinione e del Parlamento, inclusi laburisti, liberal democratici e molti conservatori, tra cui l’influente sindaco di Londra, Boris Johnson, è contraria ad ogni ipotesi di intervento armato e non è affatto convinta, persino, della opportunità di rifornire di armi i ribelli.
armi chimiche
Anche le recenti dichiarazioni statunitensi sulla raccolta di alcune prove che confermerebbero l’uso di armi chimiche, sia pure solo su scala locale, da parte dell’esercito di Damasco non sembra smuovere più di tanto gli oppositori di un intervento armato che, a loro avviso, potrebbe solo servire ad aumentare l’influenza dei gruppi più estremisti legati ad al-Qaida.

Cameron nella conferenza stampa di ieri ha ammesso che i russi ed il Regno Unito mantengono diversi punti di vista, ma ha detto che i due paesi vogliono mettere da parte le loro divergenze per concentrarsi di un “terreno comune” in grado di consentire l’organizzazione dei colloqui di pace tra le parti a Ginevra. Putin gli ha fatto eco dicendo di condividere l’opinione di Cameron sul fatto che la guerra civile può essere conclusa “solo con mezzi politici e diplomatici”.


Giancarlo Infante