Si discute degli “impresentabili”: bene! Ma vogliamo parlare della parentopoli delle liste?

Si discute degli “impresentabili”: bene! Ma vogliamo parlare della parentopoli delle liste?

Finalmente! Al Capone è stato scopeto. Anzi 17 Al Capone, Lucky Luciano, i fratelli Anastasia e compagnia mafiosa cantando, sono additati al pubblico ludibrio. 17 le sedie elettriche pronte a scaricare decine di migliaia di volt addosso a questi criminali incalliti che popolano le liste elettorali, tra due giorni sottoposte alla verifica popolare. Sono 17 gli “impresentabili” che infatti, per un destino tutto italico, sono stati comunque presentati nelle liste di Campania e Puglia.

Come avranno fatto questi gangster, astuti più del demonio, ad evadere dalle prigioni di stato e presentarsi dinanzi al corpo elettorale ed aver il coraggio di chiedere i voti?

Già, come hanno fatto a presentarsi se sono “impresentabili” …? Se non dovessimo piangere per quanto sta accadendo, sarebbe meglio buttare in scherzo quello che l’altro giorno già definivo una “sceneggiata” e che sta proprio rialzando le nostre quotazioni in sede di immagine internazionale.

Meno male che la combriccola attorno a Blatter ci sta aiutando con una vera e propria operazione di depistaggio e porta i grandi giornali del mondo ad occuparsi della Fifa.

Dopo lunga, ponderata e complicatissima indagine, la Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi ha tirato fuori i nomi degli “impresentabili”, nel frattempo presentanti. Tutti i partiti d’accordo, sostiene lei, nonostante molti di essi, con delle eccezioni che fortunatamente non mancano mai, abbiano presentato candidati che forse era meglio evitare di mettere in lista.

Peccato che questo elenco di 17, contenente nomi di veri delinquenti e di altri che delinquenti non sono affatto, è stata resa nota quando già operai e presidenti di seggi cominciavano ad occupare le aule scolastiche da trasformare in seggi.

A che è servita tutta questa storia? Annulliamo le elezioni? Trasformiamo la Commissione Antimafia e le prime pagine dei giornali in succedaneo delle Sezioni elettorali dei Tribunali che, a quel che risulta, non hanno avuto nulla a che ridire sulle liste presentate? Tant’è che gli “impresentabili” sono stati presentati e, in talune situazioni rischiano pure di uscire dall’anonimato in cui sono sempre stati per la maggior parte degli italiani.

E poi, c’era proprio bisogno di aspettare l’immediatissima vigilia del voto? Già prima della compilazione delle liste, infatti, la Commissione Antimafia poteva seguire le cronache locali dei giornali delle due regioni in questione per vedere già, d’incanto, compilata la lista. E’ un pezzo, infatti, che ogni partito accusa gli avversari di essere pieni zeppi d’impresentabili. Si vede che è un mal comune.

Tra i nomi dei 17 è finito anche quello del candidato alla Presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca il quale non si può proprio definire un Al Capone. Anzi, è stato addirittura chiamato “sceriffo” per la determinazione con cui ha combattuto la microcriminalità nella città di Salerno di cui è stato Sindaco.

Eppure, per la legge Severino, che lui contesta, si trova messo alla berlina come altri nomi molto meno commendevoli e, forse, destinati a rientrare davvero in quella lista che molti nostri “sceriffi” veri, cioè uomini di Polizia e Carabinieri, vorrebbero trasferire ai direttori delle carceri delle due regioni. E’ giusto tutto ciò?

Io non so se voterei per De Luca se si candidasse a Roma, ma è certo che i giochi della politica rischiano di colpire una persona sulla base di fondamenti giuridici e giustificazioni costituzionali che potrebbero, poi, in ultima istanza essere riviste.

In ogni caso, anche gli uomini politici dovrebbero ricordare che ogni essere umano, a partire da loro stessi, si porta dietro una storia, una famiglia, il proprio decoro. Un decoro che resta valido fino al terzo grado di giustizia e che forse e’ persino destinato a restare inattaccabile nonostante possa rivelarsi giusta l’applicazione della Legge Severino.

In ogni caso, è giusto che le vicende dei 17 si scoprano quando le liste sono oramai già presentate? E’ giusto mandare a votare della gente avvertendola solo all’ultimo minuto che nelle liste affisse nei corridoi delle scuole dove sono allestiti i seggi ci sono personaggi con i quali è meglio non avere niente a che fare? Figurarsi mandarli a rappresentarci a qualunque livello istituzionale.

Ci si trova di fronte ad una cosa che all’estero sarebbe considerata letteralmente da pazzi. La lotta politica tra i partiti e dentro i partiti sembra oramai giustificare tutto e di tutto. Di sicuro, anche il probabile tracollo dell’affluenza alle urne. Ma, tanto, di quello non interessa niente a nessuno, salvo le prime lacrimucce di convenienza dinanzi alla televisione, in attesa dei risultati definitivi.

La ciliegina sulla torta è stata collocata da Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia che, al di là delle opinioni personali di ciascuno di noi, è stata sempre considerata una politica seria. Dopo aver presentato la lista dei 17 come frutto di un “lungo e scrupoloso” lavoro, ha precisato che quella della Commissione non costituisce alcuna interferenza sulle elezioni perché gli impresentabili non vuole dire che non possono essere eleggibili.

La gente è interessata a queste sottigliezze? Insomma, ancora una volta la politica rinuncia ad essere seria e preferisce la sceneggiata. Comunque, i nomi individuati dall’Antimafia come impresentabili della Campania sono: Vincenzo De Luca del Pd,  Antonio Ambrosio di Forza Italia, Luciano Passariello di Fratelli d’Italia, Sergio Nappi di Caldoro presidente, Fernando Errico di Ncd, Alessandrina Lonardi di Forza Italia, Francesco Plaitano di Popolari per l’Italia, Antonio Scalzone e Raffaele Viscardi entrambi di Popolari per l’Italia,  Domenico Elefante di Centro democratico-Scelta civica, Biagio Iacolare dell’Udc, Carmela Grimaldi della lista Campania in rete e Alberico Gambino della lista Meloni Fdi. A questi vanno aggiunto i quattro della Puglia già resi noti nei giorni scorsi.

Tutti costoro sarebbero gli Al Capone visti appiattiti sui titoli dei giornali. In realtà, ognuno si porta dietro le proprie vicende divenute ampiamente di pubblico dominio, com’è il caso ad esempio della signora Lonardi rispondente anche al cognome Mastella.

Queste vicende, però, rischiano di non fare approfondire altri aspetti, altrettanto vergognosi, che presiedono alla formazione delle liste da parte di tutti i partiti. Un qualcosa che potremmo chiamare “parentopoli”. Una parentopoli allargata, visto che in taluni casi tira in ballo anche delle amanti.

C’è chi ha fatto uno studio di analisi veramente “lungo ed approfondito”, come direbbe Rosy Bindi, sulle liste della Campania che potrebbero essere definite le liste di” figli d’arte”, di mogli , di ex parlamentari “trombati”, di “compagne” di impresentabili, i cui risultati dicono che nelle liste dell’arcipelago che sostiene il Presidente uscente Caldoro si trovano un bel po’ di mogli: Sandra Lonardo moglie di Clemente Mastella, già assurta alle cronache politico giudiziarie che hanno portato alla fine dell’Udeur. Flora Beneduce moglie di Armando De Rosa, a suo tempo assessore regionale campano negli anni ’80. Coinvolto, tra le altre, in una vicenda giudiziaria che costò una condanna per Antonio Gava a cinque anni di carcere, poi annullata dalla Cassazione. In balla c’era una tangente di 300 milioni di lire che, secondo l’accusa, fu proprio il De Rosa a passare al potente ministro democristiano.

Recentemente, moglie e marito hanno presentato il libro di cui lui è l’autore su gli ultimi 40 anni di storia. Sempre nelle liste di Caldoro troviamo Ettore Zecchino, figlio dell’ex ministro Ortensio Zecchino, nel cui sito non sembra proprio facile trovare traccia di una forsennata attività da deputato regionale.

Sempre nel centrodestra campano troviamo Armando Cesaro da Sant’Antimo, figlio del deputato Gigino, denominato “a purpetta”, fino a qualche tempo fa a presidente della Provincia e responsabile di Forza Italia nella provincia di Napoli.

Per restare in materia di successione ereditaria per i figli, troviamo: Gianpiero Zinzi, pargolo dell’ex presidente della Provincia di Caserta, trombato nelle recenti elezioni per il rinnovo. Francesca Salatiello, figlia dell’ex sindaco di Quarto, comune della zona flegrea in provincia di Napoli, tristemente noto per una folta presenza camorristica.

Proveniente da Scafati, in Provincia di Salerno, si ripresenta ancora una volta, e sono già passati sette anni, Monica Paolino moglie del sindaco della cittadina campana, Pasquale Aliberti.

Aggiungiamo poi Rosaria Vitiello Lanfranco, moglie di un assessore in carica alla provincia di Napoli e, dall’avellinese, giunge Carmela Grasso moglie dell’ex assessore provinciale di Avellino, Gino Cusano.

Passiamo ora alle famiglie di fatto. Sempre nel Centro Destra sono presenti Gabriella Peluso compagna del ex vicepresidente del Consiglio regionale Salvatore Ronghi; Bianca D’Angelo legata all’ex eurodeputato di AN Enzo Rivellini si ripresenta da ex assessore uscente dalla giunta di Caldoro.

Uscendo dai problemi di successione familiare, passando a questioni legate a vecchie storie di “violenza” politica, andiamo dai Fratelli d’Italia. Tra i loro candidati si presenta Marco Nonno con un passato a dir poco turbolento nella giovinezza trascorsa a Napoli in P.zza Sannazzaro, dove nel corso di una lite un giovane perse la vita. Poi, ha conosciuto il carcere per le violenze esplose a Pianura nel tentativo di impedire l’attività di una discarica.

Sempre tra i Fratelli d’Italia c’è il Passariello sopra indicato tra gli “impresentabili” dell’elenco Bindi. Passando alle legioni di candidati nelle liste sostenitrici di De Luca, troviamo: Vincenzo Varriale genero dell’onorevole Nello Formisano, prima con l’IDV di Di Pietro e poi passato altrove. Federico Conte, figlio dell’ex ministro craxiano e genero di Alfano D’Andria ex presidente della Margherita a Salerno. Tommaso Barbato, già senatore dell’Udeur di Mastella. In pieno Senato si avventò su un collega di partito apostrofandolo con epiteti irripetibili e non esitando a “centrarlo” con la sua saliva. Cominciarono così i giorni amari del Governo Prodi, di Clemente Mastella e della moglie Sandra.  Barbato oggi si presenta con Campania Libera (la lista personale di De Luca).

Enza Amato, figlia di Antonio, ex assessore di Bassolino al Comune di Napoli e successivamente, sempre con Bassolino alla Presidenza della Regione, consigliere regionale.

Pasquale Mucciolo si vede passare lo scettro dal Sindaco di Castel San Lorenzo(SA), per 25 anni e consigliere regionale, si vede passare lo scettro dal padre.

Bruna Fiola, è figlia del Consigliere Comunale di Napoli Ciro Fiola. Sempre nel Centro sinistra è da registrare la presenza di Annalisa Vessella nella lista del Centro democratico.

Consigliere uscente è la moglie dell’ex parlamentare Michele Pisacane che alle passate elezioni poté aggiungere il cognome Pisacane al proprio ed ottenne 18.214 preferenze.

Precisiamo di ritenere che tutti i candidati sopra menzionati saranno veramente in grado di lasciare un segno della loro attività politica ad imperitura memoria, ma è certo che il discorso della cosiddetta “impresentabilità” dei candidati andrebbe tutta affrontata secondo varie prospettive e i partiti lo dovrebbero fare non in maniera episodica e strumentalmente. Possibilmente, per tempo e senza aspettare la Commissione Antimafia. Giancarlo Infante