Si completa il ripiegamento italiano dall’Afghanistan. Resteranno solamente i militari per l’addestramento degli afghani.

Si completa il ripiegamento italiano dall’Afghanistan. Resteranno solamente i militari per l’addestramento degli afghani.

E’ ufficiale ora. Il Consiglio dei Ministri con il taglio al finanziamento per la missione militare in Afghanistan ha dato il via al ripiegamento del contingente italiano che sarà ultimato entro la fine del 2014.

A dire il vero le operazioni di ripiegamento sono già iniziate alla fine del 2013 con il passaggio di responsabilità degli avamposti della base di Bala Balouk e di quella La Marmora all’esercito afghano.

In termini di forze la missione afghana si è, dunque, ridotta. Adesso,  sono presenti nelle aree affidate agli italiani 2.200 militari, di cui duemila a Herat e 200 nel quartiere generale Kabul. Cifra questa che entro il mese di febbraio, stando almeno ai tempi tecnici previsti, si dovrà ulteriormente  contrarre.

I 200 uomini presenti a Kabul saranno rimpatriati assieme ad altri 800 che attualmente presidiano ancora il quartier generale italiano di Herat e la base di Shindead.  Ragion per cui in terra afghana resteranno solo 1400 soldati per gestire il difficile e delicato compito delle operazioni logistiche di rientro.

Dovranno, infatti, essere rimossi qualcosa come 11 mila metri lineari di materiali,tremila metri dei quali sono già stati fatti rientrare, tra mezzi e sistema d’arma. Un compito non facile perché il rientro della componente logistica prevede uno scalo negli Emirati Arabi.

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Siamo di fronte ad un rientro già annunciato e concordato con le autorità di governo afghane con le quali adranno affrontati i temi su come proseguire la missione che, dal Gennaio 2015,  dovrebbe diventare solo di addestramento.

Si tratta dell’operazione denominata “Resolute support”. Annunciata dalla Nato, ma non ancora ufficializzata perché il presidente Karzai non ha sottoscritto il “Bylateral, Security, Agreement” con gli Stati Uniti. Una missione, dunque, appesa ancora a un filo e che rischia di saltare provocando, in questo caso, il ritiro totale delle forze occidentali.

Inizialmente lo stanziamento per il mantenimento della missione in Afghanistan si aggirava sugli 8.200 milioni di euro. Poi le cifre si sono gradualmente ridotte, in proporzione al ridimensionamento del contingente, fino agli attuali 5 miliardi.

La missione militare in Afghanistan era iniziata alla fine del 2001 sulla base della risoluzione 1.383 del Consiglio di sicurezza dell’ONU con la quale si dava mandato alla Nato di predisporre una forza militare da inviare in quel Paese. Una missione che si è sviluppata attraverso 14 anni, costellati da 53 militari italiani che hanno perso la vita a causa di attentati o per le mine disseminate sul terreno dai talebani.

Quello afghano è uno dei più lunghi impegni militari al di fuori dai confini nazionali svolto dalle nostre Forze Armate nel corso del quale gli italiani sono stati apprezzati per la loro umanità e disponibilità nel realizzare attività importanti nel campo della ricostruzione del Paese, sotto il profilo infrastrutturale, della sanità, dell’istruzione e della salvaguardia e tutela dei siti archeologici.

Nei prossimi giorni è previsto l’avvicendamento del contingente italiano. Alla Brigata Pinerolo subentrerà la Brigata Sassari che gestirà appunto l’operazione rientro.

Enrico Barone