Scontro Italia Francia sui migranti. Perché non creare campi di raccolta nel Nord Africa?

Scontro Italia Francia sui migranti. Perché non creare campi di raccolta nel Nord Africa?

Da anni ed anni i rapporti tra Roma e Parigi non erano giunti ad essere così tesi come in queste ore. In ballo, ovviamente, la questione dei migranti bloccati in Italia perché la Francia continua a chiudere loro la frontiera. Il Primo ministro Matteo Renzi fa la voce grossa e prospetta la possibilità che l’Italia metta in campo un cosiddetto Piano B di cui, però, al momento, è solo possibile intuire le intenzioni, meno le articolazioni concrete.

Il Piano B, sembra capire, vuole significare soprattutto nelle prospettive del Governo italiano la ripresa di una posizione autonoma che farebbe tornare l’iniziativa italiana nel Mediterraneo più verso il programma “Mare Nostrum”, gestito in autonomia nel corso del 2014, piuttosto che l’attuale Triton di cui l’Italia si trova a sostenere il peso maggiore senza alcun vantaggio. A parte gli aspetti finanziari, giacché l’intervento europeo è coperto con fondi dell’Unione.

Quello che si intuisce, però, dietro le dichiarazioni di Matteo Renzi è soprattutto il fatto che l’Italia minaccia di riprendersi la propria libertà d’azione a tutto campo nei confronti dei partner europei, a partire dalle relazioni con la Libia ed altre realtà mediorientali. Quella “mani libere” fortemente limitate soprattutto da quando l’Italia, con Federica Mogherini, ha assunto la responsabilità dell’Alta rappresentanza europea per la politica estera.

Francia e Germania propongono di risolvere il problema creando dei campi di raccolta in Italia e Grecia. Alcuni parlamentari italiani, invece, come fanno i componenti del gruppo Democrazia Solidale, per i quali parla Federico Fauttilli, rispondono dicendo che questa soluzione non eliminerebbe l’incentivo per i migranti a tentare di attraversare il Mediterraneo. A loro avviso, dunque, sarebbe opportuno lavorare ad una prospettiva di più ampio respiro quale potrebbe essere quella di avviare una politica di cooperazione con Tunisia, Marocco ed Egitto. Paesi in cui realizzare centri di raccolta in cui sia possibile stabilire quali dei migranti possono ottenere il riconoscimento del diritto d’asilo ed entrare in Europa.

Ora si incontrano i ministri degli interni di tutti i paesi europei, per l’Italia c’è il Ministro Angelino Alfano, in vista del vertice organizzato per il 25 ed il 26 giugno nel corso del quale si dovrebbe finalmente definire la questione dei migranti, esplosa drammaticamente lo scorso Aprile dopo che l’intera Europa ha dovuto aprire gli occhi dinanzi agli aspetti peggiori di un fenomeno in atto da anni sul Mediterraneo.

Secondo i calcoli degli esperti, solo attraverso Italia e Grecia quest’anno sono giunti 100.000 immigrati e 1.800 di loro sono affogati.

Nel corso del vertice straordinario dei Capi di stato e di governo organizzato sulla scia dell’onda emotiva creata nel mondo intero per l’affondamento di un barcone con 900 profughi a bordo, di cui si sono salvate poche decine, era stato deciso di fissare a 40.000, 24.000 in Italia e 16.000 in Grecia, il numero dei migranti cui sarebbe concesso lo stato di rifugiato politico. Tutti gli altri dovrebbero essere rimandati a casa loro.

Tutto il resto è stato lasciato nel vago e, soprattutto, inapplicato. Si sarebbe, infatti, dovuto definire il criterio di suddivisione in quote del numero da redistribuire tra i diversi paesi e si sarebbe dovuto avviare un’azione internazionale per distruggere la rete di trafficanti e scafisti che tengono in piedi il sistema logistico utilizzato per mantenere in piedi l’ondata migratoria cui stiamo assistendo.

Cassandra Verticchio