Renzi vicino al traguardo. Rinnova la stessa maggioranza di Letta. Ora tocca a programma e lista dei ministri. Inusuale sosta a Banca d’Italia sulla via del Quirinale

Renzi vicino al traguardo. Rinnova la stessa maggioranza di Letta. Ora tocca a programma e lista dei ministri. Inusuale sosta a Banca d’Italia sulla via del Quirinale

Matteo Renzi è salito al Quirinale per riferire direttamente  al Presidente della Repubblica come sono andate le consultazioni con i partiti per formare il Governo. Si è trattato di due ore intense nel corso delle quali Renzi avrà rassicurato Giorgio Napolitano sulle possibilità concrete  di sciogliere la riserva entro la fine della settimana e presentarsi lunedì  24 Febbraio , prima  al Senato e poi alla Camera dei deputati , per ottenere la fiducia.

Ora, la maggioranza che lo sostiene passa alla definizione della bozza programmatica. Ci penseranno i rappresentanti dei partiti che la formano. Renzi non ci sarà. Se ne torna a Firenze dove sicuramente preparerà il discorso d’insediamento e,soprattutto, potrà mettere mano alla lista dei ministri.

Salendo al Colle, Renzi si è fermato si é fermato a parlare con il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella vicina sede dell’Istituto in Via Nazionale. Ovviamente hanno parlato di economia e secondo alcuni anche del posto del Ministro dell’Economia, ma la Banca d’Italia ha emesso successivamente  un comunicato con il quale si smentisce la notizia relativa al colloquio  sulle sorti del Ministero attualmente coperto da Fabrizio Saccomanni.

Resta, comunque, da sottolineare che si tratta della prima volta che un Presidente incaricato compie una visita del genere sulla via del Quirinale. Un segnale per chi sta seguendo, amorevolmente o in maniera preoccupata, il percorso di colui che si accinge ad essere il più giovane Presidente del Consiglio italiano? A partire da quella Unione europea e dalla Bce di Mario Draghi che, ovviamente, non vogliono novità rispetto alla linea intrapresa con il dopo Berlusconi?

merkel draghi

Non è un caso che le consultazioni di Matteo Renzi si siano concluse con la conferma di un dato di fatto:  costituzione della stessa maggioranza di governo formata all’indomani dall’uscita dalla coalizione da parte della neonata Forza Italia di Silvio Berlusconi. Del resto, di fronte alla situazione esistente in Parlamento, e dopo le dichiarazioni rese dal Segretario del Pd dinanzi alla Direzione del principale partito del Centro sinistra la scorsa settimana allorquando è stato consumato il “fratricidio” ai danni di Enrico Letta, nessuno si aspettava l’improvviso verificarsi di condizioni diverse . Anche perché non sono cambiati i problemi del Paese.

Si riparte, dunque, dalla rinnovata alleanza del Pd e dei “piccoli” partiti del Nuovo Centro destra e del “centro”. La famosa liberazione dai partitini deve dunque attendere. Renzi, anzi,  li ha rassicurati. La compagine di Governo cambierà, ma non a danno loro. Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, invece, accettano il loro ruolo di oppositori perché, evidentemente, preferiscono puntare sul loro “no” piuttosto che su altre ipotesi.

Grillo, a differenza di quanto fatto con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha accettato il confronto con  Matteo Renzi. E’ sembrato, però, che ciò fosse dovuto più alla necessità di recuperare altro spazio mediatico, sulla scia del “comizio” sanremese, piuttosto che a portare un contributo all’uscita  dal Paese dalla situazione in cui si trova. Forse non è andato al Quirinale perché Napolitano non gli concedeva lo “streaming”?

Berlusconi ha approfittato dell’incontro con il Presidente incaricato per ribadire ancora una volta quanto creda nell’accordo raggiunto con Renzi in materia di riforma elettorale e costituzionale. Si vedrà se la salita a Palazzo Chigi del Segretario del Pd faciliterà o complicherà il percorso riformatore impostato dai due di fronte al Parlamento.

Renzi, ora, è nella fase destinata a rivelarsi sempre la più tormentata con la nascita di un governo. Siamo entrati, infatti, nella discussione serrata dei posti e dei nomi. La coperta è corta. Tutti resteranno delusi e tutti i partiti, poi, brinderanno all’avere  evitato“mali maggiori”.  Ad esclusione di chi verrà estromesso senza tanti complimenti e perderà incarico e prerogative ministeriali. Ci potrebbero essere, però possibili ripescaggi con le presidenze di alcune commissioni parlamentari per lenire le loro sofferenze.

draghi saccomanni

Nelle ultime ore sembra che al centro del ring sia finita la contesa per il Ministero dell’Economia. Il ministero chiave. La figura principale dell’esecutivo e, persino più determinante, in taluni casi del Presidente del Consiglio. Almeno fino a quando ci si ostinerà a voler unificare tre dicasteri che, per loro natura, dovrebbero svolgere compiti e funzioni diverse: Tesoro, Finanze e Bilancio e Programmazione economica.

Bisognerebbe avere il coraggio di andare contro la demagogia corrente e dire come stanno le cose: un ministero solo che accorpa tutte queste funzioni non solo non è un bene, ma non è neppure opportuno.

Ma in Italia non si fa sempre quel che è bene. Semmai quello che fa ricevere applausi a buon mercato da gente  che crede di risolvere i problemi con quattro chiacchiere da bar. Oltre a non rendersi conto delle manovre che spesso si svolgono dietro la cosiddetta “antipolitica”.

Il Ministro Fabrizio Saccomanni ha annunciato che non parteciperà al G20 di Sydney. Sarebbe dovuto partire in queste ore e,invece, è costretto a restarsene a Roma. Segno che sarà sostituito? Se così non fosse stato, probabilmente, Renzi gli avrebbe detto di andare perché il posto non glielo avrebbe tolto nessuno.

Giancarlo Infante