Perugia: I 40 anni di Umbria Jazz si festeggia dal 5 al 14 luglio

Perugia:  I 40 anni di Umbria Jazz    si festeggia dal 5 al 14 luglio

Jazz jazz jazz! Per festeggiare la sua quarantesima edizione, Umbria Jazz punta su un cartellone, presentato a Perugia, che vedrà un ritorno in primo piano del jazz. ”Per i nostri primi 40 anni – ha detto Carlo Pagnotta, direttore artistico della manifestazione – abbiamo messo da parte un po’ di rock e di pop e abbiamo messo su del gran jazz”.

Dal 5 al 14 luglio gli amanti del jazz (e non solo quelli) potranno dunque deliziarsi con nomi di grande rilievo nel panorama mondiale: dal pianista Keith Jarrett con il suo trio ( Gari Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria), al sassofonista Sonny Rollins, in esclusiva italiana, che salirà sul palco con due colossi del jazz made in Italy, Enrico Rava e Paolo Fresu. Una data segnerà una pietra miliare nella storia del jazz: il 12 luglio in esclusiva mondiale, suoneranno insieme i pianisti Herbie Hancock e Chic Corea.

Ad aprire i concerti del palco principale, quello che da anni ormai viene allestito nell’Arena di Santa Giuliana, sarà invece una donna, la pianista e jazz singer Diana Krall, che presenterà il suo ultimo album “Glad Rag Doll”. All’Arena anche il soul dello statunitense John Legend e il soul-blues degli italiani Pino Daniele e Mario Biondi. Dee Dee Bridgewater e Ramsey Lewis proporranno invece un viaggio musicale fuori da ogni rigida collocazione temporale e stilistica. Apriranno il concerto Simona Molinari, Peter Cincotti e il chitarrista Franco Cerri. Altro appuntamento con la contaminazione musicale sarà quello del 13 luglio: un jazz1incontro tra jazz e musica classica affidato alle mani di Stefano Bollani insieme all’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. La serata conclusiva di Umbria Jazz 2013 sarà invece dedicata ai ritmi allegri del Brasile, con Gal Costa e Gilberto Gil.

Anche quest’anno, ai grandi palchi all’aperto Umbria Jazz affianca luoghi più raccolti per l’ascolto: tornano i concerti al teatro Morlacchi, alla Bottega del Vino, la Taverna, la Galleria Nazionale dell’Umbria e per la prima volta anche Palazzo della Penna che ospiterà un nuovo progetto musicale, in collaborazione con Young Jazz Foligno, dedicato ai giovani talenti.

Non solo concerti a pagamento: anche quest’anno il corso principale del centro storico di Perugia sarà il tragitto che collegherà i due palchi che ospiteranno le esibizioni gratuite, quello di piazza IV Novembre e quello dei giardini Carducci. Tra gli ospiti: gli italianissimi Four Vegas, i canti gospel di Bobby Jones & The Nashville Super Choir e gli originali Tribunal Mist, una band composta da avvocati e magistrati napoletani appassionati di jazz. La musica in movimento, quella conosciuta sotto il nome di street parade, quest’anno vede il grande ritorno dei Funk Off, che i fedelissimi del festival conoscono bene.

jazz5Non basterebbe una pagina intera per elencare tutti i nomi del programma: sul sito di UJ 2013 è possibile reperire tutte le informazioni su concerti, luoghi e biglietti.

Una considerazione sociologica sul Festival. Merito di una manifestazione come Umbria Jazz è quello di aver sdoganato il jazz da quell’alone di superiorità che si è affermata nel tempo a causa dei suoi cultori o pseudo tali. Tornano in mente le parole del sociologo tedesco Theodor W. Adorno: “i sostenitori del jazz – scrive nel 1953 in “Moda senza tempo. Sul Jazz” – si articolano in due gruppi distinti. Ci sono gli esperti e poi quelli che si ritengono tali (più spesso sono soltanto dei fanatici che con una terminologia già “collaudata” calano fendenti e distinguono pretenziosamente diversi stili di jazz senza essere capaci di rendere conto in concetti precisi e tecnico-musicali di quanto, a loro dire, li entusiasma).

In grazia d’una simile confusione che oggi alligna dappertutto, per lo più si credono all’avanguardia”. Tralasciando il disappunto verso la critica che il sociologo muove allo stesso genere, il suo merito è aver colto nel segno proprio questa pretesa superiorità che avvertono musicisti e ascoltatori del genere. Umbria Jazz, e lo sa bene chi ci è stato, riesce a creare in quei dieci giorni di concerti una temporanea società di persone in grado di “condividere”, sulla base di una colonna sonora che sbiadisce i contorni delle sempre meno tollerabili distinzioni di classe.

Ilaria Maiolino