Oltre 3500 i morti del terremoto in Nepal. Caos nei soccorsi. Manca tutto

Oltre 3500 i morti del terremoto in Nepal. Caos nei soccorsi. Manca tutto

Il bilancio dei morti provocati dal terremoto in Nepal continua ad aumentare. Per ora il numero delle persone ritrovate senza vita è salito a 3500, ma ampie zone del Paese non sono state neppure raggiunte dai soccorritori, tanto città e paesi si trovano in aree impervie e mancanti delle infrastrutture cui siamo abituati noi che viviamo nei paesi sviluppati.

Ancora mancano notizie dei quattro speleologi del Soccorso alpino italiano che sitrovavano nel Nepal da alcuni giorni prima del terremoto per portare aiuto in una zona in cui si era verificata un’enorme valanga.

Per la seconda notte di seguito, centinaia di migliaia di persone continuano a non avere disponibile alcun riparo in gran parte del Paese. Manca il pane. Manca l’acqua. Gli ospedali non hanno più  scorte di medicinali mentre continuano ad arrivare feriti in ogni condizione.

E’ anche ragionevole attendersi che molti abitanti delle montagne si dirigeranno verso la capitale e o le altre città principali della piana di Kathmandu, cioè Baktapur e Patan, alla ricerca di quell’aiuto e quel sostentamento che non sono certamente più in grado di trovare sui contrafforti, già di per sé desolati, dei versanti himalayani.

In queste condizioni si trovano anche le migliaia e migliaia di profughi tibetani che, fuggiti dai territori controllati dalla Cina, vivono in realtà da anni nella più totale clandestinità. In molti casi è gente senza documenti e abituata da molto tempo a sistemarsi in alloggi di fortuna, sfuggendo ad ogni controllo e verifica da parte della autorità ufficiali.

Le agenzie internazionali umanitarie hanno già avvertito che potrebbero essere sei milioni le persone interessate dalle conseguenze del terremoto in tutto il Nepal. I soccorsi vanno avanti nonostante ci si trovi dinanzi ad un continuo di scosse che si susseguono mediamente con magnitudo superiore a 4,5. La più violenta ha toccato i 6,7 gradi Richter.

Intanto, sono state fugate le preoccupazioni per due fratelli fiorentini Daniel e Elia Lituani, che si trovavano nel Nepal da due settimane in vacanza, e che hanno informato la famiglia di essere sani e salvi.

Le ulteriori scosse possono essere pericolose per i soccorritori la possibilità che si aggravino le condizioni degli edifici già fortemente lesionati dalla prima scossa  di magnitudo 7,9 che ha cambiato il volto di Kathmandu, la capitale del paese himalayano.

Sulla base dei danni e delle vittime provocate da precedenti scosse telluriche di questa intensità, i sismologi non escludono che i morti provocati dal terremoto odierno in Nepal potrebbero superare la decina di migliaia, come accaduto nel corso dell’ultimo sisma che raggiunse i 7, 9 gradi di magnitudo.

Che il bilancio sia destinato ad aumentare, purtroppo, viene confermato dalle notizie che giungono da Pokkara, la città nepalese più vicina all’epicentro, dove sono segnalate centinaia, se non migliaia di persone intrappolate sotto le macerie delle loro abitazioni.

L’esperienza di sismologi e di esperti degli interventi di recupero dice che non sarà possibile avere un bilancio definitivo prima di svariati giorni, se non settimane,  prima che le autorità siano in grado di ottenere le informazioni sui tantissimi villaggi e monasteri di montagna sparsi sulle impervie pendici dell’Himalaya, oltre che le casupole di contadini disperse in territori non facilmente raggiungibili.

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Immane anche il danno al patrimonio storico, culturale ed architettonico della valle di Kahtmandu, città che, con Patan e Baktapur, raccoglie milleni di patrimonio nepalese. I primi danni accertati sono quelli del crollo della Torre Dharahara che era stata definita patrimonio mondiale dall’Unesco. I cui 62 piani sono crollati completamente con le 200 percone che si trovavano all’interno. per ora ne sono state estratte 180, tutte morte.

Su Youtube stanno circolando più di un video che mostrano le drammatiche sequenze dei momenti immediatamente successivi al terremoto.

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