Nonostante la voce grossa di Renzi e Berlusconi arrivano ben 318 emendamenti alla Legge elettorale. 35 solo del Pd

Nonostante la voce grossa di Renzi e Berlusconi arrivano ben 318 emendamenti alla Legge elettorale. 35 solo del Pd

Il dibattito sulla Legge elettorale si  conferma subito corposo ed accidentato. Ben 318 gli emendamenti presentati e di questi 35 sono di parlamentari del Pd. Chi non la pensa  come il segretario Matteo Renzi, insomma, ha mantenuto la promessa di impegnarsi ad emendare a tutti i costi quell’accordo stipulato con Silvio Berlusconi che proprio non va giù ad una discreta fetta del Pd,  e non solo.

Il gruppo di centro di “Per l’Italia”, poi,  per mettere sempre più in difficoltà  i leader dei due partiti più grossi risponde alla presentazione di una legge giudicata come uno strumento per far sopravvivere solo due partiti  presentano un insidioso emendamento che  introduce  norme più severe in materia di incompatibilità ed ineleggibilità. Una questione al di fuori dell’accordo raggiunto tra i due leader che forse non ci avevano pensato e che potrebbe  porre non pochi problemi a Silvio Berlusconi e, indirettamente, alla sua intesa con il Segretario del Pd.

L’emendamento in questione  prevede che non siano eleggibili i “titolari di una partecipazione di controllo del capitale sociale di una impresa concessionaria di beni o di servizi pubblici o di una impresa che controlla una impresa concessionaria di beni o di servizi pubblici o colui che in proprio esercita una impresa concessionaria di beni o di servizi pubblici”.

In poche parole, ammesso che Silvio Berlusconi riesca a sfuggire ai limiti che gli vengono a causa delle sue disavventura giudiziaria, non sarebbe  più eleggibile in ogni caso se si vuole tenere le sue televisioni. Per evitare, poi, che si gridi alla retroattività del provvedimento, l’emendamento, a firma dell’intero gruppo che nel Governo fa riferimento al Ministro Mario Mauro, e cioè Gitti, Dellai,  Cesa,  Schirò, Fauttilli, De Mita, Caruso, Rossi, Piepoli, Fitzgerald Nissoli, Gigli, Santerini, Binetti, Sberna, Marazziti, prevede anche  che, dalla data di entrata in vigore della disposizione , “se le situazioni giuridiche non sussistono al momento dell’elezione, ma sopravvengono, opera la immediata incompatibilità e la decadenza dall’ufficio”.

mauro alfano lupi

Insomma, potremmo dire con un linguaggio non proprio aulico che il centro prova a mettere una bella zeppa tra il Pd e Berlusconi visto che su questo punto i parlamentari democratici si potrebbero sentire liberi di votare come meglio loro aggrada e senza essere costretti ad entrare direttamente in rotta di collisione con Matteo Renzi, il quale continua ad ammonire che se non si vota la Legge elettorale presentata  da lui e Berlusconi finisce la legislatura. Vedremo il dibattito a che risultati porterà.

Enrico Letta, intanto,  ha assunto l’interim del Ministero delle Politiche agricole dopo le irrevocabili dimissioni di Nunzia De Girolamo che, lo ha detto lo stesso Vicepremier e Ministro dell’Interno, non ha voluto ascoltare neppure gli appelli di Angelino Alfano. Così come sembra che  la ex ministra non abbia voluto soddisfare  i consigli  del marito democratico, Francesco Boccia,  affinché rimanesse al proprio posto. Adesso si rincorrono le voci che la parlamentare beneventana si appresti a tornare in Forza Italia. Però sembra che le giunga un “no” netto da parte di Francesca Pascale , la fidanzata di Silvio Berlusconi. Allora, forse, é proprio un “no”.

E’ chiaro, comunque,  che la partita principale si gioca sulla legge elettorale  giunta all’avvio del  suo delicato iter dopo le polemiche e le discussione degli ultimi giorni.  Siamo arrivati al punto in cui si vedrà  a cosa sono servite le dure precisazioni di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi sul fatto che l’accordo da loro raggiunto deve essere completamente rispettato  se non si vuole sciogliere il Parlamento anticipatamente.

In realtà, la presentazione di oltre 300 emendamenti sembra delineare uno scenario diverso. E allora si viene a sapere che  Renzi, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali,  sarebbe disponibile ad abbassare al 4 per cento la soglia minimo di sbarramento per non inimicarsi del tutto i partiti minori e, contemporaneamente, ad elevare al 38 per cento la soglia massima per evitare che il Centro destra possa raggiungere la quota più bassa del 35, prevista in un primo momento, come sembrerebbe essere in grado di fare oggi,  secondo i sondaggi, se si andasse al voto.

Giancarlo Infante