Non si placano attacchi Turchia al Papa. Cosa c’è dietro?

Non si placano attacchi Turchia al Papa. Cosa c’è dietro?

A noi pare proprio uno spirito polemico degno di miglior causa. Il solo uso da parte di Papa Francesco del termine “genocidio” per definire un vero e proprio massacro di massa, avvenuto cento anni fa ai danni dello popolazioni armene presenti nell’attuale Turchia, ha dato il destro al Governo di Ankara per gettarsi in una serie di attacchi contro Francesco, da moltissimi nel mondo giudicati proprio eccessivi.

Come sono lontane le immagini della visita in Turchia del Pontefice lo scorso novembre 2014.

Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu è arrivato a definire le frasi di Francesco come “antislamiste” facendo diventare una valutazione storica acclamata da tutti, ad esclusione delle autorità di Ankara, come un giudizio sul mondo islamico tout court. Una chiara forzatura, contraria alle tante dichiarazioni sull’Islam di Papa Bergoglio,  che porta a chiedersi cosa ci sia dietro alla eccezionale reazione turca sul discorso tenuto dal Pontefice in occasione della Pasqua ortodossa.

Persino il Gran Mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa islamica turca, ha criticato  il Papa per le sue dichiarazioni sul genocidiodefinendole “senza fondamento” e, addirittura, ispirate da “lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche”

In precedenza, anche l’Ambasciata Turca presso la Santa Sede aveva attaccato con vigore Papa Francesco mentre il Governo di Ankara  convocava il Nunzio Apostolico in Turchia e ritirava l’Ambasciatore presso la Santa Sede.

La dichiarazione della legazione Turca a Roma parlava di “speculazione politica” da parte di Francesco e faceva una distinzione tra le altre stragi di massa perpetrate nel corso del secolo scorso in varie parti del mondo e quella ai danni degli armeni. Le altre, dice la nota dei turchi, sono fatti accertati da tribunali internazionali, mentre quelle di cui avrebbero subito le conseguenze oltre 1 milione e mezzo di armeni non sono dimostrate da alcuna prova né, tanto meno, dalla sentenza di qualche tribunale internazionale.

Sarebbe una bella difesa se non si considerasse che i tribunali internazionali sono attivi e riconosciuti da pochi anni. Non certo dal 1915.